lunedì 12 febbraio 2024

RAI e Sanremo o viceversa: ragioneria e filosofia a confronto


Nel mentre e nel quando cala la polvere su Sanremo, oggi è la volta della ragioneria del giorno dopo e della 
filosofia del giorno prima.

La ragioneria sui dati di ascolto è scatenata, gli aggettivi e i superlativi sono terminati e sarà necessario coniarne di nuovi. “Record assoluto” …  “successo clamoroso” … “mai visto prima”… “boom di ascolti” e così via. Due corollari di queste affermazioni poi si concentrano sui “giovani” e sulla “centralità” della Tv. Per non dire, infine, l’assioma “vince Sanremo ergo vince la RAI” che poi, per estensione semantica “vince il Servizio Pubblico” come se fosse sempre la stessa cosa. Ed è a questo punto che si scatena l’inferno del dibattito filosofico: quando i numeri dei telespettatori sono alti significa che la RAI svolge il suo ruolo di Servizio Pubblico, altrimenti, forse, no. In altri termini (il dibattito si infiamma) quando e come si Rai esercita il suo ruolo di Servizio Pubblico (e quando no)? Apriti cielo.

Allora, proponiamo la nostra lettura e, in ordine, vediamo questi aspetti uno per uno.

Il “record di ascolti”. Se il successo di una trasmissione fosse determinato solo dai numeri di ascolto la Rai potrebbe risolvere buona parte dei suoi problemi quotidiani in modo molto semplice (e in parte lo fa). Invece di perdere tempo con programmi “usa e getta” di ispirazione governativa sarebbe sufficiente proporre repliche di Montalbano una volta a settimana (come già in parte avviene). Sarebbe sufficiente proporre “vecchie glorie” del cinema, del bel canto o dell’avanspettacolo e uno share decente è garantito. Techedechè per tutta l’estate è una garanzia come Un Posto al Sole tutto l’anno e pure più volte al giorno. Se poi volesse (o potesse) acquistare un po’ di grande sport o di grande cinema andrebbe di lusso. Infine, come una volta un autorevole dirigente ci disse, se la Rai volesse proporre una trasmissione sulla “sensualità” degli italiani (magari in fascia protetta) il successo sarebbe certo. Sintesi: fare il “record” per una manciata di giorni e poi galleggiare (con lieve tendenza all’annegamento) per il resto dell’anno non sembra una grande consolazione.

I “giovani” tornano a guardare prima la televisione e poi Sanremo. Clamoroso! Sarà, ma qualcosa non torna. Lo snocciolamento di dati e numeri fa esultare gli esegeti del “indubbio successo”. Si legge che sul “totale dei giovani” che erano davanti alla televisione durante il festival quelli che hanno seguito la gara canora sono tanti ma non si dice quanti erano. Poi, ci si dimentica di Villa Arzilla che, per fortuna, regge botta con il sincero applauso a Gigliola Cinquetti, Gianni Morandi &C. In altri termini: lo zoccolo duro dei telespettatori di Sanremo è sempre nella fascia “alta” over 55 però uno “zoccoletto” transitorio ed effimero di “giovani” avanza e “tornano” a guardare la TV, magari solo per queste cinque sere perché le altre serate, per il resto dell'anno, male che vada, guardano altro come Amici di Mediaset, X Factor, MtV e via trotterellando. 

Il Total Audience Auditel non lascia scampo: i “giovani” non guardano la RAI (nella fascia 14/34 il 9% esattamente come lo scorso anno). È vera gloria? Forse si, sostengono alcuni, perché almeno per una frazione di tempo e di spazio indefinito (o meglio finitissimo) sono stati sottratti alla malvagia concorrenza (salvo poi esultare per la vittoria di un prodotto Made in Maria De Filippi che gongola).  

