giovedì 14 settembre 2023

RAI: come una gazzella nella savana

Foto di ronbd da Pixabay

Che mal di pancia! Mai ‘na gioia! Ogni mattina, come una gazzella che fugge il leone, ci tocca correre via dalle notizie che incombono che, quasi mai, sono buone notizie. Certo, si può sempre non leggere, si può sempre evitare di avvicinarsi ad un’edicola o accendere il PC o il cellulare. Si può sempre ritirarsi in una bocciofila e partecipare attivamente ad un torneo tra scapoli e ammogliati oppure portare a spasso i nipotini ai giardinetti. Si può tutto.

Dobbiamo però ammettere che la malattia di cui siamo vittima, l’attenzione alla RAI, al Servizio Pubblico e a ciò che gli sta intorno, è grave e forse inguaribile. Così, succede che, pur volendo evitare certe notizie come la peste, stamattina ... zacchete … ci piomba addosso una corposa e sfavillante intervista alla presidente Marinella Soldi sul Corriere. E che fai? Non la leggi? Certo, purtroppo, tocca leggerla. Riferiamo solo che, testualmente, che non c’è conflitto di interesse perché “RAI e BBC l’hanno verificato da subito” ma non dice cosa è stato verificato e quali criteri utilizzati. Però, ci dice che si tratta di un impegno moderato, solo 8 sedute l’anno a circa 5000 euro a seduta. A noi sembra pochino ... però … si capisce che pure la BBC non naviga nell’oro. Cose serie a parte, parliamo di scherzi (o viceversa). Ad un certo punto gli si chiede sulla misurabilità delle performance (i famosi KPI) inseriti nel nuovo Contratto di Servizio e lei, linda linda, risponde: “… Ma a fare la differenza sarà la trasformazione digitale che renderà possibile, una volta decisi gli indicatori di performance, raccogliere i dati e verificare se si è sulla strada giusta”. Forse, chissà, dimentica che la strada giusta, ora e per almeno molto tempo, è quella del digitale terrestre per il quale i cittadini pagano il canone. Raccogliere i dati, conservarli e  gestirli è tutt’altra cosa dai doveri della RAI e del Servizio Pubblico. Si continua a giocare sull’ambiguo tra innovazione e competizione digitale.  E poi come la misuri la “perfomance” dei programmi, della qualità del Servizio Pubblico fornito? Con gli ascolti? Un applausometro? E chi la verifica, chi la giudica? E se la “performance” non è raggiunta cosa si fa? Bacchettate sulle mani? Chissà, forse alla BBC sono più esperti di noi in “Public Digital Media Company” dove è proprio quel “Public” che loro hanno e che a noi manca. Quando tornerà dalla sua prossima riunione “non esecutiva” e magari prima che lascia Viale Mazzini per scadenza mandato, ci potrà dire qualcosa di illuminante che noi, francamente, non abbiamo ancora capito bene su questi KPI di Servizio Pubblico.

E poi il mal di pancia prosegue, ci vogliamo fare del male e continuiamo a leggere. È verosimile supporre che la tanto famigerata “casalinga di Voghera” come pure il bracciante di un qualsiasi paese della Puglia, Calabria o Sicilia possano non comprare Il Foglio. Come pure, è verosimile supporre che entrambi non vedano molta RAI e che magari preferiscono pagare un abbonamento ad un piattaforma qualsiasi e recalcitrare a pagare il canone RAI. E’ verosimile pensare tutto questo. Ma poniamo che invece che i sopracitati possano andare alla loro edicola e comprare Il Foglio di oggi e, ad un certo punto, gli capitasse di trovare un articolo con il titolo “Rai carciofo. Lega e FdI ora duellano per avere le sedi Tgr” allora è verosimile supporre che gli possa venire uno stranguglione e stramaledire il giorno in cui non hanno rottamato il vecchio televisore e comprato invece una bella e fiammante bicicletta.

È già … cosa si legge di tanto sconvolgente? Nulla di nuovo ma questa volta scritto in bella prosa, moderna, accattivante quanto irritante. Nulla di nuovo perché da anni, decenni, succede così che spesso e volentieri i vertici quali che siano “in quota” a qualche partito vengono nominati o promossi non perché sono bravi, capaci, esperti, autorevoli ma solo perché “amici degli amici …”. Del resto, l’esempio viene dal quartiere generale: come sono stati scelti AD e DG? In particolare il DG: ha superato una selezione per titoli e meriti? Ha presentato un CV ed è stato messo a confronto con altri? No, è stato solo e semplicemente indicato e imposto dal Capo del Governo, come forse altri prima di lui. E così via giù per i rami. C’è qualcosa di nuovo? No, chi vi scrive ha frequentato direttamente, internamente, meandri e  strutture di Viale Mazzini e dintorni e raramente ha potuto assistere ad un nomina esente da peccato.

Morale della favola: fintanto che si leggeranno articoli di questo genere si potrà comprendere benissimo chi sostiene che questa RAI è irriformabile. Non c’è cura legislativa o riforma che tenga che se poi succede quello che succede e che succede da anni, da decenni, complici un po’ tutti.  Si potrà comprendere benissimo se qualcuno non ha più voglia di pagare il canone per sorbirsi repliche e speciali Techedeche come acqua fresca. I giovani fuggono dalla tv, dalla RAI sempre più over 55??? Si capisce.

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