martedì 9 maggio 2023

Fuortes: il gran colpo nel teatro del nulla

Prima ancora di addentrarci in tutti i necessari e doverosi tentativi di interpretazione, iniziamo dalla fine, ovvero dalla lettera con la quale Fuortes rimette il suo mandato. Questi i passaggi più significativi (testuali):

1. … il CdA ha raggiunto grandi risultati per l'Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l'altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell'offerta digitale.

2. …ho registrato all'interno del Consiglio di Amministrazione della Rai il venir meno dell'atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato…

3. … Non posso, pur di arrivare all'approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti, sebbene ovviamente legittimi, di linea editoriale…

Sul primo punto vale la pena solo segnalare quanto non ha scritto per quanto non ha fatto: Contratto di Servizio e Piano industriale secretati, perdita degli ascolti, canone, diminuzione degli investimenti, aumento del debito finanziario, mancata applicazione del Contratto di servizio sul tema informazione etc etc etc.

Per quanto invece ha rivendicato, la trasformazione organizzativa per generi, ha dimenticato di ricordare che non è farina del suo sacco e, peraltro, si tratta non solo di una proposta ammuffita nei sotterranei di Viale Mazzini ma anche di una proposta inefficace e che non ha portato nessun risultato tangibile in un contesto dove i “generi” sono ormai materia di archeologia televisiva.

Basterebbe la metà di quanto scritto non per le dimissioni sua sponte ma perché lo stesso Cda lo avrebbe dovuto fare prima di lui e invece, paradossale, gli ha votato il bilancio all’unanimità proprio poche settimane addietro. 

Questo ci porta direttamente alla frase n.2: è venuto meno l’atteggiamento che lo aveva caratterizzato. Forse ci è sfuggito qualcosa: chi ha fatto venire meno, da quando e su cosa?

Veniamo al punto n.3, il più “delicato”. “Non posso accettare il compromesso di condividere …”. Un compromesso con chi? Chi lo ha richiesto, quando e su cosa? Cosa è successo dall’inizio del 2023 ovvero da quando “… sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico”? Perché solo ora denunciarlo e non da subito come avrebbe dovuto e potuto invece di lasciarsi andare, sbeffeggiando se stesso e il suo ruolo, con la scenetta di Teleminchia da Fiorello? Di per se la il verbo “condividere” può avere anche una lettura positiva, ad esempio se si tratta di “condividere” con il Cda la linea editoriale che, giocoforza non può essere decisa solo da lui stesso in quanto tale. Si riferisce a qualche soggetto esterno o interno che non sia il Cda? Gli sono arrivate pressioni da chi? In che forma, da quando? Ha covato una serpe in seno a Viale Mazzini che, mentre lui era oggetto di scontro politico, nel frattempo provvedeva a stilare organigrammi, proporre palinsesti e così via trotterellando? Il “compromesso” poi, anch’esso, di per se, non è un termine negativo e sta ad indicare le necessaria capacità e possibilità di riassumere posizioni diverse e renderle in sintesi accettabili e condivisibili. In un certo senso, il “compromesso” è la forma pressoché perfetta necessaria per la corretta gestione del potere. Lui è stato in grado di esercitare questa sottile perfida arte?

Bene, vediamo ora gli altri soggetti sulla scena. Soggetto n. 1: il Governo. Per paradossale che possa apparire, e di sola apparenza parliamo, è quello più innocente. Finora ha parlato solo con tre fonti: la prima è stata il comunicato successivo all’incontro Fuortes Meloni prima del bilancio, la seconda attraverso il Ministro di “emanazione” RAI, ovvero Sangiuliano e la terza con le dichiarazioni del Ministro Lollobrigida quando ha dichiarato e ribadito che Fuortes, per conto loro può rimanere e nessuno lo ha cacciato o costretto a dimettersi (nella sola apparenza è senz’altro vero). Intendiamoci bene: è ben chiaro che il governo di destra possa e voglia avere una RAI a sua immagine e somiglianza, più o meno come hanno fatto altri prima di loro. Di conseguenza, è ben chiaro che possano o tentato di fare tutto ciò che in loro potere per assumere questa postura immaginando di mettere uomini di loro fiducia al vertice dell’Azienda. Ma, se dobbiamo giudicare dai fatti e non dalle interpretazioni o dalle intenzioni, in questo momento ci appare il soggetto con minori responsabilità non tanto e non solo sul caso Fuortes in quanto tale ma su tutta la situazione critica in cui versa l’Azienda. In soldoni: la profonda crisi RAI non è colpa della Meloni, su questo punto occorre essere ben chiari!

Il secondo soggetto è il Cda RAI. Ne dovrebbe condividere sorti e destino: nasce in un contesto artefatto e straordinario e il suo battesimo è già anziano prima ancora di nascere: riesuma il Piano industriale di Salini e lo fa proprio. Da allora in poi, questo consiglio non ha avuto la forza, la voglia e il coraggio ne di rompere con il passato ne di costruire per il futuro. Non ha rotto con il passato di una ritualità e afasia logora e improduttiva. Non ha comunicato, non ha proposto, non si è fatto parte attiva di un cambiamento necessario, non è stato trasparente come avrebbe potuto e dovuto, non ha stimolato un dibattito pubblico su nulla che non fosse qualche sterile dichiarazione su Twitter e FB.  Non ha costruito per il futuro: prima ha affidato la gestione del nuovo Contratto di Servizio ad una risorsa esterna alla RAI (Squadrone) e poi lo ha nascosto negli armadi per fare in modo che nessuno sapesse di cosa si stava dibattendo. Su questo argomento dal CdA nessun segnale di fumo.  Anche in questo caso, sembra veramente paradossale che proprio nel momento di più acuto silenzio del Cda, dall’inizio del 2023, che si è ben guardato dal denunciare, all’unanimità, le ingerenze della politica, oggi sia Fuortes a denunciare il “venir meno del’atteggiamento costruttivo”.

E anche oggi, per quanto sappiamo, leggiamo e al momento in cui scriviamo, non ci sono tracce di segnali di fumo pure sulle dimissioni di Fuortes (la Soldi si è detta “rammaricata”).

Il terzo soggetto è la politica, tutta, ma più segnatamente l’opposizione di PD e M5S. Ha tenuto in ostaggio la RAI e i suoi appuntamenti strategici ritardando fino all’inverosimile la Vigilanza RAI (aumentando pure il suo numero). Ha assistito silente e, in un certo senso complice, alla tarantella Fuortes si o Fuortes no, vagheggiando che magari tenendo la posizione su Fuortes si potessero mantenere posizioni di vantaggio. Tutt’ora non emette sospiro di rilievo sui grandi temi che interessano il Servizio Pubblico nemmeno sotto tortura e, quando va bene, si limita a sostenere “vigileremo”.

Rimane da chiarire perché, per come e per quando Fuortes abbia deciso di rassegnare le dimissioni le cui motivazioni complete e accettabili non appaiono certo presenti nel sul comunicato. Dietro l’apparenza c’è di più e sarà difficile venirne a capo.

bloggorai@gmail.com

ps: ci dicono che la Rassegna stampa di stamattina sia tanto corposa che è necessario leggerla a puntate.

Non prendiamo impegni ma se c’è qualcosa di significativo ve ne riferiremo.

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