martedì 19 settembre 2023

RAI: mazziati e perdenti

Foto di Eddie K da Pixabay

C’era una volta … un certo Signor  Georg Wilhelm Friedrich Hegel che scrisse una nota a margine "La preghiera del mattino dell'uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico". Già, passati quasi un paio di secoli, oggi si può comprendere perché poi uno diventa laico, non compie questa preghiera e non va più all’edicola a comprare i giornali. Anzitutto perché pagare salato (con supplementi tipo “Orologi di lusso” oppure “SuperCar” rivolti a poche decine di diretti interessati) quando invece si possono avere tutte le notizie del mondo, in tempo reale, con approfondimenti e aggiornamenti quasi gratis?

Poi, per quanto riguarda il mondo RAI-RAdiotelevisioneItaliana di Servizio Pubblico, per trovare una notizia sulla carta stampata meritevole  di attenzione la devi cercare con il lanternino e con scarse speranze. Vedi stamattina: i titoli sono tutti sul tema “La Rai guarda avanti e rilancia con film, serie e documentari” (Il Messaggero). E vorrei ben vedere che non fosse così. Sembra quasi una novità. E poi, cosa e verso chi rilancia? Film, serie e documentari sono il minimo sindacale per un palinsesto che ormai perde pezzi e telespettatori come acqua fresca da una conduttura bucata. Da quasi un anno che si leggono titoli dove si apprende che Mediaset supera la Rai e che il divario generazionale vede costantemente Rai sotto: leggiamo l’ultimo Standard Auditel Digitale - Dati relativi alla settimana Auditel: 10 settembre 2023 – 16 settembre 2023. LS (Legittimate Streams) Mediaset 169.634K contro RAI 54.295K (un terzo). Non va meglio per il TTS (Totale Tempo speso) con Mediaset che raccoglie 13.168K e RAI se la cava con  9.050K. Ricordiamo sempre quanto abbiamo già scritto: sempre Auditel Total Audience nell’ultimo Report dava Mediaset a 2.480.815 e RAI a 2.481.540, ovvero un pugno di persone che, comunque, si caratterizza con una media di età over 45 del 76% per Mediaset e dell’85% per RAI. Per il futuro il confronto sembra destinato ad essere sempre più impietoso, ha voglia titolare che “la Rai rilancia”.

Riconduciamo il cielo sulla terra, e a proposito di rilanciare i “documentari” e magari pure confrontare con la BBC, sapete quanto budget impiega la RAI per i documentari? Sapete poi in quante direzioni dei famigerati "generi" sono frammentati, nascosti, dissimulati? E sapete che fine hanno fatto i “documentari” nel nuovo Contratto di Servizio? Alla prima domanda possiamo rispondere per approssimazione: ci è stato riferito che si tratta di circa 2,8 mln di Euro, cioè fatte le debite proporzioni più o meno quanto la BBC spende per inviare una troupe nella giungla per un paio di mesi solo per riprendere un rinoceronte che fa la pipi sotto un baobab. Non parliamo poi di quanto spendono i francesi.  Con un budget del genere, a malapena ci compri metà dei diritti per un bel documentario sulle nuove scoperte della Piramide di Cheope. Nel precedente Contratto (tutt’ora in vigore) i documentari sono citati come obbligo nell’art. 3 e 4 (offerta televisiva e radiofonica) e ancor più segnatamente all’art. 7, c,  (Industria dell’audiovisivo) dove si legge che la RAI deve “assicurare un presidio aziendale dedicato allo sviluppo del genere documentario e al coordinamento dei relativi investimenti”. Nel nuovo Contratto invece i “documentari” sono semplicemente inseriti nel famigerato Allegato 1, che sostituisce di fatto le sette pagine degli obblighi specifici dell’ex art. 25, ovvero quello senza obbligo di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ovvero quello del Contratto firmato con una pacca sulla spalla. Torniamo sempre al solito punto: se non c’è obbligo non ci sono nemmeno le risorse. Punto. A capo.

Ecco che, piano piano, ci avviciniamo a quanto vi abbiamo accennato: che rapporto c’è tra il Governo e il neoliberismo e cosa c’entra la BBC che vedrà la Soldi sedere a fianco dell’autorevole conservatore Tim Davie ora CEO della BBC? C’entra ... c’entra … tutto si lega e tutto si legge in filigrana. Tra l’altro, ci ricorda un lettore di acuta memoria, che  giusto l’anno scorso la Soldi lo intervistò al Premio Italia  Bari. Chissà, forse già da allora i “cacciatori di teste” la avevano individuata e gli avranno fatto fare i primi colloqui che, solitamente, finiscono con un “Le faremo sapere”. La storia prosegue.

ps: tenete a mente questa frase a proposito della storia TIM e KKR "capitali pubblici per dividendi privati". Già ... ne abbiamo sentore anche dalle parti di Viale Mazzini.

bloggorai@gmail.com

 

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