venerdì 8 settembre 2023

La seconda battaglia d'autunno RAI: non solo contro i nemici ma anche tra gli amici Pd e M5S


Il secondo fronte di battaglia sulla RAI in verità è iniziato lo scorso 2 luglio. Quel giorno è stato reso noto il “testo base” ovvero la bozza del nuovo Contratto di Servizio depositato in Vigilanza. Da allora si sono susseguite numerose audizioni e pressoché zero dibattito pubblico.

Ora siamo nel pieno delle cannonate perché il Governo e chi gli è vicino vorrebbe concludere la battaglia entro la fine di settembre. Abbiamo scritto e ribadiamo con forza che NON esiste alcun vincolo normativo che impone questa data e, ciononostante, sta passando strisciante e sottintesa questa vistosa anomalia solo formalmente tecnica.

Ora i problemi però si pongono non tanto e non solo tra chi avversa questa impostazione del “chiudere subito” e chi invece, come Bloggorai, sostiene che si debba necessariamente aprire il confronto e il dibattito pubblico, ma, per quanto andiamo ora a scrivere, anche tra i due principali partiti di opposizione, M5S e PD.

Piccolo passo indietro: lo scorso 2 agosto in Parlamento viene presentata una proposta di Legge da parte di Alleanza Verdi e Sinistra e, simultaneamente, lo stesso giorno, Repubblica titola che il PD ha una sua proposta sullo stesso tema della governance RAI. Come abbiamo poi scritto (e verificato) questa seconda storia è una balla: non esiste una “nuova” proposta del PD ma solo una riedizione delle precedenti già depositate al Senato. Se non che, ancora un passo indietro, lo scorso maggio Giuseppe Conte rilascia un’intervista alla Stampa dove dichiara “La riforma Renzi ha fatto danni inenarrabili, esponendo la tv pubblica a un’influenza ancora maggiore del governo di turno”: per questo ora serve “un nuovo progetto. Lancio un appello alle forze di maggioranza e di opposizione. Avviamo degli Stati Generali della tv per programmare una riforma che possa definire più compiutamente (aggiornandola) la missione del servizio pubblico”. 

I due progetti non sembrano coincidere nel merito e nei tempi.  E si arriva ai giorni scorsi quando alla Festa dell’Unità di Ravenna Stefano Graziano, capogruppo PD in Vigilanza dichiara che “Le opposizioni insieme al tavolo per proposta di riforma della governance" subito smentito però dal M5S e il Fatto di martedì titola “Rai, l'idea dem di legge unitaria irrita i 5s: "Prima gli Stati generali". Confermiamo: le due linee di azione non coincidono.

Ora facciamo scendere il cielo sulla terra del Contrato di Servizio. Per quanto abbiamo potuto intendere si vorrebbe chiudere presto il parere obbligatorio ma non vincolante e, possibilmente, all’unanimità. Anche questo due ambiti potrebbero non coincidere. Sui tempi abbiamo detto quasi tutto: aggiungiamo e sottolineiamo solo per precisazione che i tempi del Governo non sono e forse non dovrebbero essere gli stessi del Parlamento. La fretta a chiudere risponde a logiche di Palazzo Chigi e non a quelle degli interessi dell’Azienda e del Servizio Pubblico. Sull’unanimità poi c’è molto da dire e veniamo alla notizia di oggi: si legge che il tema del “giornalismo d’inchiesta” sarebbe “tornato” nel testo del Contrato di Servizio ma non si capisce bene dove e come.

Nel testo del Contratto precedente (e tutt’ora in vigore) questo tema era dettagliato alla lettera v dell’art. 25 (Obblighi specifici): “ v) valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta”. Nel nuovo Contratto questo tema viene ripreso solo all’art. 4 “ …  rafforzando l’offerta di contenuti di approfondimento giornalistico … e scampare completamente tutto l’art. 25 che invece viene trasformato e degradato in un allagato dove si legge anzitutto che la “La Rai articola la propria offerta di servizio pubblico… a) Informazione generale e approfondimenti: notiziari nazionali e regionali con programmazione quotidiana o straordinaria; informazione istituzionale e parlamentare nazionale ed europea; rubriche tematiche, inchieste e dibattiti di rete o di testata…”. Si tratta di concetti ed applicazione degli stessi sostanzialmente ben diversi.

Ora cosa è successo ieri mattina in Vigilanza che ha fatto ritenere che questo passaggio sia “tornato” nel testo della bozza? Delle due l’una: o è stato rivista tutta l’architettura degli “obblighi specifici” dove rientra anche il giornalismo d’inchiesta oppure siamo fermi a quanto aveva già dichiarato il ministro Urso in Audizione lo scorso 3 agosto: “…nell'offerta del Contratto di servizio si fa riferimento al giornalismo di inchiesta nel capitolo dedicato all'informazione come genere specifico per dare particolare rilievo a tutte le modalità che riguardano la valorizzazione della qualità dell'informazione". Cioè nulla di nuovo e dell’obbligo specifico non c’è traccia. Si tratta ora di sapere esattamente se e cosa è cambiato in modo sostanziale e non formale perché un conto è un “obbligo specifico” e altro conto è “articolare”. Lo scontro, l’arena principale, è tutta sulla natura del Contratto che esattamente ruota intorno all’allegato 1. O si rimuove quello o è tutta fuffa, fumo negli occhi dove il giornalismo d’inchiesta serve solo a mascherare le magagne più grosse.

Veniamo all’unanimità. Qualcuno sostiene che, come tradizione, il parere della Vigilanza “dovrebbe” essere unanime. E perché mai? Quale logica sottende questo orientamento? Se nel passato è avvenuto, oggi siamo in presenza di una anomalia assolutamente inedita e straordinaria: si vuole cambiare la natura dell’Azienda (vedi articoli sui KPI e sulla Digitale Media Company dove si dimentica il “Public”) e si introduce per la prima volta il criterio “privato” (non soggetto a pubblicazione in GU) degli obblighi specifici. 

Sarebbe del tutto lecito, naturale, quasi doveroso, che qualcuno si opponga e possa votare contro. E se il PD si mettesse di traverso presentando emendamenti che la maggioranza potrebbe non accettare? E se al M5S potesse convenire prendere tempo in attesa di far maturare più compiutamente il progetto degli Stati generali senza dover scodellare un fatto compiuto come il Contratto di Servizio che comunque impegnerebbe la Rai per i prossimi anni? L’unanimità non è una Virtù Teologale, tantomeno in politica. Anzi. La battaglia prosegue e potrebbe diventare più feroce.

bloggorai@gmail.com


 

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