Il gioco si fa duro … molto duro e non è scontato che i duri comincino a giocare. Allora, in ordine e piano piano cerchiamo di mettere insieme i pezzi.
Il gioco si fa duro al VII piano di Viale Mazzini tra tutti i soggetti interessati a capire quale potrà essere il loro prossimo futuro perché di quello immediato dell’Azienda sembra interessare un po’ meno. I duellanti Sergio e Rossi si fiutano come il gatto e la volpe non sapendo bene chi è (o vorrebbe essere) l’uno e chi l’altro. Il gatto sente puzza di bruciato e la volpe brancola nel buio. La puzza di bruciato sta nelle polpettine avvelenate disseminate nel bosco incartate in plastica azzurra con sopra scritto “risorse/canone/pubblicità”. Se non c’è trippa per gatti o se se non c’è acqua nello stagno le papere non galleggiano e il gatto stenta. Occorrono soldi e nemmeno pochi e quelli che occorrono e che potranno arrivare (forse, se e quando) serviranno a malapena per tappare qualche buco ma non sembrano sufficienti nemmeno ad immaginare di poter dare una lustratina al cavallo di Viale Mazzini. Il Gatto mormora (miagola): “M’avete dato un giocattolo che non funziona” e la Volpe gli fa sapere (indirettamente) che “Sei tu che non sei capace, non conosci e non capisci questa macchina”. La Volpe e il Gatto insieme appassionatamente (così fanno finta di essere) sanno che il loro destino è segnato ed è solo un problema di quando avverrà il cambiamento. Addirittura, questa mattina, un giornale che sembra solitamente bene informato, lascia intendere che ci sia un vago progetto di far decadere Sergio anticipatamente per lasciare il posto a Rossi sul “modello Fuortes”. Solo che il giornale in questione, Il Foglio, dimentica un piccolo dettaglio: a far traballare il delicato equilibrio ci si è messo di mezzo il direttore del Tg1 che sembra essere salito nelle grazie di Palazzo Chigi tanto quanto sembra sceso Rossi. Dove e quando è avvenuto il cambio di rotta? Recentemente e proprio sul tema canone. Rossi sapeva della manovra di Giorgetti? Chissà !!! Verosimilmente no, ci dicono e suppongono le nostre fonti: non lo avrebbe saputo per tempo anzitutto da chi, dall’interno dell’Azienda, sapeva bene cosa stava tramando il ministero con il famigerato “gruppo di lavoro” al quale partecipava anche un rappresentante RAI e non lo avrebbe saputo neanche da chi dovrebbe gestire le relazioni “politiche” dell’Azienda. Fatto sta che quando si spiluccava sui 110 milioni dell’extragettito che da anni tutti ci provano ma nessuno ottiene, ecco che arriva tra capo e collo la botta della riduzione del canone e qualcuno è caduto dall'albero del pero. Chi? Il Gatto o la Volpe? provate ad indovinare. Nota a margine: hanno tutti dimenticato la squinternata manovra per far dimettere Fuortes?
E ora che succede? Succede che, come abbiamo saputo proprio ieri pomeriggio da nostre fonti solitamente bene informate, si cerca di correre rapidamente ai materassi (“Quello Sonny è uscito pazzo, vuole che ci organizziamo coi materassi a terra, dobbiamo trovare un posto lontano da casa” Il Padrino) e si impone alle strutture, alle direzioni e alle testate una riduzione del budget a disposizione del 10%. Non sono spiccioli e non sono risparmi irrilevanti in un’economia aziendale che già soffre di suo.
Succede poi che si riapre il dossier torri di RAI Way (di nuovo?) dove si vorrebbe raccattare un centinaio e passa di milioni, con tutta gioia degli azionisti e possibile scorno per Rai che non si capisce bene come potrebbe recuperare quanto e quando ricavato dalla vendita della quota di azioni in suo possesso. Misteri della finanza che non comprendiamo bene.
Succede poi che si profila una minaccia annunciata di perdita di telespettatori considerevole per l’immediato futuro (oltre a quelli del presente). Come vi abbiamo più volte scritto, nello scellerato nuovo Contratto di servizio, si prevede che il prossimo 10 gennaio RAI dovrà cedere un MUX per transitarlo in DVB-T2 con questa piccola quanto drammatica incognita: un numero imprecisato di famiglie (ieri su Repubblica.it è stato scritto “Rai, alcuni canali tv nel nuovo digitale terrestre. Ma 19 milioni di persone non li vedranno … Sarà l’unico editore nel Paese). Il Censis avverte: oltre 8 milioni di famiglie non hanno neanche un televisore per riceverlo” e dunque potranno vedere lo spettro dello schermo nero. Forse non saranno proprio questi i numeri e, come abbiamo scritto ieri, si parla con insistenza che il provvedimento potrebbe slittare a giugno prossimo ma comunque rimane certo sia che solo RAI sarà costretta a questa operazione (con grandissima gioia dei suoi competitor) e sia che si perderanno molti telespettatori che alimenteranno il flusso migratorio verso “altre televisioni”. Che fare? A Viale Mazzini si lambiccano il cervello e, al momento, non sembrano sapere che pesci prendere. Posto che se non è a gennaio ma a giugno il passaggio si dovrà pur fare, cosa ci si mette dentro il MUX? Canali a “basso consumo” ovvero qualcuno tra quelli che raccimolano ascolti residuali? Oppure accettare la sfida e proporre qualcosa di nuovo? La prima ipotesi sembra quella più quotata mentre la seconda suscita interesse ma …ma … con quali risorse e con quali idee si potrebbe sostenere. Torniamo a quanto detto prima: non c’è trippa per gatti.
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ps: il nuovo Contratto di Servizio, nonostante abbia ricevuto il placet della Vigilanza RAI, giace ancora nei cassetti del Ministero. chissà perché?
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