Più o meno a Viale Mazzini stanno messi così: il debito è alto, il bond dei 300 mln del 2019 si dovrà rinnovare, il canone è minacciato e la pubblicità ben che vada è incerta o la raccolta potrebbe pure peggiorare. Ecco che allora si profila e si comprende il “blitz” (come è stato titolato oggi sui quotidiani) di Sergio (Rossi no?) sulla frenesia di approvazione del Piano Immobiliare con il quale si prevede di fare cassa per circa 240 mln (salvo poi dover pagare gli affitti degli immobili che si venderanno cioè il famigerato lease back).
Passo indietro,
a luglio dello scorso anno quando compare la prima bozza di questo Piano si
legge, alle pag. 7 e 8, che il Piano Industriale poggia su 4 pilastri
(distribuzione, contenuti, ricavi, aree operative) e relative 16 16 iniziative
strategiche prioritarie. Poi si legge che “Il Piano prevede in parallelo una
profonda evoluzione di tutti i principali Fattori Abilitanti: immobiliare,
risorse umane, tecnologie ed organizzazione”. Appunto, anzitutto il Piano
Industriale dove quello Immobiliare è un “fattore abilitante”. Punto. Allora
come è mai possibile approvare con tutta fretta il suo esatto contrario? Ovvero
prima il Piano Immobiliare poi quello industriale che, notoriamente, non si sa
da che parte inizia e, ancora di più non si sa che fine ha fatto il Contratto
di servizio???
Ma, andiamo avanti con il ragionamento di fondo. È del tutto
evidente che Rai si trova di fronte a un momento cruciale della definizione del
suo ruolo o missione. Poniamo che presto, speriamo, si possa cominciare a
mettere in discussione il suo perimetro di attività e il suo rapporto tra costi
e risorse? Che senso ha allora smobilitare risorse senza un contesto, un quadro,
un indirizzo, una visione strategica? E se proprio vogliamo scendere nei
bassifondi della bruta contabilità, volgiamo dire un’eresia? Vogliamo
immaginare che Viale Mazzini possa non avere più senso per come è e per come
dovrebbe essere (almeno ripulito dall’amianto)? Quanto costa per quante sono le
persone che ci lavorano (e quante tra queste oggi sono in Smart working)? Vogliamo
dire un’altra eresia: che 12 mila dipendenti, 2000 giornalisti per tre reti
generaliste e qualche canale specializzato non regge il conto delle risorse
sulle quali contare?
Ribadiamo quanto abbiamo scritto ieri: questa fretta di
approvare il Piano Immobiliare è poco convincente.
Torniamo all’attualità. Ieri abbiamo scritto che il prossimo
CdA del 5 dicembre dovrebbe procedere alla “nomina” del nuovo consigliere DI
Pietro e abbiamo scritto chiaro e tondo che non ci sembra nelle sue competenze.
Anzi! Ci sono stati obiettati due articoli del Codice Civile dai quali si
potrebbe evincere questa possibilità cioè che il Cda possa “ratificare” la
nomina. E ancora una volta NO! Al Cda RAI la Legge non assegna nessuna
possibilità né di “nomina” e tantomeno di “ratifica” di un atto giuridico compiuto
da altro soggetto, cioè l’Assemblea dei dipendenti che nulla ha che vedere con l’Assemblea
degli azionisti convocata dalla Soldi. Purtroppo, però ci dobbiamo limitare
in questo campo: se non c’è nessuno interessato a far valere il diritto e
nessuno obietta e si oppone e, al contrario si lascia sfuggire una importante
occasione di fare valere l’autonomia dell’Azienda dall’ esecutivo (l’azionista
di maggioranza, ovvero il Governo). Come già successo in passato sulle
obiezioni di costituzionalità etc (vedi legge per rimuovere Fuortes) o nel
presente (vedi dubbi di costituzionalità sulla riduzione del canone) se non c’è
nessuno che si oppone e soll8eva il problema… si capisce bene perché poi si
fermano i treni a piacimento.
Ultima nota: da giorni si legge della vicenda Report e
Gasparri. Su La Stampa di oggi si legge che “… il senatore azzurro sapeva delle
scoperte fatte dalla trasmissione. «Si tratta di Cyberealm – rivela Report nell'inchiesta
che dovrebbe andare in onda tra un paio di settimane - una misteriosa
società di sicurezza informatica, di cui Gasparri è presidente. Ne fanno parte
manager e collaboratori, sia ufficiali che occulti, con un passato imbarazzante
e legati ai servizi segreti di altri Paesi”. Poi, oggi, leggiamo su Dagospia
che “… Gasparri avrebbe preso la decisione di dimettersi dalla società prima
della messa in onda dell’inchiesta della trasmissione di Sigfrido Ranucci
(domenica è prevista la prima parte ormai resa pubblica da “la notizia”)”. Bene,
la vicenda non è irrilevante o inferiore di interesse a quella che occupa tanto
spazio sul treno fermato a Ciampino. Anzi!!! Perché allora la RAI non anticipa la
trasmissione per intero già dalla prossima domenica? È diritto essere informati
e dover informare correttamente, subito e non tra 10 giorni.
bloggorai@gmail.com
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