lunedì 8 maggio 2023

RAI: il Governo del giorno prima e l'opposizione del giorno dopo

È sempre tutto molto semplice: quando la situazione è molto complessa la soluzione per interpretarla correttamente è ridurla ai minimi termini. Prima il 27 settembre e poi il 23 ottobre dello scorso anno ci siamo chiesi se il nuovo Parlamento e il Governo che ne è uscito sarebbe stato meglio o peggio per il futuro della RAI. I nuovi deputati e senatori sono più o meno informati e avveduti di cosa significa il “Servizio Pubblico radiotelevisivo”, quali sono le leggi che lo governano, quali i suoi problemi strutturali e strategici e quali le sue prospettive? La Meloni e i suoi ministri quanto sanno, conoscono e capiscono della RAI oltre la banalità della “nuova narrazione di destra” che vorrebbero imporre a Viale Mazzini? La nuova Commissione di Vigilanza RAI è composta e presieduta da parlamentari competenti più o meno di quanto lo erano i loro predecessori?

Ma possiamo pure estendere gli interrogativi all’opposizione: il “nuovo M5S” e la “nuova” segreteria del PD sono attrezzati, di quali strumenti dispongono e con quale approccio si sono avvicinati (???) agli appuntamenti strategici oggi in agenda che interessano la RAI? Qualcuno li ha sentiti, seppure vagamente, esporre qualche straccio di ragionamento sul canone, sul Contratto di servizio, sulle tecnologie? Noi no.

Ecco la grande novità. Siamo esattamente allo stesso punto di partenza e non da oggi: a nostra memoria non ricordiamo un Parlamento o un Governo che abbia preso in carico il futuro della Rai ed abbia provato a disegnare una traiettoria quale che essa sia. O meglio, a provare ci hanno provato (vedi le sette proposte di legge di riforma della governance presentate la scorsa legislatura) ma non ci sono riusciti e non è chiaro se non hanno voluto o non hanno potuto. O meglio, alcuni ci sono riusciti: la sola volta che un governo di “sinistra” ha fatto qualcosa di strategico per la RAI è stato Renzi che ha fatto la sua Legge che ancora fatichiamo a ritenere vantaggiosa per la RAI laddove ha santificato la sua sudditanza al Governo.

In buona sostanza: la traiettoria che sta tracciando il Servizio Pubblico appare costantemente rivolta verso il declino, la marginalità e la sudditanza verso altre forme di fruizione, produzione e distribuzione di informazione e intrattenimento. Rassegnati o meno, non vediamo altre dinamiche.

Fino a prova contraria, la sola grande legge di riforma del sistema radiotelevisivo è del 2004 e porta la firma di Maurizio Gasparri, un uomo di destra, e i successivi aggiornamenti sono pure di governi di destra (Romani). Non c’è nei libri di storia sulla Rai una riforma strategica di pari livello firmata “Prodi” o una riforma “Gentiloni” o una “Conte”. E ora si prospetta fortemente il rischio che se qualcosa potrà cambiare sarà ancora sotto lo stesso segno di una maggioranza di centro destra.

E se questo potrà avvenire sarà non solo e non tanto per i numeri, per la maggioranza che questo Governo ha in Parlamento, ma anche perché non trova opposizione forte, capace, lucida e autorevole, con una "visione" della RAI quale che essa sia . L’un per l’altra, Conte e la Schlein sulla RAI tacciono o balbettano frasi approssimative e banali: “Ci opporremo!” oppure “Vigileremo!” e, a seguire, “Noi del Pd fermeremo Meloni insieme all'Usigrai” che, tra l’altro, non ha ancora deciso se aderire allo sciopero del 26 maggio. Ovviamente, l’opposizione la fanno il giorno dopo. Del Decreto Legge di forte dubbio costituzionale del quale si scriveva da settimane se ne accorgono quando il CdM lo ha varato. Ora minacciano fuoco e fiamme e invocano speranzosi l’intervento di Mattarella che possa sollevare i dubbi di costituzionalità.

Oggi di interessante (si fa per dire) solo l’intervista a Minoli su Libero. Basta il titolo e l’occhiello: “La Rai ha 4mila dipendenti di troppo. Il giornalista: Servirebbero 300 giovani bravi. La lottizzazione c'è sempre stata. La Meloni resta la migliore dei suoi”. Già: almeno su questo non possiamo che concordare: la lottizzazione c’è sempre stata e lui ne sa qualcosa.

bloggorai@gmail.com 

      

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