Da questo punto di vista, il 2024 non poteva iniziare
peggio. Abbiamo scritto che il 2023 è stato Horribilis, e per quello che si
intravvede si dovrà cercare un nuovo aggettivo non certo migliore.
Andiamo con ordine. Negli ultimi giorni dello scorso anno è
stata approvata la Legge di Bilancio 2024 dove, ai commi 19 e 20 dell’art. 1,
si parla di RAI. Nel primo comma si prevede la nota riduzione da 90 a 70 euro e nel secondo
invece si evidenzia il cambio di rotta totale che avviene (sotto completo silenzio
dell’opposizione e ne parleremo avanti) sul tema “canone”. Leggiamo il dispositivo
per intero: “Per il miglioramento della qualità del servizio pubblico
radiofonico, televisivo e multimediale su tutto il territorio nazionale,
nell’ambito delle iniziative, previste dal contratto di servizio nazionale tra
la società RAI-Radiotelevisione italiana S.p.A. e il Ministero delle imprese e
del made in Italy, di ammodernamento, sviluppo e gestione infrastrutturale
delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di realizzazione delle
produzioni interne, radiotelevisive e multimediali, è riconosciuto alla medesima
società un contributo pari a 430 milioni di euro per l’anno 2024”. Traduciamo
e mettiamo in ordine i concetti:
A – il Contratto di servizio è sottoscritto da RAI e MimIt
B – Questo prevede prevede “iniziative”
C – queste consistono nel “miglioramento della qualità” etc
D – si riconosce un contributo di 430 milioni per l’anno
2024.
La sequenza ordinata del dispositivo non lascia equivoci. Cosa
è successo di grave? Semplice: gli importi da canone sono erogati dal MEF come
prevede la Legge mentre il “contributo” verrà erogato dal MimIt in relazione a
se, quando e come verranno raggiunti i termini (obiettivi???) dei “miglioramenti”
previsti dal Contratto. Vi ricordate quando si parlava (e se ne parlerà ancora)
dei famigerati KPI, tanto cari pure a molti nostri lettori??? Eccoli materializzarsi
in un colpo solo. Il Comma 20 non lo dice esplicitamente ma lo lascia intendere
benissimo: come verrà pesato “l’ammodernamento, sviluppo e gestione
infrastrutturale delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di
realizzazione delle produzioni interne, radiotelevisive e multimediali…” da
chi e con quali parametri? E se l’ammodernamento infrastrutturale della rete
(quale rete? RAI Way? ne parleremo avanti) non fosse possibile? Si sta
armando una trappola infernale a danno del Servizio Pubblico e tutti tacciono.
Andiamo avanti. Nei giorni scorsi abbiamo letto una dichiarazione
“bizzarra”. “Poste e torri Rai, Giorgetti affigge il cartello Vendesi” così ha
titolato l’Huffington Post nei giorni scorsi. Tradotto: si vorrebbero vendere Poste,
Ferrovie e RAI Way. Di quest’ultima non si specifica cosa intende per “vendere”
visto che non più tardi di un anno addietro lo stesso Ministro ebbe a dire, all’indomani
del noto DPCM (a seguito della lettera dei Fondi a Palazzo Chigi) che “Rai Way
è strategica, non cediamo il controllo” … ed ha poi aggiunto il passaggio nodale
di questo ragionamento “Le risorse che si ricaveranno dall’operazione con
cui Rai scenderà sotto il 51% vanno “integralmente destinate – ha chiarito il
ministro – alle attività proprie del servizio radiotelevisivo. In questo
contesto è di fondamentale importanza il contenuto del prossimo contratto di
servizio che verrà portato all’attenzione della commissione nel termine
previsto di sei mesi dalla scadenza dell’attuale contratto”… “Al fine di
superare i limiti mostrati dal vigente contratto di servizio, con particolare
riguardo al monitoraggio sull’effettivo assorbimento degli impegni, si
ritiene che il contratto 2023-2027 debba assicurare una maggiore cogenza degli
obblighi assunti, anche attraverso l’introduzione di obiettivi effettivamente
misurabili e una maggiore efficacia delle modalità di verifica degli obblighi e
dei contenuti previsti – ha detto – È attraverso la definizione dei contenuti
del contratto di servizio che l’Esecutivo intende assicurare che le eventuali
risorse derivanti da queste operazioni industriali siano destinate a specifici
obiettivi di interesse pubblico” (vedi https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/rai-way-giorgetti-azienda-strategica-non-cediamo-il-controllo/
del marzo 2022.
Torniamo alle lettere che ogni tanto qualcuno manda a Palazzo Chigi sul tema RAI Way. La faccenda si fa seria e complicata. Nei giorni scorsi il Sole titola “Rai Way, pressing dei fondi per il matrimonio con Ei Towers” un tema molto caro non solo agli azionisti ma anche al diretto concorrente Rai residente a Cologno Monzese. Ma “vendere” è una cosa e “creare il polo delle torri” è altra cosa. Alla RAI cosa conviene? Forse la fusione ma a patto che venga garantire il controllo societario che, invece, non sembra essere nelle intenzioni dei possibili soci.
Ci viene proposta una riflessione “I broadcaster
tradizionali sono strutturati sia come organizzazione che come dimensione per
la TV lineare. Come dovranno strutturarsi è come saranno dimensionale te in
caso di scomparsa della TV lineare? Saranno in grado di sopravvivere?”. Bella
domanda, facile risposta: nelle condizioni date NO.
Questa “altra cosa”, tra l’altro, dovrebbe essere contenuta
nel nuovo Piano Industriale RAI del quale, per inciso, è ancora pressoché
ignoto e nonostante l’entusiasmo del nuovo consigliere Di Pietro espresso oggi
sulle colonne di Domani (lo ha definito “molto coraggioso”). Di questo argomento
non se ne conosce traccia. Dove sarebbe il “coraggio”? Chissà se il nuovo
Consigliere si è posto il cruccio di leggere le 800 pagine del precedente e di
sapere pure quanto costa la parcella della Società incaricata di elaborare
questo nuovo? Già, chissà! Per inciso, ancora non si sa nulla del Contratto di Servizio che, sempre per inciso, dovrebbe precedere il Piano Industriale. O No???
Torniamo indietro. Il ragionamento del Governo, dal suo/loro
punto di vista non fa una piega: ti erogo i soldi sottratti con la riduzione
del canone “a condizione che…”. Diabolico e diabolici sono stati coloro che
hanno avallato questo disegno che ora evidenzia tutta la pericolosità a danno
del Servizio Pubblico. È il ragionamento dell’opposizione, tutta
intera, che invece appare tutto intorcigliato ai limiti dell’inesistente.
Dalla “problematica” cacciata di Fuortes con un DL ai limiti della legittimità costituzionale
in poi con il contratto di Servizio in Vigilanza (che merita un capitolo a
parte) fino alla legge di bilancio sul tema canone (anche su questo si evidenziano profili di incostituzionalità), non ci sembra di avere letto che sia stato
fatto il possibile per arginare questa china pericolosa. Vedi quando dichiarato
sulle pagine del dal consigliere della Corte dei Conti, Marcello Degni, per come
si poteva “osteggiare” il provvedimento finanziario. Si poteva? Si Doveva?
Chiudiamo con la buona notizia: come vedete il PC è stato recuperato.
Abbiamo molto altro ancora da riferire. Rimanete sintonizzati.
bloggorai@gmail.com
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