RAI News: 00:56 02 Novembre - Appello di oltre 500 giornalisti per documentare la guerra a Gaza
Un appello per stabilire il principio che la stampa
internazionale dovrebbe poter entrare in zone di guerra come Gaza per poter
"fare il proprio lavoro" e documentare tutto ciò che accade. È stato
firmato in soli 3 giorni da 520 giornalisti europei, molti dei quali italiani.
E hanno aderito non solo gli inviati di guerra che si trovano a dover coprire
la Cisgiordania e Israele e non possono entrare a Gaza, dove sono in corso
massicci bombardamenti, ma anche cronisti e giornalisti di radio, tv,
quotidiani e agenzie di stampa di tutta Europa.
Quella in corso in Medio Oriente, si spiega nell'appello,
"è una guerra che ha ripercussioni in tutti i nostri paesi e sarà
fondamentale per il nostro futuro", ma per ora "possiamo raccontare
quello che vi accade solo dall'esterno". Da qui l'appello che è stato
firmato anche da giornalisti italiani come Giovanna Botteri della Rai, Alberto
Negri del Manifesto, Sigfrido Ranucci di Report, Giampaolo Cadalanu di
Repubblica.
Bloggorai si associa!!! E’ un dovere informare, è un
diritto essere informati e a Viale Mazzini/Saxa Rubra dovrebbero saperlo bene: possibile che solo due nomi tra i 2 mila
giornalisti RAI si sono associati a questa iniziativa?
Gli argomenti del giorno sono: la telefonata farlocca alla Meloni,
l’intervista del Tg1 al Papa e un articolo di Repubblica che rilancia a palle
incatenate il ritornello che da tempo si sente cantare sulla RAI ovvero “Tg
e programmi flop. La RAI affonda. Mediaset la sorpassa”.
Sulla telefonata farlocca c’è poco da aggiungere oltre a
quanto noto. Non ci sembra rilevante osservare il “buco” sulla sicurezza interna
a Palazzo Chigi dove magari ora forse pagherà pegno un consigliere o peggio
ancora un centralinista innocente. Tantomeno ci sembra rilevante, per quanto costituisce
la vera notizia centrale, il tema del cambio di rotta sulla guerra in Ucraina dove
si recede la necessità di fare i conti anche con la Russia. Il tema che emerge
con forza è la capacità complessiva di assumere una postura adeguata da Capo di
Governo e di chi ne fa parte (amici, parenti e conoscenti). Tra le esternazioni
di Giambruno e le telefonate farlocche, nel mezzo c’è la palude di una politica
di governo confusa e ottusa che, giocoforza, con le debite proporzioni, si
riverbera pure sulla RAI.
Ecco che veniamo all’intervista al Papa andata in onda ieri
sera dopo che negli anni scorsi era stata negata alle telecamere RAI. Perché ora
è stata concessa al “nuovo” Tg1 targato Chiocci (l'amico imposto fortemente dal
Governo). Come al solito, nulla avviene mai per caso e figuriamoci se al Santo
Padre sfugge questa regola umana e terrena. Il tema è la forma (Tg1, Chiocci,
RAI etc) o il contenuto dell’intervista? Abbiamo forte la sensazione che sia
prevalente il contenitore rispetto al contenuto: Papa Francesco ripete da tempo,
inascoltato, le stesse sante parole di saggezza e ragionevolezza sulla pace, sul
rispetto dei diritti umani e, in particolare, rispetto a quanto succede a Gaza,
la proposta decennale di “due popoli, due stati”. Qualcuno ieri ha parlato di “scoop”
ma non si capisce dove e perché se non solo perché l’intervista l’ha fatta il
Tg1, ovvero il direttore amico del Governo Meloni. Sarebbe interessante sapere quanti minuti è stato inquadrato il Papa e quanti Chiocci: a momenti sembrava che l'intervistato fosse lui. Un po’ poco per un vero scoop.
Infine, l’articolo di Repubblica firmato Giovanna Vitale, dove si legge: “È il capolavoro dei vertici sovranisti di Viale Mazzini: dei loro nuovi palinsesti, dei conduttori e dei direttori di provata fede che rischiano di affondare la Tv di Stato… Francesco Siliato: L'editore Rai fa meno audience di Mediaset perché perde di più sia in prima serata che nella media dell'intera giornata. Un risultato che prescinde dalla circostanza che uno ha tredici canali e l'altro sedici (tre, kids, in comproprietà). Semmai, tale divario dimostra che Mediaset ha puntato sullo sviluppo e ha investito, attivando un nuovo canale ogni due anni, mentre il servizio pubblico è rimasto fermo, ha rinunciato a crescere: il suo più recente, RaiS, è nato nel 2010… Ma perché non funziona? «Stanno facendo una tv più vecchia di quella che c'era prima», conclude l'esperto. «Hanno indebolito la presenza di bravi conduttori per premiare gli amici. E il risultato, purtroppo, si vede”.
Già, appunto, gli
amici e i parenti. Ma sembra che hanno esaurito i ricambi: fra poco arriveranno
i “conoscenti”.
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