martedì 2 maggio 2023

RAI: la Grande Truffa del lavoro

Foto di Alexa da Pixabay

No news … good news? Non ne siamo molto convinti. anche le notizie sono come il gioco delle tre carte: appaiono e scompaiono a seconda delle opportunità, necessità e convenienze. Certamente oggi prenderanno un momento di pausa (solo un momento) i sofferenti da Rassegna Stampa ma solo finché, intorno alle 10, non arriveranno i dati di ascolti di ieri. Allora qualche mal di pancia è prevedibile.

Il primo mal di pancia sarà certamente dedicato alla trasmissione di RAI Tre sul concertone del Primo Maggio, Festa del Lavoro. Mettiamo le cose in ordine: festa di cosa? Di quale lavoro? E, se vogliamo rimanere dentro le vicende RAI, perché su RAI Tre e perché una trasmissione del genere affidata in appalto?

Il tema della “festa” di quest’anno è stato l’art. 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ne siamo proprio sicuri?

Festa del Lavoro? Del lavoro che non c’è, del lavoro mal pagato, del lavoro “a tempo determinato”, iterinale, a cottimo, della disoccupazione giovanile, del lavoro dei raider e degli stagionali, del lavoro dove si muore, del lavoro occasionale, del lavoro senza tutela, senza contributi e senza assicurazione? Del lavoro che non garantirà nessuna pensione ai giovani che hanno la fortuna di trovarne uno transitorio? del lavoro nella sua forma più evoluta e sofisticata dello "smart working"? Di quale lavoro si vuole festeggiare? Chi dovrebbe festeggiare cosa? I “giovani” che si vogliono “attrarre” con una trasmissione Tv? C’è poco da fare retorica e suonare canzonette: la sola festa da fare è quella della sua abolizione, almeno nominale e concettuale. Da questo punto di vista ci ha pensato bene la Meloni che ha “rubato la scena” ai sindacati. Già, nella società dello spettacolo, televisivo e di Instagram, si pensa all’immagine del termine “lavoro”, a rubare il posto sul palcoscenico. Il problema diventa l’uso semantico del termine e non il suo contenuto.

È irritante per noi vedere una lunga diretta su RAI Tre del concertone che appare lontano, distinto e distante, da tutto ciò che abbiamo detto prima. I giovani che vi hanno partecipato è verosimile immaginare che più che entusiasti della musica siano incazzati perché non hanno lavoro e se non hanno lavoro qualcuno ne è responsabile o no? Se nessuno è stato in grado di proporre loro un futuro di lavoro qualsiasi ci sarà qualcuno che ne ha colpa … o no? E questo qualcuno non può essere solo la Meloni e il suo Governo di destra… o no?

Infine, il concertone solo su RAI Tre? E perché mai solo su RAI Tre e non su RAI Uno? Si tratta di un argomento universale e generalista o no? Verrebbe facile dire perché RAI Tre è di "sinistra" (???) e RAI Uno no. Naaaa… troppo poco e troppo banale. Forse perché, semplicemente, questo argomento a Viale Mazzini non lo conoscono bene, non lo sanno gestire, manipolare e produrre nemmeno concettualmente. Eppure, “dovrebbe” esserci una struttura, una direzione “Nuovi Formati” che ancora non si sa cosa ha proposto da quando è stata avviata. Non gli viene in mente che l’argomento “lavoro” può essere proposto televisivamente in mille modi, buoni anche per il pubblico di RAI Uno? Basta pensarci, farsi venire in mente qualche idea e, già che ci siamo, produrla da soli. E già, perché il concertone, da anni, è in appalto esterno, più o meno come tanti altri eventi che la Rai acquista e non gestisce. Si vuole tutelare il lavoro? Si vuole tutelare l’Azienda: qualcuno avrebbe potuto dirlo chiaro e tondo nella conferenza stampa di presentazione dell’evento che la Rai ha tutte le professionalità e le risorse per gestirlo da sola e non si vede alcuna necessità di farlo gestire da una società esterna. Punto. E poi ci tocca leggere le solite lamentele sulle lavorazioni in appalto, con le quali magari si realizza il pareggio di bilancio e si aumenta l’indebitamento. E lo votano pure.   

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