Lo giuro! Per la prossima vita mi impegnerò a fare l’aruspice,
il chiromante, lo sciamano, il lettore di fondi di caffè e sarò molto felice. Questa
mattina, care lettrici e cari lettori, se ne avete voglia, prendetevi 5 minuti,
mettetevi comodi ma non prendete un caffè … meglio una camomilla.
Tutto già scritto, tutto già noto e raccontato da Bloggorai giorno
per giorno. Iniziamo questa piccola storia ignobile dalla fine, ovvero con una
notizia che forse non ha avuto il risalto che merita.
Ieri pomeriggio alle 15.09 Radiocor lancia un titolo: “Teatro San Carlo: Tribunale di Napoli ordina reintegro di Lissner” con effetto immediato. Riavvolgiamo il nastro. Luglio 2021: il Governo Draghi nomina Carlo Fuortes e Marinella Soldi come AD e presidente Rai. non passano che pochi giorni e si lanciano subito nell’intemerata avventura di adottare un Piano industriale farlocco (frutto della consiliatura precedente) e della conseguente scellerata “riforma per generi”. Tant’è che sembrano tutti, sembrano, felici e contenti. Ma il nemico è alle porte e si appresta all’assedio di Viale Mazzini. L’anno successivo la destra vince le elezioni ed inizia un martellante e incessante tambureggiare sulla presa della Bastiglia: le cannonate portano il messaggio con via Fuortes e dentro Sergio e Rossi. Per mesi e mesi ogni giorno si legge che la Meloni vuole così e così sarà senza che nessuno si leghi al cavallo di Viale Mazzini per protestare.
Il Cda RAI assiste
inerme ad un ignobile balletto con Fuortes si o Fuortes no. Ad un certo
punto lui dice pure, il 12 maggio scorso che “Non sono disponibile ad andare
al San Carlo”. Ma la cosa
non finisce lì, anzi si aggrava perché la Meloni vuole quel posto per Sergio e
Rossi a tutti costi. Il costo più elevato viene pagato con un DL ingiusto e ingiustificabile:
Mattarella controfirma un Decreto dove i necessari requisiti di necessità e
urgenza previsti dalla Costituzione ancora li stiamo cercando. Tant’è
che il Decreto autorizza la rimozione di Lissner dal San Carlo e Fuortes, a quel
punto, fa marcia indietro e accetta. Tanto, chissà, magari nessuno se ne
accorge. Invece no…al momento, in attesa del giudice di merito, la storia potrebbe
finire male per tutti, tutti, compresi coloro che ora fanno finta di
dimenticare come è andata la tarantella, compresa la sottospecie di storia
forse altrettanto difficile da sopportare della nomina di Rossi come Direttore
Generale per quanto le Legge 220 del 2015 aveva abolito questa figura poi
resuscitata senza che quasi nessuno battesse ciglio (solo la consigliera Bria
del PD lo ha fatto). Non solo, la nomina di Rossi è stata annunciata con
mesi in anticipo senza nessun criterio
di selezione se non quello della fiducia della Meloni, alla faccia di qualsiasi
buonsenso e nell’indifferenza dei molti (che magari hanno pure commentato “… però,
a differenza di altri, è bravo”).
Bene, lo avevamo detto, la campagna
d’autunno per la Rai sarà feroce e non si faranno prigionieri. Andiamo avanti,
ovvero indietro ancora e chiudiamo il capitolo con altra storia edificante: la
nomina della Soldi alla BBC. Ieri abbiamo saputo il suo compenso: 33 mila
sterline (pochine per tanta gloria …cmq .. va benissimo). Ora però, già che si
trova da quelle parti già dalla prossima settimana, e visto che noi siamo in
pieno dibattito sul prossimo Contrato di servizio, potrebbe gentilmente
chiedere ai suoi colleghi BBC di chiarire un paio di aspetti del nuovo
Contratto alquanto “problematici”: i famigerati KPI e la “Digital Media Company”
dove, in particolare ci interessa sapere la differenza tra questa formulazione come
si legge all’art.3 e quella che prevede il “Public” prima di “Digital Media
Company” poiché la differenza concettuale potrebbe essere assai rilevante.
Già che ci siamo, torniamo al
Contratto di Servizio. Stanno arrivando gli emendamenti ma c’è un solo, unico e
grande emendamento che comanda su tutti e sul quale non riusciamo a vedere
convergenza tale da far immaginare che ci possa essere l’unanimità sperata da
alcuni: abolire l’Allegato 1 far rientrare direttamente gli “obblighi
specifici” all’interno del Contrato stesso, senza i quali, difficile parlare
di Contratto per sembrare ancora di meno di quanto lo ha definito Roberto Zaccaria
nella sua recente audizione in Vigilanza RAI: “un libro dei sogni”. Tutti gli
emendamenti noti sono buoni, utili e necessari ma se l’impalcatura, l’architettura
del Contratto è fragile e palesemente ambigua nelle sue finalità (lo abbiamo scritto
chiaro e tondo, si avverte forte e chiara l’ombra di qualcosa di diverso dal
Servizio Pubblico per come lo abbiamo inteso finora). Un Contratto è tale se le
parti che lo sottoscrivono si impegnano ad adempiere le prestazioni richieste
altrimenti è un accordo amichevole, una stretta di mano al bar dello Sport.
Chiudiamo con una nota a margine:
le vicende della famiglia Berlusconi potrebbero riportare presto a far
riemergere il tema di RAI Way: nei giorni scorsi abbiamo letto che “Rai Way,
l’integrazione con Ei Towers si farà … I vertici di Rai Way hanno
ribadito che il merger con Ei Towers resta industrialmente valido”. Attenzione:
il Governo ha bisogno di soldi.
ps: la Repubblica oggi titola “Rai, flop al debutto dei nuovi
palinsesti. Ed è fuga di spettatori dai telegiornali. Crollo di spettatori per
tg e programmi della Rai sovranista”.
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