giovedì 15 febbraio 2024

SPECIALE: la RAI e la "guera" del bottone


Sprovveduti allo sbaraglio o menti raffinate che tramano e complottano? Tutto il clamore durante e dopo Sanremo a chi giova? Da alcuni giorni dentro e fuori Viale Mazzini si dibatte e si riflette. Anche noi abbiamo cercato di capire: riassunto di una lunga giornata di chiacchere e pensieri in libertà.

“Avete voluto ‘a guera? E mo’ famo ‘a guera!” ipse dixit tanti anni addietro un autorevole dirigente Rai quando Bloggorai ha calpestato  per la prima volta il corridoio famigerato del VII piano di Viale Mazzini. Erano i tempi di Pasquarelli di stretta osservanza DC e di Manca di forte ispirazione PSI. Formalmente amici, sostanzialmente si sarebbero bucate le gomme delle macchine l’uno contro l’altro. Il bello era che i più agguerriti non erano loro in quanto tali ma gli scudieri, i portaborse o portaqualchecosa… andava tutto bene purché portavano qualcosa. Il corridoio era disseminato di bucce di banana, trappole  e trabocchetti di ogni sorta. Le battaglie per i “moduli” delle stanze dei dirigenti hanno sempre fatto storia. Persino la disposizione delle camere di albergo nelle trasferte era oggetto di aspra contesa. Vedi ad esempio Sanremo: ci volevano giorni di aspro dibattito, quasi scontro ai limiti del fisico, per decidere quanti biglietti omaggio spettavano all’una o all’altra parrocchia. Cosa che, ci raccontano, più o meno è successa pari pari all’ultimo Festival.  Da allora, per quanto abbiamo visto, poco o nulla è cambiato. Compresa la gestione dei rapporti con alcuni giornalisti.

Figuriamoci se oggi possa stupire leggere che tra Sergio e Rossi è scoppiata la guerra. Non stupisce anzitutto per una banale constatazione: il conflitto era intrinseco nelle loro nomine, nel meccanismo che li ha portati al governo della RAI. Un passo indietro: a febbraio 2021 era salito a Palazzo Chigi Mario Draghi e tra le prime grane c’è il rinnovo dei vertici RAI. Eravamo ancora in piena emergenza COVID con la campagna vaccinale in corso. I partiti erano tutti sotto schiaffo: Draghi arriva come salvatore della Patria, non c’è tempo da perdere. Dal cilindro di Mago Mario escono i nomi di AD e presidente mentre dai cilindri dell’Associazione Maghi Italiani (le segreterie dei partiti) escono fuori i nomi dei quattro consiglieri che il Parlamento nomina e tutt’ora in carica. Come e da chi sono stati scelti, selezionati, con quali criteri e quale meccanismo di selezione nessuno lo sa. Ovviamente, i partiti che li hanno votati tacciono, incassano e portano a casa il risultato, con buona pace di “fuori i partiti dalla RAI”.

Inizia l’avventura di Fuortes e Soldi (anche se i nomi di cui si parlava erano altri, esempio Matteo Maggiore) e non si può dimenticare quella partita indiretta giocata da Draghi con Scannapieco a CDP (anche lui ex della BEI con Maggiore). Ci sono in ballo una montagna di soldi da tenere sotto controllo e Mago Mario piazza una parte dei suoi fedelissimi (ma non tutti). Da tenere bene a mente un  nome che tornerà utile: Giancarlo Giorgetti ministro allo Sviluppo Economico (già, sempre lui). A Viale Mazzini per Mago Mario non tutto gli riesce gran che bene: la logica dell’emergenza e della fretta potrebbe averlo tradito. Nel 2022 arriva la Meloni e comincia a scalpitare: “Voglio la testa di Garcia”. Dopo tanticchia di tira e molla tra Firenze, Venezia e Napoli alla fine si decide: Fuortes si “dimette” dalla RAI e si trasferisce sotto il Vesuvio (non è andata poi gran che bene: Lissner reintegrato e  Fuortes disoccupato e il suo profilo Wikipedia non è aggiornato).

Nel frattempo, le trombe strombazzavano. In ogni dove si leggeva che la Meloni  aveva il ”suo” uomo di fiducia prima strapazzato e ignorato. È giunta la sua ora che il Destino ha segnato: “Intanto vai a fare il DG e poi .. si vedrà … magari se ti comporti bene … vedremo se potrai diventare il Nuovo AD al momento giusto”  sempre che non emerga un nome nuovo (Chiocci???). Però, ca va sans dire, occorre qualcuno che lo nomina. Zacchete: arriva Roberto Sergio e “ci penso io!!!”. Beninteso: nessuno lo potrà mai affermare con assoluta certezza, però in ogni dove si legge che tra gentiluomini sembra sia stato sottoscritto il Patto di Ferro: oggi a me, domani a te. Ora, come si usa dire, un conto è parlare di patti, altro conto è farli rispettare. Sergio ci ha preso gusto e Rossi ancora non ha assaporato il calice, anche perché tira una certa aria: da Palazzo Chigi arrivano soffietti sgradevoli. Fatto sta che il “magheggio” SergioRossi passa con relativa tranquillità. Pochi battono i pugni sul tavolo, anzi. Criteri, selezioni, trasparenza? Puah ... che noia !!!

Ora però le carte in tavola si rimescolano da sole, per magia e per sotterfugio. Tutti contro tutti e l’un contro l’altro armato. A confronto, i bei tempi di Pasquarelli e Manca il quadro era semplice. Ora no. La Meloni rischia di fare cappotto e stravincere alle europee e i suoi soci rischiano si cappottare mentre gli altri non sanno bene cosa fare. Occorrono gli sciamani: i maghi non sono più adeguati. Traslato modo, vale per il nuovo vertice di Viale Mazzini: nessuno oggi, tra Governo e opposizione, sa che pesci prendere. Se vincesse la Meloni a piene mani, e se cosi fosse, il Cda Rai si potrebbe trasferire direttamente sotto la colonna di Piazza Colonna. “Non si può fare” è il grido di guerra che unisce M5S, PD e Lega. Come impedirlo? Semplice: gli buttiamo tra gli ingranaggi sabbia e acido muriatico. Una buona idea è sostenere Sergio contro Rossi e vedere di nascosto l’effetto che fa. Però, magari , se s’ha da fare … s’ha da fare preso, subito. Oppure, male che vada, tirare fuori dal cilindro un nome a sorpresa e portarla per le lunghe, dopo le elezioni … con un nome tipo Marcello Ciannamea che da tempo viene indicato “in quota” Lega. E se non fosse lui ci sono altri nomi che girano (ma ve li raccontiamo uno alla volta, altrimenti dicono che si “bruciano”… almeno due).

La “guera” ??? Sono solo scaramucce.

bloggorai@gmail.com

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