martedì 10 gennaio 2023

La Rai e la Democrazia "difettosa"


Non tutti sanno che il nostro Paese è considerato una “democrazia difettosa” nella graduatoria degli Stati democratici del mondo. Nel report annuale dell’Economist Intelligence Unit - Feb 2022 - EIU - The China challenge l’Italia è collocata al 31° posto tra il Botswana e Capo verde. Nella sezione delle democrazie imperfette (Flawed democracy) le altre sono: piene, ibride e autoritarie) al primo posto compare la Francia al 21° posto e seguono di poco Israele e Spagna mentre gli Stati Uniti sono al 26° posto. India e Brasile rispettivamente al 46° e 47° posto. Le categorie con le quali viene stilata la classifica sono: processi elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, politiche culturali e libertà civili. Si tratta di categorie che, in vario modo, si intersecano e si possono declinare anche attraverso i meccanismi della comunicazione pubblica dove, è facile supporre, che la Rai assume un ruolo assolutamente centrale.

Per questo motivo ci sembra interessante segnalare il documento sulle democrazie occidentali utile ad introdurre una sommaria riflessione che da giorni si avverte nella narrazione mediatica di alcuni recenti eventi e, in particolare, quello dei giorni scorsi per quanto accaduto in Brasile.  

Cerchiamo di mettere in ordine tre “notizie”: la morte del Papa Emerito Ratzinger, quelle di Gianluca Vialli e l’assalto della destra bolsonara in Brasile. Abbiamo avvertito una “pesatura” ovvero una rilevanza delle modalità e della quantità di spazio occupato relativamente anomalo. Nel caso di Ratzinger è apparsa del tutto evidente una lettura della notizia pienamente funzionale allo “scontro” non solo teologico ma anche sociale e dunque politico tra una Chiesa pastorale, ecumenica e conciliare avversa a quella dogmatica integralista e curiale. Se è lecita una sommaria e arbitraria lettura si può intravvedere da un lato, a sinistra, Bergoglio e la sua dottrina aperta e dialogante, interrogativa (“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”) e dal versante opposto Ratzinger considerato pressoché unanimemente conservatore e tradizionalista, sommariamente di “destra”. La notizia della scomparsa del Papa Emerito assume un peso molto rilevante dove il “racconto mediatico” sembra orientarsi più a indebolire la figura di Bergoglio che non a sottolineare le virtù di Ratzinger. Subnota a margine: proprio oggi la Meloni incontra Papa Francesco dove su alcuni grandi temi non si può certo dire che ci sia unanimità di vedute (accoglienza, guerra etc).

La notizia della scomparsa di Vialli pure appare anomala nella sua rilevanza e posizionamento mediatico. Senza nulla togliere al dolore e al ricordo di un grande sportivo, si può osservare anche in questo caso un “peso” alquanto difficile da comprendere nella gerarchia dello spazio giornalistico.

Infine, quanto successo domenica sera in Brasile e il ritardo abissale con il quale la Rai ha coperto la notizia merita una nota a parte. La prima notizia appare con un lancio dell’AGI alle 19.49. Nella redazioni di Tg e Gr della Rai c’è tutto il tempo per capire al volo cosa stava succedendo. Eppure, passano alcune ore prima che il Tg3 aprisse una finestra informativa. Eppure, grosso modo, appare una notizia di rilievo assoluto meritevole anche di interrompere una trasmissione, fosse pure il grande successo della fiction di Lolita Lobosco. Non avviene nulla di tutto questo. Perché? Forse perché a Viale Mazzini non c’è nessuno che presidia la Newsroom (che non c’è!) e che, di conseguenza, nessuno è in grado di proporre/imporre un atto giornalistico di tale rilievo? Forse perché è domenica sera e le redazioni sono alquanto sguarnite? Oppure è successo che ci siano state telefonate convulse tra direttori e alla fine “qualcuno” ha deciso che non si doveva fare nulla e rinviare tutto a dopo le 23? Per quanto ci hanno riferito è buona la seconda. E la “lettura” di questa scelta è eminentemente politica: Bolsonaro e la sua destra hanno una matrice che riscuote molte simpatie con la destra italiana e, ne consegue, che qualcuno possa aver ritenuto che sia stato bene tenere basso il “volume” della notizia. Ecco apparire evidente un "perchè" la nostra democrazia è difettosa anche nella comunicazione pubblica: troppo soggetta e vicina al Governo di turno.

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