Oggi potrebbe succedere qualcosa destinato ad entrare nei libri di storia. Si potrebbe divaricare compiutamente il destino della RAI e quello del Servizio Pubblico diventando così due soggetti radicalmente diversi. Da una parte l’Azienda RAI, con i suoi interessi, i suoi equilibri politici interni/esterni, i suoi gruppi di potere e potenti lobby, le sue logiche strutturali e di mercato, dall’altra il Servizio Pubblico ovvero il suo ruolo e la sua missione nel contesto della vita democratica e sociale del Paese. Questi destini, come già da tempo sembra accadere, si stanno divaricando.
Cosa potrebbe succedere oggi? Potrebbe succedere che il frutto avvelenato di un albero malato cade in terra: la Vigilanza Rai potrebbe votare la nuova bozza di Contratto di Servizio, forse rivisto e corretto in qualche sua parte seppure importante ma privo della correzione fondamentale: la definizione degli obblighi specifici. Per quanto abbiamo saputo, capito ed intuito, le cose potrebbero andare male. Potrebbe succedere anzitutto che venga avvallato l’obbrobrio ottuso ed ostinato della scadenza del 30 settembre pervicacemente sostenuto dalla Presidente Floridia. Poi potrebbe succedere che l’opposizione di PD e M5S non trovino l’accordo su alcuni passaggi fondamentali e, infine, potrebbe pure succedere che questo accordo venga pure raggiunto al minimo indispensabile a garantire, sempre per espressa volontà della Presidente, di votare la bozza all’unanimità senza capire quale possa essere il fondamento di questo proposito.
Come si legge tutto questo? Anzitutto riavvolgendo il nastro della storia dei questo Contratto: nato sottobanco, secretato, minacciato e disegnato da mani occulte e potenti che guardano oltre l’Azienda e che hanno visto la “politica” soccombere alla congiura del silenzio. Questo disegno ha richiesto silenzio e velocità di esecuzione. Questo documento nasce pubblicamente il 12 luglio e muore il 28 settembre e nel merito di quanto contenuto non c’è stato stormir di fronda di dibattito e attenzione se non qualche timido refolo di arietta fresca. Il delitto quasi perfetto si è consumato nella fusione fredda di interessi che puntano sostanzialmente a realizzare l’impero del palinsesto universale dove tutti valgono tutto, dove ognuno può fare liberamente quello che vuole senza vincoli e obblighi. È il “mercato” bellezza!!!
Provate a rivedere i nastri dei palinsesti recenti: una rete vale l’altra, un conduttore/conduttrice si spostano indistintamente da un canale all’altro, le trasmissioni di intrattenimento giornalistico o di spettacolo leggero sono pressoché identiche, i documentari documentano tutti lo stesso documentabile che ora è Pompei, domani sono le Piramidi. fate zapping tra i canali RAI, Mediaset e LA7 e aggiungete pure un passaggio su Netflix o Prime appare tutto simile. Come ha detto recentemente Sigfrido Ranucci: "...la Rai perde identità...".
La trasmissione che tanto piace ad oltre un milione e mezzo di persone e che fa gongolare più di qualcuno a Viale Mazzini, raccoglie consensi invitando Fabrizio Corona, un certo Stefano Di Martino e la cantante Arisa e lo chiamano “servizio pubblico” e, per addolcire lo sguardo, aggiungono pure “sostenibile”.
Come pure gli spot promozionali a favore di Netflix e così via ... tutto lascia pensare che il Contratto di Servizio non è più nella sfera di interesse della politica ma in quella degli “operatori” economici (agenti, piattaforme, altre emittenti, società di produzione etc). La “politica” ne prende atto, cerca di salvare la faccia con qualche emendamento più o meno condivisibile e “tira a Campari”.
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