Le due interviste vanno lette insieme (un fatto anomalo che un AD rilascia dichiarazioni importanti due volte nel giro di poche ore). Nella prima dice “cosette” di un certo peso: “Prima degli Stati Generali …” ipse dixit come lo avesse deciso lui … poi sulla governance “ … Aspettiamo di vedere cosa la politica deriderà. Immagino che si riferisca al triennio successivo alla prossima consiliatura”. Poi ancora “Ricordo che l'ultimo piano industriale fu fatto da un tecnico: Gubitosi. Ringrazio la Presidente e l'attuale Cda”. Bum !!! Andiamo avanti: “Proprio non potevate fare a meno di vendere le quote di Rai Way? No, non si poteva evitare. Adesso vedremo con che modalità. È una operazione che serve ad avere risorse nel breve e a rafforzare l'equilibrio economico e finanziario dell'azienda”. Doppio Bum !!! e perché “non si poteva evitare”? Passano poche ore e Pier Silvio gli risponde per le rime “Non voglio essere troppo critico e capisco la necessità della Rai di fare cassa, ma mi sembra che vendere a pezzi un asset non sia la soluzione migliore. Penso sarebbe meglio provare a valorizzare interamente quell'asset al 100%”. Capita l’antifona? No… andiamo avanti e leggiamo ancora: sul canone sostiene che “… è essenziale la certezza delle risorse per poter rispondere agli obiettivi del Contratto di servizio con risorse necessarie e sufficienti” ovvero capra e cavoli senza l’una e senza gli altri. Non pago, prosegue “Pensate di chiedere o avete già chiesto una revisione della disciplina dei tetti pubblicitari? Non è nostra intenzione farlo” e al che, Pier Silvio si scoccia e sostiene “… giusta decisione, anche perché Mediaset avrebbe reagito e di quella contesa avrebbero fatto le spese le altre reti televisive”. Rimane un dubbio: dove nasce l’idea di innalzare i tetti pubblicitari a favore di RAI? A Viale Mazzini ne sanno qualcosa?
Si chiude in bellezza con un bel mistero: “Rai impreparata al DVB-T2? C'è stata la proroga al 1o settembre. Eravamo preoccupati che il passaggio avrebbe potuto causare per molti l'impossibilità di fruire del servizio pubblico…”. Triplo BUM, bum bum: per molti? Per quanti? Quali cifre ballano in termini di telespettatori, di famiglie già abilitate al DVB-T2? Quali sono i “numeri” giusti”: quelli forniti da Auditel o dalla FUB? In ogni caso il rischio è che siano tanti … troppi!
Bene. Giriamo pagina e veniamo a stamattina. Appena arrivata l’intervista su Italia Oggi ha fatto saltare giù dal letto più d’uno già dal titolo “RAI, organizzazione da rivedere. Verifico se è meglio tornare alle direzioni di rete”. D’un colpo solo spazza via anni e anni di dibattito e di lavoro di quasi tre Cda. Un vero fenomeno che piazza subito il colpo da Maestro con il quale, forse, segna il suo destino e, purtroppo, anche quello dell’Azienda. Leggiamo meglio: “Credo che solo un manager interno, con una profonda conoscenza dell'azienda, delle sue dinamiche e delle sue complessità, poteva provare ad avviare un percorso virtuoso al fine di creare una forte discontinuità, un po' come ho fatto in radiofonia negli scorsi anni. E credo che questo sia il valore aggiunto della scelta che è stata fatta quando nel maggio 2023 sono stato nominato amministratore delegato”. A quale “manager interno” stava pensando? Da Via della Scrofa fanno partire la contraerea: il Giornale d’Italia titola poco fa “Rai, salta il patto Rossi-Sergio a viale Mazzini, galeotta l’intervista di stamattina. La Lega (ma non solo) dietro l’”operazione Sergio”. Ma Rossi può contare su Giorgia Meloni. E Fiorello...”.
Bloggorai sapeva e scriveva da tempo (e sbagliava): non si può pensare a SergioRossi come fosse una cosa sola ma ben due, distinte e distanti, obbligatoriamente legati da un destino opposto. Due galli nello stesso pollaio non possono coesistere e cantare la stessa musica. Poi Sergio nell’intervista su Italia Oggi dice pure tante altre cose interessanti, ma tanto basta per far suonare tanti campanelli. Il più forte di tutti risuona nei corridoi di Viale Mazzini: il de profundis sulla direzioni di genere, prima ancora che il Cda se ne sia occupato ha gettato il sale sulle ferite aperte e mai rimarginate da quella riforma, allora definita strategica. E il bello è che quella riforma, come pure abbiamo scritto tante volte (pur con qualche malumore con alcuni nostri cari amici) era destinata a fallire. Si usa un eufemismo nel definirla un “caos organizzativo” dove il gioco è tutti contro tutti e nessuno che guida. Amen.
Allora, come si leggono queste parole e dichiarazioni bellicose? Chi ha pratica dei tavoli di poker sa di cosa si tratta. Ad un certo punto della partita, si può avvertire che le carte “girano bene” e si può tentare il colpo che sistema tutta la serata. Nel poker moderno si chiama “all in” e se va bene chiudi la partita e viceversa se va male torni a Villa Arzilla a vedere RAI Uno. Si tratta di capire se è opportuno forzare la mano e anticipare i tempi della prossima scadenza del Cda oppure attendere l’autunno (perché di questo potrebbe trattarsi). Le elezioni sono alle porte e nessuno è in grado di scommettere su cosa potrà succedere dopo. Si dice che Sergio potrebbe avere il forte supporto della Lega a tutto scapito di Rossi o di Chiocci che dir si voglia? Seppure fosse, oggi Salvini ha un peso … domani .. chissà. E il PD e il M5S? Non pervenuti: la Floridia ha pure sostenuto che se ne parla a settembre. Di cosa?
Chiudiamo con un piccolo aneddoto: ieri si è svolta in un’aula del Senato un incontro per la presentazione del volume Astrid su “La televisione del futuro”. Ci riferiscono una battuta colta all’uscita: “Come mai quando si parla di futuro del televisione ci sono solo Mediaset, Netflix e Sky? Chiede uno e un altro risponde “Perché la RAI non ha futuro”. I soliti malpensanti!
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