Diciamo che, tutto sommato, la mole di input che arriva ogni giorno è adeguata e sufficiente a garantire un Post. Succede però che, talvolta, ad esempio come oggi, non sia sufficiente. Succede che talvolta, il buco nero, la voragine che si crea dentro e intorno alla RAI è così grande che si fatica a mettere a fuoco le priorità e le evidenze.
Succede pure che i tempi non coincidono tra i diversi piani di lettura: ad esempio, i "tempi" di Sanremo non coincidono i tempi del resto dell’anno. Poco prima, durante e poco dopo il festival c’è tanto di quel materiale da rimanere storditi. Basta l’espace d’un matin e …puffete… scompare tutto e, come dopo una sbornia a base di un buon rosso umbro, ci si sveglia storditi e disorientati. Rimane quel sapore amarognolo di qualcosa che è andato storto la sera prima, di qualcosa che sta per capitare tra capo e collo e non si sa bene cosa e quando potrà avvenire. E, non appena i pensieri si rimettono in ordine e i concetti tornano chiari, subentra il fattore tempo. L’immagine è quella (reale per il sottoscritto) di un collezionista di orologi meccanici: ognuno viaggia con il suo “proprio” movimento” e seppure vengono caricati tutti nello stesso istante, succede che poco dopo ognuno si prende il “suo” tempo.
Per metafora anche la Rai, il Servizio Pubblico, sembra viaggiare fuori sincrono con i suoi quattro pilastri sui quali dovrebbe sorreggersi che invece "viaggiano" con altri tempi.
È fuori sincrono con la sua missione. Le leggi e le norme istitutive che istituiscono il Servizio Pubblico nascono in un “ambiente” politico, sociale, culturale e tecnologico ormai vetusto, ed è dire poco. È fuori sincrono con la sua “governance” che dal 2020 vive un tempo sincopato e dettato dalle volontà del Governo di turno. È fuori sincrono con le sue risorse: tra tagli del canone pubblicità in riduzione, nessuno sa più su quali Santi contare. Infine, è fuori sincrono con l’innovazione tecnologica che costa tanti soldi e richiede visioni e progetti e non ci sono ne gli uni ne gli altri.
Ecco, tutto questo, per dire, semplicemente, che oggi non c’è quasi nulla (forse senza il quasi) da segnalare o da commentare. Fortezza Bastiani è sempre lì, arroccata sui giardinetti di Viale Mazzini (ancora per poco, forse un anno). Poi, si vedrà!
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