Ci siamo divertiti e ci divertiremo ancora nel giochetto di chi sale e di chi scende nelle “quote” dei candidati AD, Presidente, DG e consiglieri vari. Sulla stampa di oggi ce n’è in abbondanza. Anche Bloggorai potrebbe aggiungere di suo e ne ha da aggiungere. Però questa mattina proponiamo un altro ragionamento, a priori.
Tutto già visto, tutto già conosciuto, tutto già solo formalmente
condannato e soprattutto pure già ampiamente praticato. Questo a me, questo a
te, questo è suo e così via. Il contesto,
la cornice, dove avverrà la competizione, purtroppo, è ancora la Legge 220 del
2015 che pure, in questi anni, coloro che avrebbero potuto e forse dovuto cambiare
se ne sono ben guardati dal farlo. M5S e PD hanno solo apparentemente
presentato (o riesumato) vecchie proposte senza mai poi fargli assumere una
postura risolutiva: sono nel cassetto e li rimarranno per anni ancora. Questo è
e con questa Legge si dovrà fare i conti. Allora è giocoforza provare ad
immaginare se qualcosa, già da ora, subito, potrà essere fatto per cercare la
ricerca di una credibilità perduta sul tema “fuori la politica dalla RAI”. Nessuno potrà credere più al ritornello “fuori
i partiti dalla RAI” se non si introduce, già da ora, subito, qualche meccanismo utilizzabile pur CON QUESTA
LEGGE in grado di modificare nella percezione pubblica che si vuole
effettivamente cambiare qualcosa.
La possibilità esiste ed è pure facilmente e formalmente praticabile: almeno i partiti di “opposizione”, tutti, si possono impegnare a ricercare oggi, subito, i candidati che si dovranno proporre al prossimo Cda Rai con un sistema, con una logica “alla francese”. I vertici di France Tv vengono scelti attraverso un semplice meccanismo di preselezione delle candidature di carattere pubblico, compresa una audizione dei prescelti. I caratteri prevalenti che si evidenziano sono il “pubblico” e la trasparenza del sistema di selezione dei candidati per merito. Nel nostro caso, si tratterebbe di individuare prima del voto alla Camera e al Senato chi sono le persone sulle quali il Parlamento sarà chiamato ad esprimersi e non farli uscire dal cilindro delle segreterie dei partiti come è avvenuto finora. Questo è il meccanismo diabolico e perverso che va fronteggiato ora, subito, ed è possibile. È questa la logica intollerabile che può essere arginata.
La Legge 220 dice che “6-bis. I componenti del consiglio di amministrazione di designazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, di cui al comma 6, lettera a), devono essere eletti tra coloro che presentano la propria candidatura nell'ambito di una procedura di selezione il cui avviso deve essere pubblicato nei siti internet della Camera, del Senato e della RAI-Radiotelevisione italiana Spa almeno sessanta giorni prima della nomina. Le candidature devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina e i curricula devono essere pubblicati negli stessi siti internet”.
La Legge non lo prevede ma non esclude che, seppure autonomamente, i partiti non possano individuare i propri candidati da presentare subito al confronto e al dibattito pubblico prima ancora della presentazione formale dei curricula. Del resto, come sta avvenendo, il Governo, seppure in modo indiretto, si permette di proporre già da ora l’AD e magri pure presidente e DG perché i partiti di opposizione non possono fare altrettanto?
Si tratta di ricercare persone con comprovata esperienza, conoscenza e competenza nell’ambito specifico di cui si dovranno occupare. Si può lavorare per un percorso che possa prevedere che ai Cv dei candidati saranno assegnati punteggi da definire con criteri trasparenti e poi confrontati pubblicamente. Una volta preselezionata una rosa ristretta si chiederà loro di esporre, sempre pubblicamente, il loro programma di lavoro e la loro visione del ruolo che andranno a ricoprire. Solo a questo punto si potrà ipotizzare un sistema di voto che indicherà il/la candidato/a.
Allo stesso modo è necessario fissare un paletto su questa storia degli Stati Generali: o si fanno con tutti o non si fanno. Fare gli stati generali (muniscolo) del PD o del M5S o di chi alti ancora non ha alcun senso: sarebbe l’ennesima perdita di tempo di cui nessuno ha più voglia. Lo stesso dicasi per una riforma della Governance: potrà essere credibile e robusta solo se si immagina e propone un modello in grado di raccogliere il consenso di buona parte del Parlamento oppure saremo alle solite proposte destinata pestare l’acqua nel mortaio.
bloggorai@gmail.com
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