giovedì 22 febbraio 2024

La RAI e il suo futuro tecnologico

Foto di Isa KARAKUS da Pixabay

“Per comprendere i fenomeni complessi, come nascono, come si sviluppano e dove si dirigono, è necessario conoscere le persone che vi partecipano. In qualche modo, direttamente o indirettamente, devi averli visti negli occhi, intuito il loro mondo, percepita la loro architettura mentale. Altrimenti tutto ciò che appare è povero di sostanza. Sono le persone che fanno le cose e non viceversa”. Questa una vera perla di saggezza che ci viene regalata e che sottoscriviamo pienamente.

Premessa: i pilastri sui quali poggia il Servizio Pubblico sono: la sua Missione, il modello di governance, le risorse sulle quali contare e le tecnologie di cui dispone. Da giorni, settimane e mesi, Bloggorai si sta arrovellando i pensieri intorno al tema “futuro tecnologico del servizio pubblico”. Alla base di questi ragionamenti vi è un radicato fondamento: l’innovazione costa, i processi costano, gli aggiornamenti costano, i materiali costano. Il corollario di questo pensiero vi è che i soldi nelle casse di Viale Mazzini non ci sono o, per meglio dire, ci sarebbero se si volessero trovare la dove sono e sono sotto gli occhi di tutti.

Ne potrebbe conseguire un teorema problematico: si vuole sostenere il futuro tecnologico dell’Azienda si o no? Per quanto ci è dato capire e sapere, forse anche NO, sta benissimo così, nel suo Digitale terrestre, nelle sue modeste capacità e possibilità di essere presente sul mercato dove regnano incontrastati gli OTT, di non infastidire più di tanto i suoi diretti competitors che invece viaggiano alla velocità della luce. Vedi sempre il tema DVB-T2. Altro che “Digital Media Company” (mi raccomando, per carità, nessun accenno a “di Servizio Pubblico” perché altrimenti a qualche parlamentare della Vigilanza gli va di traverso dopo aver votato il Contratto di Servizio ora opportunamente accantonato in attesa di tempi – tecnologicamente – migliori). La DMC resta un oggetto del desiderio, un “toy tech” inarrivabile e irraggiungibile. La DMC costa e nessuno sa bene dove RAI potrà mai trovare le risorse necessarie per sostenerla. Vendita di RAI Way? 225 milioni? Ci compri le noccioline per le scimmiette dello zoo! I famigerati 430 milioni del recupero canone? Vedremo se e quando verranno erogati, forse e chissà per il prossimo anno, Governo volendo.

Per aggiungere, doverosamente, che la “tecnologia” da sola non basta: se non hai i prodotti buoni da far viaggiare, buoni da vendere in Italia e nel resto del mondo non vai da nessuna parte. Vale sempre il noto principio “Content is the King” e solo dopo “Tech is the Queen”. Sanremo da solo non basta e non si vive di sola fiction: vogliamo parlare di HD e di 4K??? Lasciamo perdere.

Ben, veniamo ai personaggi, alcuni dei quali Bloggorai ha avuto modo di conoscere direttamente, di averli visti negli occhi e fiutato le loro natura, seppure per poco e marginalmente. Iniziamo con l’AD Roberto Sergio. Notoriamente un uomo di “prodotto”, di Azienda, un manager di cui si dice avvezzo più alle parole che non alle pinze e ai cacciavite. Della sua esperienza come Presidente di RAI Way nessuno ricorda tracce rilevanti: quando arriva il momento importante della Società (la quotazione in Borsa) è fuori. Dicono di lui, si legge, che sia un “abile politico” navigato e di buone frequentazioni (Casini sembra suo grande amico). Ci dicono le nostre fonti che se gli si chiede la differenza tra una lavatrice e una nutria avrebbe qualche difficoltà a rispondere. La CDN? Di che si tratta? Le stesse fonti, malevole, dicono che quando gli si parla di “tecnologia” gli viene un attacco di orticaria. Dicono … dicono … le solite malelingue, congiure di Palazzo. Lasciamo perdere, sciocchezze, magari sono tutte balle e invece sa tutto di Mhz e della recente WRC-23 di Dubai. Certamente è grande tifoso di calcio (ma non vi diciamo di quale squadra).

Il secondo personaggio meritevole di attenzione è Roberto Cecatto, attuale AD di RAI Way, insediato al posto  di Aldo Mancino lo scorso anno. Ingegnere elettronico con indirizzo TLC entra in Rai nel 1987 e da allora segue un percorso tutto “tecnologico”. L’uomo giusto al posto giusto? Perché no! Forse. Prima di arrivare a Via Teulada era alla Direzione Produzione: ha lasciato un buon ricordo? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che, a maggio dello scorso anno, cambiata l’aria che tira al Governo e in vista di quello che potrebbe accadere, anche a RAI Way è ora di cambiare e Cecatto (dicono che sia in quota Lega, un partito “casuale”) sbarca in ticket con Pasciucco, ex CFO RAi e ex capo staff di Fuortes. Il “dossier” che ha tra le mani scotta e sul Sole del 6 giugno 2023 si legge “ … Secondo quanto riportato da indiscrezioni di stampa, infatti, il nuovo AD di Rai Way, Roberto Cecatto, avrebbe riaperto il dossier, riprendendo «i contatti con gli stakeholder per dare vita al gigante delle antenne Tv, un'operazione che avrebbe già il via libera del governo Meloni”... tutto chiaro? Forse si.

Il terzo personaggio è Stefano Ciccotti, attuale CTO RAI. anche lui ingegnere elettronico e anche lui entra in RAI nel 1987. Ne esce per alcuni anni dove svolge esperienze in Omnitel e Telecom e torna a Mazzini nel 1995 dove, nel 2000, viene nominato Amministratore Delegato di RAI Way fino alla sua quotazione in Borsa nel 2016. Lascia il campo a Mancino (nessuno ha mai capito bene perché) e poco dopo diventa CTO RAI. Alcuni lo definiscono “una figura ingombrante” e certamente lo è per qualcuno in particolare. Chi??? La sua esperienza, conoscenza e competenza della materia è fuori discussione. Come pure, si dice, la difficoltà a collocarlo in qualche “quota” politica. Già. Forse si tratta di troppa roba e questo, forse, non gli giova. È apprezzato quanto temuto. Questa ultima vicenda dei Tre Team sul Piano Industriale la dice lunga: del CTO non ci sono tracce ma solo una “comparsata" in uno dei 10 “sottotavoli” di lavoro su “Infrastrutture IT” cioè un ambito già di sua competenza. Sergio se lo è dimenticato? Forse no. I due hanno lavorato insieme per un certo periodo sotto lo stesso tetto a Via Teulada. Da non dimenticare che negli ultimi tempi sono andati in pensione (più o meno volontaria) figure importanti della sua direzione (Serafini, Balestrieri, Isola, Scotti etc etc) e non tutti adeguatamente sostituiti.

Rimangono due interrogativi strategici: di quanto budget dispone la RAI per innovarsi, investire e svilupparsi su questo fronte? Chi sarà la persona che “farà le cose tecnologiche” con il prossimo Cda? C’è una trama in corso dove qualcuno al VII piano sta già pensando ad altro, magari ad una risorsa esterna? Per fare cosa?

Bloggorai@gmail.com

 

Nessun commento:

Posta un commento