Non sappiamo bene se la questione che vogliamo trattare ha più la forma di farsa o di tragedia: decidete voi!
Il tema è: questa mattina è stata diffusa la nota di
servizio interna RAI dove si legge che “Si comunica l’affidamento a
Giampaolo Rossi l’incarico di Direttore Generale Corporate”. Firmato “Amministratore
Delegato – Roberto Sergio”.
Qualcosa non torna. Andiamo sul sito RAI esattamente dove si legge : “La Rai, in attuazione della Legge di Riforma (legge 28 dicembre 2015, n. 220), recepita da ultimo nel decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208 – Testo unico dei servizi di media audiovisivi – TUSMAV, ha adottato il proprio Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale che prevede la pubblicazione, sulla sezione "Corporate - Trasparenza" del sito aziendale, di dati e informazioni relativi alla Concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”.
Bene, passo successivo: andiamo allo Statuto dove, all’art. 29.1, si legge “Il consiglio di amministrazione nomina l’Amministratore Delegato su proposta dell’assemblea”. Ne prima, ne dopo, in alcuna parte si legge mai il termine “Direttore Generale”.
Facciamo un passo indietro e andiamo alla Legge 220 del 2015 che istituisce i
nuovi criteri di nomina e funzionamento della Governance del Servizio Pubblico:
mai e poi mai anche in questo documento, di rango superiore allo Statuto, viene
citato il termine “Direttore Generale” e si legge solo (Art. 2, comma 10)
che “Il consiglio di amministrazione nomina l'amministratore delegato su
proposta dell'assemblea”. Tra i compiti e le responsabilità che gli vengono
assegnate nei commi successivi, in nessuno tra loro si fa mai menzione al “Direttore
Generale”.
Come e dove nasce allora questa facoltà di “comunicazione” e
“affidamento” di incarico? Anzitutto non c’è traccia nell’ordinamento giuridico
sia nel merito (la figura del DG) che nella forma del “comunicare” cioè a chi
viene comunicato e, in primo luogo, cosa? “Affidamento e incarico” dovrebbero avere una connessione logica tra loro. Un incarico presuppone dei compiti da svolgere che invece
non vengono indicati in alcun modo. Leggiamo ancora il comma C della Legge
220: l’AD “… provvede alla gestione del personale dell'azienda e nomina i
dirigenti di primo livello, acquisendo per i direttori di rete, di canale e di testata
il parere obbligatorio del consiglio di amministrazione, che nel caso dei
direttori di testata è vincolante se è espresso con la maggioranza dei due terzi;”. Si legge di direttori di rete, canale e testata non di un DG.
I conti non tornano. L’AD nomina, ovvero comunica un
affidamento di incarico ad un DG in odore di illegittimità e tutti tacciono,
non foss’altro per chiedere una verifica? Non foss’altro per chiedere a quale
titolo è stato scelto, con quali criteri è stato valutato, con quale compenso
verrà retribuito e, sostanzialmente, con quali deleghe e procure potrà agire e
intervenire nelle funzioni di “Direttore Generale Corporate” ovvero con un peso
specifico tra l’AD e il resto del mondo RAI.
La vicenda fa il paio esattamente con quella immediatamente
precedente quando il Governo emana un Decreto Legge, propedeutico a quanto poi
avvenuto (le “dimissioni” di Fuortes intorno alle quali si potranno scrivere
tesi di laurea) in odore di illegittimità costituzionale in quanto completamente
assenti i requisiti di necessità e urgenza specificamente indicati dall’art. 77
della Costituzione. Come e perché il Presidente Mattarella ha potuto firmare
un decreto del genere, forse, un Giorno, verrà chiarito dalla Corte Costituzionale
adita da un cittadino francese. Forse.
Tra farsa e tragedia si pone invece il grande quesito: perché
tutti (o quasi) tacciono su questi temi? Francamente, nemmeno Bloggorai è in
grado di rispondere compiutamente.
bloggorai@gmail.com
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