lunedì 4 settembre 2023

Dalla parte giusta della Storia

Foto di G.C. da Pixabay

Come noto da oltre 5 anni Bloggorai si occupa di RAI, di Servizio Pubblico radiotelevisivo, di mercato editoriale e audiovisivo e comunicazione. È del tutto naturale, come avviene per chiunque ed in ogni istante, che si debbano compiere scelte, che si debba determinare da che parte stare, con chi, e per cosa. Si tratta, semplicemente di decidere, volta per volta, in relazione a come mutano le circostanze e si formano gli avvenimenti, da che parte stare. Prima di proseguire i ragionamenti che abbiamo proposto nei giorni scorsi su cosa potrà (o dovrà) essere la RAI o il Servizio Pubblico radiotelevisivo che dir si voglia nel prossimo futuro, proponiamo una piccola variazione sul tema.

Come ci si pone dalla parte “giusta” della Storia? Si tratta di una affermazione, un interrogativo, che contiene due termini complessi e non facilmente riconducibili ad una unità organica e sempre condivisibile. Infatti, ognuno di essi in determinate circostanze spaziali e temporali, ha una sua “giustezza” ovvero un proprio sistema di valori, norme e codici, con o quali interpreta, codifica e rende personale la sua “Storia”. Cosa è “giusto” e cosa è “Storia”?

Cosa si intende per “giustezza”? La Treccani specifica: “Qualità di ciò che è giusto, nel significato di conveniente, appropriato, esatto, preciso”. Attenzione all’affinità con il termine “giustizia”. Nel nostro caso l’interrogativo lo poniamo in relazione al giudizio che si può esprimere in merito a ciò che viene “normalmente” (da “norma” cioè regola) giustificato e comprensibile. Pensate alle possibili declinazioni: è “giusto” scatenare una guerra? Oppenhaimer ha "inventato" la bomba atomica - salvo poi pentirsene -  e Einstein era consapevole della sua intrinseca e totale pericolosità ("Tu ritieni che Dio giochi a dadi col mondo; io credo invece che tutto ubbidisca a una legge" lettera a Max Born). Fino a che punto allora è “giusto” adottare decisioni o comportamenti a danno di altri in nome di un presunto ed autoriferito senso di ciò che è bene o male? Pensate alle “guerre sante” o quelle in nome del “diritto/dovere” di esportare un modello sociale (la democrazia).

Anche la Storia, a sua volta, non si presta facilmente ad una sua definizione univoca: dalla sua originaria nozione di ἱστορία proposta da Erodoto alle moderne elaborazioni iniziate nel XVII secolo difficilmente si è trovata una sua sintonizzazione largamente condivisa. Nelle sue grandi linee di lettura (circolare, lineare etc) intervengono numerosi fattori in grado di influenzare il suo svolgimento. Se a queste brevi e sommarie osservazioni aggiungiamo poi le relazioni che si possono porre tra morale, storia e scienza (sottintesa anche la politica) il quadro si complica assai.

Tutto questo per introdurre quanto avvenuto ieri pomeriggio sera. Abbiamo prima visto il film su Oppenheimer e, tornati a casa, rivisto lo speciale di Andrea Purgatori su Ustica, a seguito della dichiarazioni di Giuliano Amato su alla strage dell’aereo Itavia del 1980. Difficile non cogliere sommarie similitudini e ancora più difficile astrarsi dall’idea che alcuni fenomeni, eventi o incidenti che dir si voglia possano avvenire casualmente e, di conseguenza, ancora più difficile non mettersi dalla parte “giusta” della storia di cui si dibatte. Il film di Nolan pone essenzialmente pochi e drammatici interrogativi: la scienza è neutra rispetto alla morale (e quindi alla politica)? Come si pone un individuo rispetto alla Storia che gli viene architettata e rappresentata? Quali sono e chi verifica le fonti da cui si forma la propria opinione? Una volta trovate risposte, sia pure sommarie, occorre assumere la nostra personale coerenza e definire le conseguenze.

Torniamo alla RAI. Come e dove si trova la parte “giusta” della sua Storia, quella ancora tutta da scrivere? Abbiamo sostenuto tante volte che l’Azienda sta attraversando una sua crisi storica più rilevante e significativa delle altre. Non sono pochi coloro che si interrogano sulla sua legittimità ad essere ancora titolare del “Servizio Pubblico” come era inteso al tempo della sua tutela normativa in epoca di monopolio. Di conseguenza, si aprono interrogativi sul canone, sulla sua collocazione nel mercato e così via.

Oggi abbiamo letto che ad una Festa dell’Unità il PD vuole fare “… emergere una proposta di riforma unitaria delle opposizioni sulla governance della Rai”. Bene, ogni iniziativa in grado di sollevare dibattito e confronto è sempre e comunque benvenuta.  Non possiamo però non osservare che, come tutte le Storie che si rispettino, non comincia con il solito “C’era una volta …” che poi non sempre finiva nel migliore dei modi. Forse ora ci siamo: potrà essere questo il tempo di dibattere non solo sulle contingenze, sulle prossime ed inevitabili scadenze, e potrà essere invece questo il tempo, una buona occasione, per affrontare il tema centrale: la sua missione, il suo ruolo in un sistema sociale, culturale e di mercato audiovisivo profondamente e radicalmente diverso da quello originario. Sarà ora di immaginare quale potrà essere questa nuova missione e, di conseguenza, da che parte stare rispetto alla sua storia prossima ventura.

bloggorai@gmail.com

ps:  oggi un lunghissimo e dettagliato articolo su Il Foglio con il titolo “I padroni della tv”. Merita attenzione, ne parleremo.


 

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