Raggiunta un “certa” età succede che si usa ripetere frasi e
pensieri che ci hanno colpito negli anni precedenti. Così, succede, che per la prima
volta abbiamo scritto nel 2001 una frase tratta da Fiesta di Hemingway che merita essere ripetuta. E così,
succede, che ripetendola ne rivediamo tutta la sua plastica e sostanziale
verità:
“Come hai fatto a fare bancarotta? – Chiese Bill. In due
modi – Mike disse – Gradualmente prima e lentamente poi. – Chi ti ci ha
portato? – Amici- disse Mike, Io avevo un sacco di amici. Falsi amici”.
Eccole, in sintesi il concretizzarsi delle realtà
inesorabili, inequivocabili e indiscutibili alle quali stiamo assistendo: la
RAI affonda sotto le sue difficoltà economiche, le sua incapacità a reagire, la
sua ottusità a non comprendere che il suo mondo di riferimento normativo, sociale, economi e tecnologico insieme al suo
pubblico, è cambiato, cambierà ancora velocemente e difficilmente sarà mai più quello di prima.
Ogni giorno che il Buon Dio manda in terra non ci risparmia
nulla. Oggi leggiamo alcuni passaggi rilevanti. Ieri, nel pieno corso del dibattito
sulla prossima legge di Bilancio, abbiamo letto in una nota di agenzia (AGI)
che il Governo potrebbe raschiare il barile e trovare ulteriori 100 mln a
sostengo del Piano Industriale RAI (che ancora non esiste se non in bozze
fumose e segretate ... fino ad un certo punto) in aggiunta ai 430 mln già
previsti per il solo 2024. Ancora una volta, idee poche e ricche di confusione.
Già il provvedimento di taglio del canone potrebbe essere a fortissimo rischio
sia di incostituzionalità sia per l’intervento di Bruxelles come aiuti di Stato
non consentiti dalla normativa europea. Questa ulteriore ipotesi (si legge che “…
potrebbe rientrare anche il sostegno dell’esecutivo alla RAI per il Piano
industriale (c’è chi ipotizza circa 100 mln) in modo da compensare il taglio
del canone”. Non sanno più a che Santo votarsi: hanno pestato qualcosa di brutto
e non sanno come uscirne. Avere accontentato Giorgetti (e solo indirettamente
Salvini) ha innescato una reazione a catena che gli è sfuggita dal controllo perché
forse non era stata ponderata attentamente la risposta di Mediaset: “La RAI sta
bene così … non abbiamo alcun interesse a rompere questo delicato equilibrio a
noi del tutto favorevole”. Punto. Amen. Così è stato da decenni e così deve
restare per i prossimi anni. È probabile che Bloggorai dovrà cambiare missione
e nome: BloggoSet. Parlare di RAI (non di Servizio Pubblico che ormai sono
termini in corso di divaricazione costante) sembra non essere più tanto interessante.
Bene, il secondo elemento interessante della giornata che si
lega perfettamente a quanto scritto sopra lo leggiamo su La Stampa, a firma di
Paolo Festuccia con il titolo: “ll saccheggio della RAI”. Si tratta di una
colata di cemento misto a petrolio e in aggiunta una spolverata di cicuta: “L’ora
più buia della RAI si consuma tra i numeri” e chiude l’articolo con “ … senza
soldi, dunque, pochi programmi e niente eventi sportivi (n.n: vedi la rinuncia
alla Coppa Italia e non solo perchè come ci è stato detto “La RAI non se li può
permettere”) con il rischio di creare
una voragine tra una società "elitaria", che può accedere ad offerte
alte a pagamento e una società più debole con redditi mediobassi”. Un articolo ricco
di spunti molto interessanti ma pecca di alcuni aspetti che non si possono porre
in secondo piano: il primo è la contestualizzazione storica perché questo
declino è iniziato da tempo e pochi sono intervenuti a cercare di porre un
argine. La seconda considerazione riguarda il valore dei soldi: a Viale Mazzini
i soldi ci sarebbero pure, ma sono semplicemente gestiti e spesi male. Tra i
pochi a ricordarlo ci fu Gualtieri quando era Ministro al MEF, completamente
inascoltato e presto dimenticato. Quando si pensa alle inefficienze e agli
sprechi, denunciate anche dalla Core dei Conti, non si può non pensare a quanto
pesano le produzioni esterne, le inutili e costose coproduzioni e la voragine degli
appalti esterni, per non dire delle ricche provvigioni agli agenti artistici. Infine,
solitamente quando non ci sono i soldi si possono utilizzare le idee, che
invece latitano in tutti i fronti RAI: ieri ne abbiamo solo accennato quando
abbiamo scritto dei giovani vincitori del premio Giornalistico Morrione.
Costano poco e hanno un enorme valore simbolico: perché non utilizzarli in una
finestra in una delle tre reti generaliste?
Chiudiamo in bellezza: come dice il proverbio: “Puoi prendere
in giro qualcuno qualche volta ma non tutti sempre”. Ieri sera una trasmissione
tanto voluta e tanto pagata (of course … realizzata in coproduzione con la nota
società Fremanle) dal nuovo vertice di Viale Mazzini ha preso l’ennesima sberla
di ascolti e ha dato un ennesimo colpo al bollettino di tragedia RAI:
Arrivederci!
bloggorai@gmail.com
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