mercoledì 10 maggio 2023

RAI: si accendono i petardi


A che punto è la notte? Le dimissioni di Fuortes cosa hanno prodotto e cosa produrranno “nell’interesse dell’Azienda”? Rappresentano una soluzione o sono esse stesse il “Problema” ancora insoluto che grava sul cielo di Viale Mazzini? Nonostante la mole di commenti e valutazioni, gossip e prospettive di nomine imminenti, si avverte una certa aria di stallo (tra l’altro, al momento in cui scriviamo, del DL in GU non ci sono tracce). Sul fondo della scena si prospettano due personaggi in cerca d’autore che esso stesso, forse, è in cerca di se stesso. Su di loro scriveremo un Post a parte.

Vista da Palazzo Chigi l’uscita dell’AD potrebbe (condizionale) rappresentare un soluzione. L’obiettivo è cambiare la “narrazione” del Paese ponendo uomini e donne capaci di raccontare un’Italia conservatrice che sogna sempre un “uomo (o donna) forte al comando”. Se, come e quando potranno esserne capaci e se la televisione è lo strumento idoneo a perseguire questo obiettivo è tutt’altro ragionamento. I mutamenti sociali, politici e culturali avvengono in archi di tempo molti lunghi e sono sempre molto complessi da decifrare e ricondurre in termini di consenso elettorale. 

La Rai è già stata di destra e nemmeno poco: ha avuto in mano tutte le redini del comando e dei centri di potere e non vi è dubbio che, almeno per quanto riguarda il berlusconismo televisivo, ha potuto sedimentare e radicare nel profondo sentimento nazionale quel consenso che si è trasformato nel tempo nella attuale maggioranza politica parlamentare. Del resto, Sanremo non è altro che l’estensione concettuale e culturale di Maria de Filippi con altri mezzi.

Nel mentre la Rai era sotto il tallone dei vari governi di destra, la sua diretta concorrente Mediaset prosperava rigogliosa e il tema del conflitto di interesse non si è mai posto e mai risolto. Da questo punto di vista, la televisione ovvero la RAI di destra degli anni passati è verosimile supporre che sia stata il volano della RAI di destra che si appresta a tornare a Viale Mazzini non più di quanto non ne sia mai uscita. Come ripetiamo spesso e volentieri, i fenomeni hanno sempre un prologo, uno svolgimento e un epilogo e difficile immaginare che possano avvenire per caso. In soldoni: la crisi RAI non è colpa della Meloni.

Viste invece da altro punto di vista, le dimissioni di Fuortes sono un grande problema. Lo sono anzitutto per il PD e il M5S che ora sono costretti a dover rimescolare le carte delle proprie poltrone senza sapere a che gioco stanno giocando. La trattativa è tutta sul “salvare il salvabile” ovvero Tizio da una parte o Caia dall’altra giusto per poter sostenere che sia rispettata la diversità politica. Non c’è straccio di altre argomentazioni o riflessioni. Le dimissioni di Fuortes sono un fantasma sul palcoscenico dove si recita un dramma con un finale senza sorpresa scritto a tante mani, complici o ignare del delitto che si sta per compiere.

Torniamo alla cronaca: Fuortes non si dimette quando ha capito che lo scontro politico lo stava investendo con forza e violenza ma quando ha intuito che si poteva prospettare una sua personale via di uscita mascherata con gli interessi dell’Azienda che, guarda caso, si manifestano ed evidenziano solo all’indomani del Consiglio dei Ministri che vara una Legge fatta su misura per lui. Ieri abbiamo posto tanti interrogativi ai quali, ovviamente, nessuno mai potrà rispondere sicchè dovremo chiudere il suo capitolo solo con dubbi e supposizioni. Presto sarà storia, acqua passata, polvere sotto il tappeto.

Ora guardiamo avanti e attendiamo il battesimo del fuoco per i “nuovi” che avanzano e, ne siamo certi, non mancheranno di farci divertire. Oggi ne abbiamo un primo assaggio di spettacolare evidenza: il candidato DG Giampaolo Rossi sul Corriere dichiara “Il primo anno bisognerà mettere in sicurezza l'azienda: senza canone, si ricorrerà alla fiscalità generale, non certo alla pubblicità”. Ovvero, ha già introiettato e acquisita la minaccia del canone e ne ha trovato la soluzione che si dovrà attuare entro un anno. Complimenti: anni e anni di dibattito sul tema senza mai venirne a capo e lui, zacchete, in un batter di ciglio trova la soluzione. La frase suona assai minacciosa non solo nell’interesse della RAI ma anche verso i compagni di Governo (Lega) che su questo tema faranno battaglia.

Last minute. Ieri è stato diffuso un comunicato USIGRAI dove si legge che si richiede “… una legge che liberi l'azienda dal controllo del governo di turno … vigilare anche sull'arrivo di esterni … e segue con grande attenzione inoltre lo sciopero proclamato dalle altre sigle sindacali della Rai e non farà mancare il proprio sostegno per dare visibilità alle rivendicazioni delle colleghe e dei colleghi…”. NON aderisce ma segue. Merita un commento? No!

bloggorai@gmail.com

 

  

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