Oggi diamo i numeri (succede). Nota bene: Bloggorai, notoriamente, non ha competenze e conoscenze in materia … anzi!!! Appartiene a quella specie umana convinta che 2+2 potrebbe fare anche 5. Quindi, perdonateci se ci sfugge qualche strafalcione.
Numero uno. Ieri ci siamo chiesti perché tanta fretta che SergioRossi pongono nel volere approvare il Piano Immobiliare prima ancora del Piano Industriale e prima ancora dell’entrata in vigore del nuovo Contratto di Servizio. La stessa fretta posta nella approvazione dello stesso in Vigilanza quando hanno sostenuto la scadenza del 30 settembre senza alcun fondamento. Una fretta sospetta e, apparentemente, ingiustificabile. Ora però, ci viene segnalato, che siamo in presenza di un valido e possibile motivo per cui è necessario “fare in fretta”. Bisogna però fare qualche passo indietro, di circa 5 anni, quando la RAI venne “costretta” o indotta (una vera novità!) a fare un prestito ovvero emettere un bond per 300 milioni. Parliamo del 27 novembre 2019 e parliamo di una cedola annuale fissa pari al 1,375%. Altri tempi e anche allora dubbi sulla legittimità di fare un’operazione del genere: non si dovrebbero utilizzare soldi pubblici per ripagare interessi “privati”. Fatto sta che ora siamo alla scadenza e occorre fare qualcosa, ad esempio rinegoziarlo. E non è cosa facile: occorrono garanzie che, al momento, sembra difficile sostanziare. Ecco allora avanzare l’idea del Piano Immobiliare che, in mancanza di meglio, potrebbe costituire un segnale interessante per gli investitori interessati. Si vende qualcosa? Corso Sempione è sufficiente? Perché tanta fretta a smentire l’ipotesi di Viale Mazzini?
Numero due. Su Rai
Way si rincorrono voci e ipotesi da anni, dalla sua quotazione in poi c’è
sempre stato un susseguirsi di ipotesi di fusione con Ei Towers, di “polo delle
torri” etc.. Appena insediato il nuvo AD Cecatto ha subito detto di voler
riaprire il dossier e dibattere con gli stakeholders, i maggior interessati ai
lauti dividendi che la Società distribuisce (con i soldi del canone che RAI paga
a Rai Way, circa 200 mln anno). A marzo dello scorso anni Giorgetti dichiarò in
Vigilanza RAI: “Il messaggio è chiaro: non si vendono i gioielli di
famiglia (come RaiWay) perché ci si è indebitati in passato. Al contrario,
il governo vuole che i ricavi della parziale privatizzazione della società
pubblica delle antenne siano destinati ad "attività proprie" del
servizio radiotelevisivo”. Pochi giorni addietro, lo scorso 15 novembre, La
Stampa titola: “Rispunta la fusione delle torri tv, 150 milioni da Rai
Way-Ei Towers”.
Appare del tutto evidente che la pentola della
carenza/mancanza di risorse per il futuro della RAI ribolle e che giocoforza ne
debba uscire qualcosa presto. Siamo in attesa di sorprese e la manovra del
canone è ancora nebulosa (oltre che di lecito dubbio di costituzionalità che
però nessuno sembra intenzionato a sollevare).
Numero tre. I numeri sugli ascolti, sulle modalità di fruizione e di diffusione del segnale televisivo traballano e non sono sotto il segno positivo per tutta la televisione generalista e più segnatamente per RAI. Lo ha detto il recente Rapporto Auditel Censis e, da questa mattina (noi lo abbiamo e lo stiamo visionando) lo ha detto il Report della FUB “Diffusione degli apparati TV in Italia e scenari evolutivi. Aggiornamento ottobre 2023”. Vengono pubblicati numeri non in linea con quelli pubblicati recentemente da Auditel Censis sui televisori nella famiglie italiane. Da leggere poi con attenzione la riflessione proposta da Clelia Pallotta e Francesco Siliato con il titolo “Televisione e televisori. Tutto cambia ma la tv resta al centro del discorso pubblico” dove si pone particolare attenzione al temine “non riconosciuto” che “… definisce quindi trasmissioni, visioni, utilizzi del televisore differenti: seguire le piattaforme streaming, l’on-demand, usare game console; computer; lettori multimediali; set box e smart tv anche non connesse alla rete e altri usi di minor peso. Nelle prime dieci settimane della stagione televisiva 2023- 24 questo insieme ha raggiunto 1,7 milioni di audience nel giorno medio e ha pesato per il 17,5% sull’audience da televisore”. È in questo contesto, in questa arena che si consumerà lo scontro tecnologico del prossimo anno, quando se verrà applicata la disposizione dell’art. 8 del nuovo Contratto di Servizio, la RAI (e solo la RAI) dovrà spostare il prossimo 10 gennaio un proprio MUX sul DVB-T2 con la paventata emorragia di telespettatori. Come abbiamo già detto, non sappiamo ancora se la data verrà rispettata o rinviata di sei mesi, non sono stimati quanti telespettatori si perderanno e quali canali verranno inseriti nel MUX.
L’un per l’altro, non sono numeri da poco conto e saranno questi più che ogni altro che decideranno le sorti della RAI e di chi la governerà nel prossimo futuro.
bloggorai@gmail.com
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