giovedì 19 gennaio 2023

La Televisione e il dito nell'occhio del racconto mafioso


La cattura di Matteo Messina Denaro è come un dito nell’occhio nella lettura mediatica dei grandi fenomeni che avvengono nel Paese: da un lato acceca e riduce le capacità visive, dall’altro aumenta, concentra e migliora sull’altro occhio le possibilità di “vedere” meglio quanto avviene nel mondo circostante.

Ieri sul Corriere (Polito) è stato riproposto un problema millenario: necessario sempre porre il dubbio, la domanda, l’interrogativo, la ricerca del perché succedono fatti e avvenimenti con l’obbligo di approfondire e porre domande. Per quanto ci riguarda ci riteniamo antesignani del presocraticismo. Siamo nati e cresciuti nel sospetto, nell’incertezza e nell’ambiguità di verità mai svelate, di circoli viziosi di omertà e bugie. Appunto, le  grandi bugie di Stato mai svelate. Trame e complotti, misteri e occultismo di vario genere hanno accompagnato da sempre  la storia della Repubblica. Non fa eccezione, ovviamente, la cattura di Matteo Messina Denaro. Perché non si dovrebbero suscitare legittimi dubbi sul come, sul dove e sul quando è avvenuta la cattura? E perché non dovrebbe porsi la solita semplice domanda: ci stanno raccontando tutto e come la stanno raccontando questa vicenda (Federico Geremicca, La Stampa)? La televisione, in particolare, come propone il “racconto” di questa cattura?  

Partiamo dalle immagini: è una cattura ad alto contenuto visuale. Tutto sembra “organizzato” a favore di telecamera: il luogo dove avviene la cattura, avvenuta nel cuore della città, a poca distanza dalle sedi operative di vari soggetti interessati al suo arresto, il personaggio che esce senza manette, i covi,  le conferenze stampa e le varie dichiarazioni dove (curiosamente) è assente “visualmente” la Polizia di Stato ma solo Carabinieri. I testi a supporto dei servizi televisivi sono tutti indirizzati a sostenere il legittimo sentimento di soddisfazione per l’arresto del capo mafioso. Tutto il resto si pone in secondo piano. Il racconto televisivo e giornalistico è tutto incentrato sulla cronaca fattuale. Solo incidentalmente emerge il legittimo dubbio sul come e sul perchè si è giunto solo dopo 30 anni alla sua cattura di cui, si specifica e si sottolinea,  che non ha previsto trattative di alcun genere ma solo “investigazione pura”. I servizi televisivi si soffermano a lungo, spesso e volentieri, su dettagli narrativi apparentemente irrilevanti per comprendere appieno il valore della notizia: la giacca, gli occhiali, i corridoi della clinica "che profumano di pulito" . E non si tratta di un “atteggiamento narrativo” secondario. La decisa marcatura del racconto sul piano della cronaca toglie indubbio spazio sia all’impaginazione complessiva del giornale rispetto alle altre notizie, sia alla lettura analitica del fatto specifico. Fatte X le pagine o i minuti dedicati all’argomento, è assolutamente evidente che questo fattore è in sottrazione rispetto al totale delle altre pagine o minuti complessivi di cui un giornale dispone. Semplificando: "dietro la notizia, niente".

Verrebbe la tentazione di sostenere una tesi forse riduttiva e banale ma non priva di fondamento: alcuni avvenimenti “cascano a fagiuolo” e non pare vero di poterli utilizzare a favore di una “distrazione” mediatica rispetto ad altri di non minore importanza. Il caso di scuola è l’attentato a Togliatti nel 1948. Certo, come sostengono alcuni nostri lettori “L'arresto di Messina Denaro è una notizia che avrebbe fatto comodo a qualsiasi Governo”. Ma oggi fa più comodo assai … al Governo Meloni di quanto non avrebbe fatto comodo ad un governo precedente. La variante è solo nella capacità del Governo di turno di essere in grado, di avere la forza operativa e “contrattuale” per “far accadere” il fatto e creare la notizia. In questa circostanza storica e politica, non pare vero al Governo di turno di potersi permettere questa “distrazione” di tale livello così trasversale in grado di spostare l’asse di attenzione dell’opinione pubblica da altri problemi che pure l’affliggono. Per rendere poi "notiziabili" certi fatti si richiede che, per loro natura intrinseca, debbano essere ridotti e frantumati in dettagli: da un lato sembrano arricchire il racconto, dall'altro invece stordiscono e annacquano la comprensione.

C’è poi un terreno di riflessione che investe la vicenda Messina Denaro più trasversale e complessa che ci riporta al cuore del dubbio socratico. Non è necessario essere esperti di questioni o storia di mafia per sapere che si tratta di un fenomeno criminale organizzato che ha radici profonde e gode di complicità e connivenze in almeno quattro livelli. Il primo è strettamente sociale e locale, composta dalla sua famiglia e da quanti insistono nel suo territorio. Il secondo vede coinvolti vasti settori sociali contigui (la “borghesia mafiosa” di cui ha parlato il Procuratore di Palermo). Il terzo si riferisce alle zone oscure, grigie e opache composte da servizi deviati, logge massoniche e circoli di interessi imprenditoriali di vari genere. Il quarto, forse il più rilevante, si riferisce alle complicità più o meno occulte con la politica. Da sempre, da quando inizia la storia delle organizzazioni criminali in Italia, si è posto il problema del rapporto con il potere politico e, da sempre, non si è mai sciolto il nodo gordiano.  Last minute: c'è infine un quinto livello assai più complesso e trasversale. Si tratta del livello mediatico, ovvero di come di come si descrive il fenomeno criminale organizzato che non è solo "Gomorra" o la "Banda della Magliana". ma questo è un capitolo tutto da scrivere.  

bloggorai@gmail.com


ps: l'immagine di copertina si vede bene?

grazie per eventuali segnalazioni


 

1 commento:

  1. Cordiali saluti!
    Sono Dalia RICCI, nata nel giugno 1945 a Lajatico, titolare di un'impresa commerciale.
    Essendo sterile, ho perso il mio defunto marito durante la crisi pandemica.
    Soffrendo di distonia, i test medici rivelano pochissime opzioni di follow-up.
    Mio padre religioso, mi ha consigliato un'opera sociale per ringraziare Dio della sua benedizione.
    Non avendo né eredi né parenti stretti e conosciuti, ho deciso di donare 518.000 euro e trovare una famiglia adottiva per la mia affezionatissima cagnolina Mila.
    Per amministratore legale, rispondere alla-mail sottostante.
    Daliaricci01@gmail.com
    Che Dio sia con noi!

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