Timeo Danaos et dona ferentes. Quanto aveva ragione quel povero Laocoonte a diffidare del Cavallo di Troia. Allo stesso modo, quando da Viale Mazzini viene diffuso qualche comunicato dove si strombazzano risultati positivi, quali che siano, ci viene subito il sospetto che dietro ci sia una “sola”.
Di cosa si tratta e cosa significa? Si tratta che nei giorni
scorsi è stato diffuso un comunicato stampa Rai con il titolo “Auditel online, Rai
primo editore in Italia con 35,5 per cento - Fuortes: "Sfida dei
nuovi media accettata e vinta. Premiato impegno a innovare" e poi “Crescita molto alta del tempo speso
dal pubblico nel guardare video online firmati dalla Rai … Un dato record che
fa balzare il servizio pubblico in testa …La Rai conferma il proprio ruolo
trainante …la Rai consolida la sua posizione di leader nel mercato digitale”.
Santa Pace, non si sanno proprio contenere. Dimenticano poi un assunto
fondamentale: per il Servizio Pubblico fare e fare bene è un atto dovuto, imposto dalla legge,
fare quello che fa in cambio di una canone. Non è un optional, non è una gara, non è una
possibilità variante, non è una occasionalità probabile. Si deve fare e bene,
punto. Qualora poi venga fatto bene o così così che dir si voglia, nessuno
chiede di strombazzarlo e tantomeno agli utenti interessa saperlo. La Comunicazione
con la C maiuscola è anche arte del tacere.
Ma questo è il minore
dei problemi (si fa per dire). Il grande problema (si fa per dire) è che è iniziata la Grande Guerra di Villa
Arzilla e che ora estende il territorio del conflitto oltre i
telespettatori over 45 e rivolge le sue armate verso il resto del mondo
audiovisivo. Già: è successo che alle intemerate dichiarazioni di Viale Mazzini
ieri ha riposto prontamente Mediaset: “Mediaset
cresce nei video online. Secondo i dati Auditel Digital, nel
2022 il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha rafforzato
la propria leadership in Italia nei video visti online e con oltre 7 miliardi e
mezzo di visioni (7.505.317.786), il consumo dei video di Mediaset ha
raggiunto una quota di mercato del 50,3%. Mediaset batte Rai, Sky, La7
e Warner Bros. Discovery. La somma del numero di video visti sulle
properties web degli altri editori tv italiani (Rai, Sky, La7 e Warner Bros.
Discovery) si ferma al 49,7%, una quota inferiore a quella Mediaset.
Per una tv commerciale, il numero di “video visti” è la metrica più
importante poiché più rilevante per gli investitori pubblicitari: ogni
video cliccato dagli utenti è infatti preceduto da un inserimento
pubblicitario correlato (i cosiddetti pre-roll)” (Milanofinanza.it). Inoltre
(Italia Oggi): “… nella categoria tempo speso 2022 la propria proposta
editoriale è risultata leader nei periodi più rilevanti per gli investimenti
pubblicitari, le cosiddette stagioni di garanzia …Con circa 266 milioni di ore
viste (265.963.547 per l'esattezza) Mediaset è il primo editore tv italiano per
tempo speso nelle stagioni di garanzia. Al secondo posto, la proposta del
servizio pubblico televisivo con circa 227 milioni di ore (227.289.739)”.
Ormai la dichiarazione
di guerra è stata consegnata agli ambasciatori: non ci sarà più minchiata
sparata da Viale Mazzini senza che corrisponda una bordata (magari minchiata
anch’essa) da Cologno Monzese. Purtroppo, non possediamo la strumentazione tecnica
e il tempo per fare un lavoro di verifica puntuale dei dati forniti ma, dopo
aver dato un occhio a Auditel Standard digitale e fatto un sommario confronto,
si fatica a trovare la fonte di tanto entusiasmo degli strateghi Rai.
Bene. Andiamo avanti
(forse indietro): nei giorni scorsi abbiamo scritto più volte del caso Minoli
che è tornato in video con Mixer ripassato in padella dopo 40 anni. sull’argomento,
ribadiamo, ha scritto solo il Fatto Quotidiano, a firma Gianluca Roselli, dove
già nel titolo si capisce il problema: “La
Storia siamo noi ma se la tiene lui: Minoli torna in Rai anche se non potrebbe
lavorarci”. Non potrebbe o non dovrebbe. Nel primo caso si può supporre une
potestà dubitativa tutta da verificare, nel secondo una determinazione ostativa.
Allora, delle due l’una: o quanto scritto corrisponde al vero (“ …a fronte del contenzioso,
Minoli non potrebbe lavorare per la Rai”) oppure non è vero (si può fare ..a
condizione che etc etc ). In altri termini: esiste o no una disposizione che vieta di avere collaborazioni con la
Rai in presenza di un contenzioso legale si o no? Se la norma esiste va
applicata, altrimenti Minoli non solo vincerà la causa legale milionaria ma
vedrà la Rai soccombere tragicamente in giudizio: come è stato scritto sarà “Cornuta
e mazziata”. Domandina semplice semplice: ma il Cda ne sa qualcosa? Il
magistrato della Corte dei Conti che vigila sulle finanze Rai non ha nulla da
osservare? Certo, c’è sempre la variante “stellare”: come ha scritto La Stampa
nei giorni scorsi si può sempre immaginare un futuro ticket Soldi, Minoli e
Sergio alla guida del VII piano e allora, in quel caso, una mano lava l’altra e
tutte e due lavano il viso. Ma, supponiamo, che ci sarebbe ben altro da lavare
oltre che il viso.
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Cordiali saluti!
RispondiEliminaSono Dalia RICCI, nata nel giugno 1945 a Lajatico, titolare di un'impresa commerciale.
Essendo sterile, ho perso il mio defunto marito durante la crisi pandemica.
Soffrendo di distonia, i test medici rivelano pochissime opzioni di follow-up.
Mio padre religioso, mi ha consigliato un'opera sociale per ringraziare Dio della sua benedizione.
Non avendo né eredi né parenti stretti e conosciuti, ho deciso di donare 518.000 euro e trovare una famiglia adottiva per la mia affezionatissima cagnolina Mila.
Per amministratore legale, rispondere alla-mail sottostante.
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Che Dio sia con noi!