La centralità della Tv. Certo, per fortuna e non sappiamo per quanto tempo ancora (dicono il 2030), la TV generalista e digitale terrestre è centrale nella vita mediatica degli italiani. La carta stampata è in declino e il Web in crescente espansione. Ci sono “altre” tv che avanzano dove invece la RAI arranca o è del tuto assente (non ci sono risorse!!!). Punto. Difficile proseguire oltre nelle previsioni e nelle constatazioni se non con le sfere di cristallo. L’affermazione corretta è semmai “la Tv resiste ma non crolla giammai la cima per soffiar ‘de venti”. La notizia è che resiste e non al contrario che si sviluppa e cambia direzione. Sono gli altri soggetti, le altre piattaforme, gli altri prodotti editoriali, le altre tecnologie che si affermano. Vedi il 4K RAI: c’era e quasi nessuno lo sapeva.

Il Servizio Pubblico e ed “è” Sanremo. Qui il tema diventa incandescente. L’assioma appare perfetto: Sanremo racchiude, rispecchia e sintetizza tutto e il contrario di tutto e quindi “è” il Paese e la RAI non fa altro che riproporre in forma mistica questa sintesi. Dunque, “Sanremo è il Servizio Pubblico”. Storditi da tanta sicumera cerchiamo un conforto con tutto ciò che gli sta dentro e intorno. Cosa c’è “dentro” Sanremo? Cosa e come “racconta” il Paese? Già, quale Paese? Il Paese del Segno della Croce e dell’universo LGBTQIA+? Il Paese che non sa da che parte stare sul tema della pace o della guerra. Oppure il Sanremo che propone una “gara” con sospetti vizi di "funzionamento" sul meccanismo di voto è un bel racconto da proporre agli italiani? Fu vera gloria la vittoria annunciata della Mango e il voto della Sala Stampa RAI e delle radio (quali?) che ha ribaltato il televoto? Sanremo che propone presunte irregolarità e violazioni sulle regole della raccolta pubblicitaria palese o occulta (vedi multa AgCom dello scorso anno) e tutto passa inosservato come se nulla fosse? Però, alla fin fine, si gongolano pure su questo: “record” di raccolta pubblicitaria e i conti Rai prendono una boccata di ossigeno: senza Sanremo ci sarebbe solo la canna del gas. Si capisce bene l’enfasi sul “successo”. E “intorno” a Sanremo cosa succede? Quanto incidono le lobby delle case discografiche, quelle degli agenti artistici in questo "successo"? Fatte le debite proporzioni e distinzioni, forse è vero che “Sanremo sta al Paese come la Rai sta a Sanremo”.

Bene, concludiamo con una battuta sui tanti filosofi del giorno prima. Per il resto dell’anno tacciono, borbottano sottotraccia, bofonchiano e rimembrano i bei tempi andati, poi, improvvisamente, Sanremo li riporta in prima fila e si esaltano attoniti e smemorati di quanto avvenuto solo pochi giorni prima. Il taglio del canone operato dal Governo Meloni ha forti sospetti di incostituzionalità? Come non detto, nessuno si è preso la briga di chiedere e verificare. Il nuovo Contratto di Servizio (del quale si sono perse le tracce in attesa di capire se e come verrà modificata la norma dell’art. 15,3 che prevedeva la transizione al DVB-T2 entro il 10gennaio) non ha fatto battere ciglio nonostante le gravi carenze (vedi il famigerato Allegato1). La Governance e il nuovo Cda che si dovrà, forse, rinnovare a scadenza naturale o forse dopo le elezioni? Boh... intanto ognuno si propone la “sua “riforma” e gli Stati Generali si faranno “dopo” (Sergio dixit).

La “nottata” di Sanremo è passata. Oggi è un altro giorno e abbiamo tanto ancora per divertirci. Ora si tratterà di decifrare un problemino assai interessante: Sanremo chi ha avvantaggiato nella corsa alla successione o permanenza al vertice di Viale Mazzini?? Sergio, Rossi, nessuno dei due o un “terzo incomodo”?

bloggorai@gmail.com

 

 

Nessun commento:

Posta un commento