venerdì 1 settembre 2023

RAI: il silenzio della Marmotta

Foto di jull da Pixabay

Lo spunto del Post di oggi scatta come una molla grazie ad un articolo pubblicato da Libero con il titolo “II piano del PD per far saltare la Rai”. Fenomenale. Andiamo nel dettaglio: Il “piano del PD”??? Per quanto ne sappiamo e per quello che abbiamo potuto verificare, non esiste nessun piano, purtroppo e quel poco di “piano” che si voleva far conoscere era la famigerata proposta di riforma della Governance del 2 agosto pubblicata da Repubblica poi rivelata farlocca (vecchia e nemmeno riconosciuta perché, come ci venne detto, con l’autunno sarebbe iniziato un confronto ma non si sa bene su cosa. 
In verità, non esiste nessun “piano” da parte di nessun altro. Non conosciamo progetti, ipotesi, proposte di una nuova RAI, più o meno integra o dimezzata sul mercato che possa essere. Non esiste nulla che possa fare intuire una missione, una visione, quale che essa sia. Ne abbiamo accennato e certamente ci torneremo: il nuovo Contratto di Servizio prevede, all’art. Articolo 3, che la RAI possa evolvere in “Digital media company - 1. La RAI si impegna a completare la trasformazione da broadcaster a digital media company sia investendo, in coerenza con le risorse economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai…”. ovvero: questo mostro immaginario di “digital media company” si dovrebbe alimentare con le risorse da canone, già traballanti per gestire l’esistente e figuriamoci per il futuro dove qualcuno immagina di ridurlo o abolirlo. Come la sostieni l’innovazione, come paghi gli investimenti, come gestisci lo sviluppo?  

Poi: “saltare la RAI”??? La RAI “salterà” da sola, purtroppo. Lo scetticismo dilaga. Salterà per motivi economici, editoriali, tecnologici e non ultimi normativi. Salterà per motivi esterni ma anche interni. Le prossime elezioni del rappresentante dei dipendenti in sostituzione di Laganà potrebbero far saltare il tappo di una bottiglia di vino che ormai ha preso di spunto. Non ci ripetiamo: ne abbiamo scritto tante volte.

Bene, i commenti e le osservazioni di molte lettrici e lettori, ci inducono a precisare e fissare bene alcuni punti sul nuovo Contratto di Servizio.

Punto politico. A - Il Cds è il documento che, insieme alla Convenzione, determinano sostanzialmente la gestione e le prospettive dell’Azienda. Che siano applicati o meno è altro discorso: la legge prescrive che sia vietato rubare bicilette, ma il fatto che ci siano ladri di velocipedi non può far sostenere che la legge sia inutile. Il problema è gestire e fare rispettare gli accordi.  B – questo Contratto specificamente, è il frutto marcio di un albero malato: nasce segreto e vorrebbe morire presto riservato. Non c’è stata una parvenza di dibattito pubblico. NULLA: dal 2 luglio quando è stato reso noto non abbiamo letto nulla, nulla. Già solo questo aspetto rende il Contratto meritevole di essere ritardato dalla Vigilanza alle calende greche. Tanto, come successo più volte anche in passato, non succede assolutamente nulla, la RAI funziona lo stesso, purtroppo. Se poi, come alcuni ci hanno suggerito, esiste un “piano politico” di accordi che non conosciamo, questo è altro ragionamento sul quale, per ora, ci asteniamo da valutare.

Punto normativo. Lo ribadiamo chiaro e forte dopo ulteriore verifica: la presunta scadenza del 30 settembre NON la prescrive nessuna legge, in nessun atto con forza di legge si trova mai una data di scadenza che posa poi essere prorogata.. Il solo riferimento, usato in modo strumentale, è il famigerato Decreto Milleproroghe del dicembre 2022 dove pure il verbo utilizzato è esattamente “posticipare” un termine di scadenza che non ha altro riferimento precedente, si tratta di una pura invenzione. Si può posticipare solo ciò che è noto, una data, una scadenza. Al contrario, il Contratto tutt’ora in vigore ha un suo termine intrinseco molto chiaro e ben definito che non prevede date di sorta e si legge chiaramente nell’art. 30: “Efficacia, adeguamento e scadenza 1. Gli effetti del presente Contratto, che ha durata quinquennale, decorrono dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Fino alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del successivo Contratto, i rapporti tra la Rai e il Ministero restano regolati dalle disposizioni del presente Contratto”. Punto e non ci dovrebbe essere altro da aggiungere se non una nota fondamentale: non esiste al mondo atto normativo o legge che dir si voglia che possa avere effetti retroattivi. L’attuale Contratto è stato sottoscritto nel 2018 e non ci potrà mai essere nulla che possa intervenire nella sua composizione in grado di modificare i termini fondamentali del Contratto stesso e la scadenza, appunto, lo è in modo assoluto.  

Comunque, speriamo che il tempo possa giocare a favore di un rinvio del parere della Vigilanza. I lavori dovrebbero riprendere il 14 settembre e si dovranno fare ancora molte audizioni (per primi i sindacati interni). Poi, c’è una voce che avrebbe titolo e merito ad essere audita: il nuovo rappresentante dei dipendenti che si dovrà eleggere. Riccardo Laganà in Cda ha votato contro la bozza di contratto attuale. Bloggorai non lo dimentica. 

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