domenica 4 febbraio 2024

RAI: il punto di non ritorno e il fattore "tempo"



“Devastante” … “Un punto di non ritorno” … “Furbacchione democristiano rivisto e corretto” … “Tranquillo, stai sereno, fino a settembre non cambia nulla” e infine “Ne riparliamo dopo Sanremo”. Questi solo alcuni dei commenti che abbiamo raccolto tra i nostri lettori dopo le due interviste bum bum di Roberto Sergio prima al Sole e poi a Italia Oggi.

Per dritto e rovescio, queste opinioni si possono leggere tutte insieme senza che l’una si opponga o contraddica l’altra. Certamente c’è un prima delle interviste e un subito dopo dove tutto sarà diverso, anche nella relazioni tra le persone interessate (un certo Giampaolo Rossi alquanto silenzioso). Per chi è pratico dei tavoli di poker conosce bene la situazione: arriva un punto della partita, solitamente a poco prima della chiamata dei “giri”, dove il senso generale della serata più o meno è alquanto definito ed è difficile, specie per chi sta “sotto”, ribaltare l’esito. A meno che si prospetta una mano particolarmente invitante dove, perso per perso, è opportuno entrarci dentro fin quasi al limite dell’osso del collo.

Per quanto siamo riusciti a capire, la mossa apparentemente azzardata di Sergio si può leggere in questo modo: alla vigilia di Sanremo (dove sappiamo già che la raccolta pubblicitaria, perno di tutto il bilancio, sarà certamente favorevole) e alla vigilia delle grandi manovre del Cda in coincidenza delle prossime elezioni europee, l’AD sa di poter contare ora su forze potenti che lo sostengono. Ma non ha nessuna garanzia che potranno essere le stesse da qui a breve tempo. Abbiamo peccato di approssimazione quando Bloggorai ha scritto solo di un  supporto della Lega: c’è di più, molto di più e questo di più andava letto in filigrana nelle due interviste. C’è anzitutto un “partito RAI” sempiterno che non è solo la “vecchia guardia democristiana” alla quale comunque Sergio viene accreditato che vede all’orizzonte una ghiotta occasione di rinascita e rivincita. La sponda si trova pure in un certo “giro” limitrofo, bordeggiante, ondivago e percettibile tra un “certo” PD, una “certa” Forza Italia e un “certo” M5S tutti uniti e affratellati da un comune destino: fronteggiare lo strapotere della Meloni prima ancora che il possibile successo delle prossime elezioni possa aumentare e diventare poi difficilmente contrastabile. La forza di “questo” partito è determinata anche dal suo forte  legame con l’esterno: può contare su amicizie trasversali dove agiscono lobby potentissime, centri di potere ben distribuiti tra agenti artistici, società variamente assortite e consociate.

Questo “partito RAI” è pure lo stesso che ha visto (e gestito) con insofferenza la “riforma per generi” che Sergio ha picconato in un soffio solo due giorni addietro. Un’Azienda già sull’orlo di una crisi di nervi collettiva per quanto “non” avvenuto con quella cronaca di disastri annunciato, si trova ora con la mani nei capelli. “Tana libera tutti, si torna alle direzioni di rete, i direttori di genere sono estinti, come i dinosauri” ci dice sconsolato un nostro caro ex collega che prosegue “Il bello è che la proposta dell’AD è tornare indietro, all’usato sicuro e nessuna idea sul futuro dietro l’angolo”. Per non dire del Cda: i consiglieri sono stati informati di questa sua “uscita”? ne hanno dibattuto, hanno voto qualcosa in proposito? Per quanto ne sappiamo: NO.

Una prova provata della situazione “delicata” (eufemismo) in cui si trova la RAI? Eccola fresca fresca: a ridosso delle due interviste arriva alle “Strutture Aziendali Tutte” una bella circolare dove si comunica che verranno costituiti tre “Team di trasformazione ad alta priorità”. Prima ancora di rendere noto il Contratto di Servizio (perse le tracce) e Piano Industriale (sepolto sotto una coltre di cemento) la buona intenzione sarebbe di costituire un “Team per l’evoluzione dell’offerta informativa”, un “Team per l’evoluzione dell’offerta editoriale” e un “Team per l’evoluzione dell’assetto organizzativo”. Il bello, come al solito, si legge alla fine: “Per i sopra definiti Team, si indica anche un obiettivo temporale di chiusura dei lavori entro il 31 marzo 2024”. Firmato “Cordiali Saluti. L’Amministratore Delegato Roberto Sergio”. Amen.

Vorremmo aver letto male oppure pensato che si sia stato un errore di battitura: per quanto conosciamo la baracca, entro il 31 marzo sarà difficile pure trovare/scegliere/decidere chi ne farà parte. Entro una manciata di giorni si vorrebbe tracciare il "panorama multipiattaforma e multidevice" entro il quale si giocherà il futuro della RAI??? Fenomeni!!! Poi cosa vuol dire “evoluzione”? che significa, cosa implica in termini operativi? Sarà solo un pensatoio di anime belle e colte oppure una sede decisionale? A bene vedere è un’idea geniale, una volta si chiamavano “tavoli di lavoro”.

Chiacchierando amenamente, un nostro lettore esperto di battaglie napoleoniche ci ricorda le ore drammatiche di Waterloo non per come si sono trascorse effettivamente ma per come sarebbero andate diversamente se il fattore tempo (non solo meteorologico) avesse avuto altro peso (la pioggia del giorno prima e la dissennata carica della cavalleria di Ney) . Da non dimenticare mai che la battaglia ha preso la piega che tutti conosciamo solo a oltre metà giornata e fino intorno alle 16 Napoleone avrebbe potuto ancora rivolgere a suo favore la sorte avversa.

Già: sarà solo il “tempo” a decidere le sorti della partita. Muovere prima o dopo può cambiare tutto il destino.

bloggorai@gmail.com     

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