sabato 11 giugno 2022

Rai: quattro semplici e banali domande per capire ... de che stamo a parlà???

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sarà capitato anche a voi … di dover partecipare ad una riunione dove si dibatteva un argomento del quale sapevate poco o nulla. Sarà capitato anche a voi che in quelle circostanze vi si poneva un dubbio atroce: è meglio tacere e fare la figura del deficiente oppure  intervenire, sparare due minchiate e confermare di esserlo? In genere succede la seconda perché pochi resistono alla tentazione di dover dare comunque un attestato di esistenza in vita.

Allora, succede che ad un certo punto ci si comincia a stancare di leggere e sapere di minchiate sparate a raffica a giorni alterni e, inoltre, consapevoli, che tanto difficilmente ci sarà qualcuno che si prende la briga di far notare, osservare, appuntare i punti salienti delle minchiate sparate o, peggio ancora, di quelle non dette. Già, perché nei perfidi e tortuosi meandri della comunicazione verbale e scritta, i messaggi tendono a confondersi tra quelli che “galleggiano” in evidenza e quelli che si nascondono dietro cortine fumogene più o meno spesse.

Diciamo pure che è diventato oltremodo stucchevole sentire/leggere di “futuro della Rai” senza sapere mai cosa si intende. Ad esempio, non c’è un/a cristiano/a che si prende la briga di sostenere una ragione qualsiasi per sostenere se il canone ha ancora ragione di essere e per cosa debba essere finalizzato e via discorrendo.  

Allora, stamattina, in mancanza di meglio (quasi quasi verrebbe da dire per fortuna) proviamo a porre qualche banale e semplicissima domandina che pochi hanno voglia di fare ai vari AD, Presidenti, consiglieri, Articoli vari della Costituzione, Usi…qualche cosa… , Federati della Stampa,  emeriti accademici, ricercatori/ici, esperti di TLC, autorevolissimi colleghi giornalisti, ex colleghi, segretari di partito e di sindacato, componenti e commissari delle Vigilanze varie e compagnia cantando.

1. Quale Servizio Pubblico immaginate per il prossimo decennio?

2. Come dovrà essere sovvenzionato?

3. Quale offerta editoriale /informativa dovrà garantire?

4. Su quale architettura tecnologica dovrà essere costruito?

Ovviamente, per ognuna di queste domande si possono porre le conseguenti domande correlate: quale servizio pubblico si può intendere in termini di numeri di reti, di telegiornali, di numero di dipendenti. Come pure sul modello di sovvenzionamento si potrà immaginare una variante a scelta tra solo canone, tra solo pubblicità o metà e metà dell’uno e dell’altra. E così via.

Bene, dopo aver ricordate per l’ennesima volta che la BBC (con la quale spesso e volentieri molti si ci  sorseggiano l’apericena) che nell’ormai lontano 2017 hanno convocato un “tavolo di lavoro informale” (provate a digitare "BBC future" e vedete cosa e quanto esce fuori e poi fate lo stesso con "Rai futuro" e fate la differenza… abbiamo già citato più volte il magnifico spot “Our Vision of the Future. A new broadcasting system with storytelling and IP at its core” e provate a cercare se mai Rai ha prodotto qualcosa di lontanamente simile *). 

Proprio per cercare di immaginare quale potrebbe essere il futuro della Rai, per oggi ci accontentiamo di sapere cosa succede oltralpe. Leggete quanto riferisce Tvzoom.it “Il Senato vuole fondere France Télévisions, Radio France, France Médias Monde e l'INA in un’unica società. E creare una "newsroom" unica comune a tutti i gruppi radiotelevisivi pubblici. La notizia su “Le Figaro”. Certamente sarà un’operazione molto complessa, però almeno ha il vantaggio di volersi ispirare ad una “visione” di futuro mentre per la Rai e dintorni siamo ancora alla clava, al pleistocene di un piano vecchio di 5 anni, residuato di idee formulate da oltre 2 decenni destinate ad impantanarsi nella guerra per bande che la Presidente Soldi finge di ignorare (forse non ha visto la foto dei disperati/congiurati sotto Viale Mazzini). Dove, peraltro, l’unica cosa buona, il piano per l’informazione (il famoso allegato 4), è stato sepolto sotto una coltre di cemento armato spesso due metri. La Soldi forse non lo ha  mai visto e nessuno tra i suoi pur validi collaboratori/ici gli ha parlato della sua esistenza.

Noi siamo ancora in attesa di capire e di sapere perché la Rai debba avere quasi 2000 giornalisti e, di questi, circa 200 per un RaiNews24 che raccimola ascolti da prefisso telefonico e ancora dobbiamo leggere una domanda su questo tema da parte di  autorevoli giornalisti/e. Noi siamo ancora in attesa di sapere perché la Rai ha un pubblico che per la sua stragrande maggioranza ha oltre 50 anni. Noi siamo ancora in attesa di sapere perché sulla transizione al DVB-T2 non si sa quasi nulla (in questi giorni è iniziata la fase che interessa il Lazio) e così via fischiettando allegramente…

 … rimarremo in attesa di sapere e di capire … per lungo tempo ancora … ma Bloggorai potrà non essere più lo stesso di prima…non ne ha più grande voglia

bloggorai@gmail.com

 

* Si fornisce il link a gentile richiesta .. magari in cambio di un caffettino …

 

Nessun commento:

Posta un commento