lunedì 13 novembre 2023

La Tempesta imperfetta del Servizio Pubblico

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

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Gli  avverbi temporali sono materia assai delicata e possono suscitare gravi irritazioni e malmostio quando vengono usati malamente. Nei giorni scorsi l’ufficio Stampa RAI ha titolato un suo comunicato con un “Mai in discussione leadership del servizio pubblico”. Ovviamente, si fa per dire, il “mai “ era inteso in senso dialettico, interlocutorio, probabilistico ed eventuale e non nel carattere perentorio e assolutistico che gli è proprio. Oppure, probabile, che la frase era carente di punteggiatura e magari si gli è venuto meno il punto interrogativo e quindi la frase corretta sarebbe potuta essere “Mai in discussione leadership del servizio pubblico?”.

Quanto successo tra ieri notte e sabato pomeriggio ci permette di mettere in ordine un paio di riflessioni su cosa si intende quando si “discute” il Servizio Pubblico. Ieri, “terza serata” cioè quasi a notte fonda, su RAI Uno è andato in onda uno speciale del Tg1 sulle guerre in Medio Oriente molto interessante ed istruttivo che ha permesso di leggere in modo abbastanza corretto e approfondito la storia di quella regione e dei popoli che vi abitano da secoli. Sabato pomeriggio, alle 16.30 su RAI Tre, è andata in onda la prima puntata di “Gocce di Petrolio” dal nome della già storica ed apprezzata trasmissione di informazione e approfondimento condotta da Duilio Giammaria. Due trasmissioni che, l’una per l’altra e per l’assoluta rilevanza dei temi trattati, valgono la prima serata, il grande pubblico, i numeri importanti di ascolto e non le nicchie residuali di una rete o di una fascia oraria. Altro che “goccia”.

Ecco, in questi due piccoli esempi si concretizza cosa si intende quando si dibatte della “leadership” del Servizio Pubblico e si comprende l’uso degli avverbi temporali usati fuori luogo. Per un aggiornamento puntuale di questa mattina vedi articolo su Domani La Rai dice addio al servizio pubblico Eppure l'approfondimento faceva ascolti”.

 A – Il Servizio Pubblico è e deve essere “sempre” in discussione per definizione e per sua stessa natura. I due termini si coniugano perfettamente tra loro: qualcuno fornisce un servizio (l’Azienda RAI) e altri ne usufruiscono (il Pubblico) e se questo lascia intendere segni di “sofferenza” (ascolti) ne consegue che il “servizio” non appare molto gradito e dunque può e deve essere messo in discussione.

B – La “leadership” di Servizio Pubblico non arriva come regalo di Natale: si conquista e si mantiene giorno per giorno, in ogni momento e in ogni atto, segno mediatico o dichiarazione che proviene dal suo interno. La “leadership” è un processo in corso di svolgimento: la sua attestazione è dinamica, viene da lontano e guarda avanti. Certamente la sua qualità e quantità non è responsabilità solo dei presenti ma anche di chi è stato prima.

C -  “Servizio Pubblico” e “RAI” sono oggi più che nel passato due termini che possono essere in collisione tra loro. Il primo si riferisce ad una esigenza prioritaria della collettività che ne sostiene il diritto alla sua prestazione tramite la fiscalità generale, quali che essi siano i servizi prestati: sanità, istruzione, trasporti etc. I “Servizi Pubblici” debbono mirare alla universalità e alla qualità delle prestazioni e non al profitto finanziario. L’ Azienda RAI invece, sottoposta in buona parte alla tagliola della pubblicità, deve invece garantire rendite diposizione ai vari soggetti esterni che gli parassitano intorno (agenti, società di produzione etc).

D – Altra dicotomia che si avverte è quella tra “Servizio Pubblico” e “politica”. Il primo, specie in questi ultimi tempi, è sottoposto ad una micidiale e distorsione istituzionale (nonché Costituzionale, vedi riduzione del canone): la sottile e strisciate tendenza a spostare il suo baricentro da “Pubblico” a “Privato” come si è visto in nodo inequivocabile con il recente Contratto di Servizio (KPI, Media Company, nessun obbligo specifico etc.). La “politica” invece sembra perseguire una strada strabica e biforcuta: da un lato invoca l’autonomia del Servizio Pubblico da essa stessa mentre dall’altro prosegue la sua occupazione manu militari.

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