giovedì 21 settembre 2023

EMERGENZA


Il nostro Paese sta attraversando tante gravi emergenze. Anzitutto quella sociale, economica, e poi politica con tutte le sue derive più o meno autoritarie, e poi ancora sanitaria, e poi ancora dell’istruzione, e poi ancora sule migrazioni e così via. Ma c’è n’è una subdola e silenziosa non meno grave che proprio in queste ore si sta manifestando: riguarda il presente e il futuro della RAI, del Servizio Pubblico.

Poco fa è uscita un’agenzia di stampa dove si legge che, a proposito del nuovo Contratto di Servizio, sono stati presentati oltre 400 emendamenti. Lo ribadiamo forte e chiaro: questo Contratto, per come è nato e per come si sta profilando la sua definizione, se non viene strutturalmente corretto è un pericolo per la sopravvivenza della RAI e del suo ruolo di Servizio Pubblico perché mina radicalmente le sue fondamenta.

Ci sono tanti buoni motivi per sostenere questa affermazione dei quali abbiamo scritto più volte. Ma uno su tutti prevale e costituisce l’Emendamento con la E maiuscola, il padre di tutti gli emendamenti possibili immaginabili, dai quali discende e si conforma tutta la sua architettura: l’abolizione degli obblighi specifici previsti dall’ex art 25 ed ora inseriti nel nuovo Contratto in un allegato del quale nemmeno si prevede che debba essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In poche parole, i vincoli diventano un optional, una semplice opinione, un “tana libera tutti” dove ognuno fa quello che meglio crede o ritiene opportuno. Quando nessuno ha l’obbligo di adempiere a un compito tutti possono fare tutto, se io non ti obbligo a fare qualcosa tu non mi puoi chiedere di darti qualcosa in cambio, ovvero il canone. 

Se non passa questo emendamento, tutti gli altri possono essere anche irrilevanti!

È tutto drammaticamente semplice e lo è a tal punto che il problema è stato posto in modo chiarissimo già dal presidente AgCom nel testo del documento consegnato in Vigilanza il 1°   agosto dove il Presidente Lasorella ha scritto: “Desidero tuttavia ricordare espressamente le tre direttrici, che sono state integralmente richiamate nelle premesse del contratto di servizio.

a.              indicare con chiarezza gli impegni e gli obblighi del contratto di servizio, ferma rimanendo l’esigenza di garantire la sostenibilità economica, l’efficienza aziendale e la razionalizzazione della spesa;

b.              ridefinire la missione del servizio pubblico, in una prospettiva pluriennale, alla luce delle esigenze del cittadino utente secondo i principi della rilevanza, inclusività, sostenibilità, responsabilità e credibilità, con particolare riguardo alle sfide della transizione digitale ed ecologica del Paese; 

c.               assicurare una maggiore cogenza degli obblighi assunti nel contratto di servizio, in particolare attraverso l’introduzione di obiettivi misurabili nonché potenziando le modalità, gli strumenti e gli organi di verifica dell’attuazione dei suddetti obiettivi. 

Vorrei soffermarmi brevemente sulle prime due direttrici, commentando con qualche perplessità la scelta di “confinare”, per così dire, in questo contratto di servizio la specificazione dell’offerta di servizio pubblico ad un apposito allegato, a differenza del precedente contratto di servizio, che contemplava espressamente il contenuto di tale offerta nel testo.

Non so se si sia trattato di una mera scelta redazionale, tenendo conto che comunque l’allegato costituisce parte integrante del contratto (espressamente richiamato nell’art. 22 ai fini della informativa da rendere, rispettivamente, al Governo, all’Autorità e alla Commissione ogni semestre), e non sembra possibile certo configurarlo come una parte di valore inferiore rispetto all’articolato.

Non è chiara, tuttavia, la ragione per cui tale allegato sia stato sottratto all’obbligo di pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ai sensi dell’art. 25, comma 3. Tale previsione sembra contrastare, da un lato, con la stessa previsione di cui al comma 4 dello stesso articolo, che impegna la RAI a dare la massima diffusione “attraverso ogni mezzo di comunicazione” al suddetto contratto, dall’altro, al fatto che la stessa RAI sia chiamata, come detto, ai sensi dell’art.22, a trasmettere al Ministero, all’Autorità ed alla Commissione un dettagliata informativa proprio sugli obblighi di cui all’allegato 1 (l’allegato dovrebbe, proprio per tale ragione, essere almeno trasmesso anche alla Commissione di vigilanza e all’Autorità)”. 

Chiarissimo, inequivocabile. Lo stesso concetto lo ha ripreso e ribadito chiaramente in audizione sempre in Vigilanza Roberto Zaccaria lo scorso 5 settembre e, infine, anche la CGIL che ha scritto alla Presidente e ai commissari “In questa nuova versione gli obblighi specifici non solo sono notevolmente ridotti, ma sono accorpati nel primo degli “allegati” di sole due pagine, scelta che, a nostro avviso, ne riduce la loro forza cogente”. Ovvero, sono annullati.

Ora, siamo al dunque. In questi momenti si sta giocando la parte più complicata della partita. Se non passa la nuova versione che prevede il reintegro degli obblighi specifici all’interno del Contratto, i due partiti di opposizione PD e M5S hanno una sola scelta: o accettano di votare all’unanimità come alcuni vorrebbero o gli votano contro. Non ci sono altre possibilità. Siamo molto pessimisti: i segnali che abbiamo raccolto, e non ultimo la fretta assolutamente infondata e ingiustificata di chiudere entro il 30 settembre, non lasciano sperare nulla di buono.

Infine, a proposito di tempi falsati, lo stesso Zaccaria ha evidenziato un altro grave problema: se tutto va bene (ovvero male) e questo Contratto venisse liberato entro il prossimo ottobre/novembre, avrebbe durata di cinque anni e quindi in scadenza ad ottobre/novembre del 2028 ovvero oltre un anno e mezzo dopo la scadenza della Concessione che, appunto, termina il 2027. Si ribalterebbe e mescolerebbe in modo grave in questo modo la gerarchia delle fonti normative laddove è la Concessione che determina il Contratto e non viceversa, come pure è il Contratto di Servizio che determina il Piano industriale e non viceversa.

Dunque, perché tante fretta di chiudere senza che non ci sia stato nessun dibattito pubblico, senza che ci sia stato nessun approfondimento sui grandi temi che si sollevano? A chi giova? Non è difficile rispondere. Tutto sta a capire se l’opposizione farà l’opposizione o invece si adeguerà ad una “unanimità” tutta da scoprire per come e su cosa verrà raggiunta.

bloggorai@gmail.com



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