giovedì 4 maggio 2023

RAI: le superminchiate dei complici o degli stupidi

Foto di G.C. da Pixabay

All’inizio della primavera la nostra adorata mamma era solita propinare al sottoscritto e ai suoi fratelli un orribile bibitone chiamato “complesso polivitaminico B12” perché, sosteneva, essere di grande aiuto al cambio di stagione quando anzitutto il cervello e il corpo ne avevano grande bisogno. Era la cosiddetta “cura ricostituente” che ancora oggi potrebbe e dovrebbe essere diffusa non solo ai giovinetti ma anche a persone adulte  e mature.

Bene, ci troviamo ancora a dibattere sulla tarantella Fuortes. Dobbiamo premettere: non tifiamo per lui e per la sua permanenza a Viale Mazzini, anzi. Lo scriviamo chiaro e tondo: sottoscriviamo pienamente i motivi dello sciopero del prossimo 26 maggio e per quegli stessi motivi dovrebbe essere sfiduciato e non invece perché il Governo lo vuole o perché qualcuno, all’interno del palazzo RAI, sta facendo carte false per prendere il suo posto alimentando con furia false notizie e depistaggi.

Allora, sul tema Decreto Legge abbiamo detto già tutto e stupisce fortemente l’ignoranza con cui il tema viene trattato e riportato sui giornali: non si può fare perché, semplicemente, sarebbe privo dei requisiti indispensabili previsto dalla Costituzione ovvero "necessità ed urgenza” che in questo caso NON CI SONO

Ieri sera, fino a notte, abbiamo avuto un fitto scambio di telefonate e messaggi tra le nostre fonti per capire e sapere se il Governo oggi alle 16 avrebbe posto all’Ordine del Giorno, un Decreto Legge “ad minchiam” ovvero “ad personam” destinato a far cadere “subito” l’AD RAI. Al momento in cui scriviamo, per quanto leggiamo sul sito della Presidenza del Consiglio e per quanto abbiamo saputo da nostre fonti, il DL non è all’ordine del giorno (ancora non diffuso) e non è nemmeno poi sicuro che esista se non in una forma “impropria” di bozza fatta circolare più a voce che non in testo formale. In verità, ci viene pure precisato che “… potrebbe essere inserito all’ultimo momento”. Ci si dice pure però che “Se la Meloni era tanto convinta lo avrebbe fatto senza esitazione e la realtà è che così non è e non solo per i problemi con la Lega ma anche per altre valutazioni più riferite a Viale Mazzini”. In soldoni, ci dicono, uno dei nomi che circola non godrebbe di tante simpatie a Palazzo Chigi.

Delle due l’una:  chi sostiene che questa ipotesi sia praticabile o è stupido o è complice. Andiamo per esclusione: riteniamo che a priori molti autorevoli colleghi siano intelligenti e allora siamo dell’idea che siano complici di un maldestro tentativo di forzare la mano. Tanto per capirci: oggi leggiamo superminchiate derivate del tipo “… bisognerà aspettare le dimissioni dell'ad, a cui è stata cucita addosso una norma … La tabella di marcia immaginata lungo la direttrice Palazzo Chigi-Tesoro prevede che Fuortes comunichi il suo passo indietro alla presidente Soldi e al collegio sindacale al più tardi lunedì 8…”. Ma come si fa ad avere tanta fervida fantasia? Perché e in base a quale ragionamento Fuortes dovrebbe rassegnare le dimissioni e perché, al più tardi, proprio entro l’8 maggio? A meno che non ci siano elementi che a noi sfuggono, non si comprende proprio la ratio. Se la ratio sarebbe l’immediata decadenza di Lissner appare debole almeno per la tempistica: è vero che il DL può avere effetto immediato subito dopo la pubblicazione in GU m ai passaggi successivi non sarebbero così rapidi. Poi, non foss’altro perché mancano due tasselli fondamentali: il primo sarebbe il previsto incontro Meloni Fuortes previsto dopo l’approvazione del bilancio (ancora non calendarizzato) e il secondo l’audizione dell’AD in Vigilanza. Questo passaggio, ci dicono, è di particolare delicatezza perché transiterebbe sula testa della Commissione appena insediata e, la qual cosa, sta sollevando qualche mugugno (che poi possa avere qualche peso è altro discorso).

Altra fervida minchiata: si legge qui e la che l’attuale sovrintendente napoletano ha minacciato fuoco e fiamma e potrebbe bloccare tutto. Ma come si fa a scrivere una cosa del genere: un DL lo può bloccare solo il Presidente della Repubblica che non controfirmerebbe se non ravvede soddisfatti i requisiti o un intervento della Corte costituzionale che, notoriamente, prevede tempi alquanti lunghi (vedi RAI Way) e non un giudice del lavoro che non ne avrebbe competenza. E così via trotterellando.

Minchiata finale: si legge che il Cda RAI potrebbe “sfiduciare” Fuortes e indurlo alle dimissioni. Stratosferica ipotesi superminchiale: perché dopo avergli approvato il bilancio con vivo e vibrante senso di responsabilità oggi dovrebbero invece sfiduciarlo?  

Ora, concludendo, almeno per ora, sarà pure possibile che la Meloni voglia e possa forzare la mano e che il disegno di “cacciare” Fuortes possa andare a buon fine “subito” ma qualora fosse, potrebbe essere non l’inizio di una nuova era della “destra” in RAI (che c’è sempre stata) ma la fine di una “sinistra” che si è definitivamente liquefatta e che ora, nel più veemente dei modi, si limita a dire “ci opporremo!!!”. La Meloni e il Governo tremano! E, sui nomi di cui molti (quasi tutti) si sono innamorati, per quanto ci riguarda, non vedo l’ora di vederli all’opera (non al Teatro) per sapere cosa saranno in grado di fare … subito!

Nota a margine: per quanto sappiamo, ad oggi, l’USIGRAI non ha aderito allo sciopero generale RAI del prossimo 26 e ancora non sono chiare le motivazioni. Bizzarrie!

bloggorai@gmail.com

 

Nessun commento:

Posta un commento