sabato 18 giugno 2022

Rai: un grande futuro dietro le spalle

Foto di Falkenpost da Pixabay

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 "Potrebbero farne un deserto e chiamarlo Rai..."

Ci troviamo vicini al cambio di passo di Bloggorai e ne approfittiamo per alcune riflessioni ormai border line. Nei giorni scorsi abbiamo appena accennato al tema di fondo che ha dato vita a questo Blog: il futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Un futuro prossimo venturo che sembra debba passare necessariamente attraverso le forche caudine della sua pressoché totale riforma su tutti i piani: normativo/istituzionale, editoriale, economico e tecnologico.

Non si tratta di auspici, di desideri, di buone intenzioni, ma di “atti dovuti” che inderogabilmente andranno compiuti e sono:

1.       Rinnovo Contratto di Servizio

2.       Adeguamento Piano Industriale

3.       Aggiornamento offerta editoriale

4.       Nuova modalità riscossione canone

5.       Completamento transizione DVB-T2

6.       Legge riforma governance

… e si arriva vicini al rinnovo della Concessione nel 2027 dove già volteggiano i predatori del Servizio Perduto pronti a sostenere la richiesta di gara di assegnazione.

Detto questo, mettiamoci l’anima in pace: è probabile che il punto 2 possa essere raggiunto entro l’estate (anche se …) ed probabile che il punto 1 sarà sbobinato dal prossimo parlamento; il punto 3 … beato chi avrà un occhio per capire e sapere cosa saranno in grado di immaginare i nuovi geni della lampada direttori dei cosiddetti “generi”; il punto 4 meglio non toccarlo anche perché, per quanto noto, nessuno sa bene che pesci prendere e seppure qualcuno lo sa se ne guarda bene dal farlo sapere alla vigilia di una prossima campagna elettorale dove voglio vedere chi ci mette la faccia a difendere “questo canone per questa Rai”; sul punto 5 si apre una voragine di dibattito su quanto l’apertura delle porte dell’inferno con la Tv connessa abbia portato beneficio o meno al Servizio Pubblico ancora fortemente broadcast contro un mercato ormai segnatamente broadband. Infine, sul punto 6 siamo ad un binario morto: delle sette proposte giacenti in Commissione Trasporti del Senato si sono perse le tracce ed è molto verosimile che non si saprà più nulla ... almeno fino al nuovo Parlamento.

Per quanto riguarda il rinnovo della Concessione, ci sarò molto tempo per parlarne ma si può essere certi che i raffinati strateghi della privatizzazione strisciante ed occulta sono già al lavoro per quella scadenza. Non sembra essere in discussione il quando ma il come.

Ciò detto, nei giorni scorsi abbiamo risollevato un dibattito sul quale abbiamo avuto reazioni contrastati: da un lato gli inguaribili ottimisti che sostengono avere buone speranze di salvare il salvabile. Sul fronte opposto coloro che ormai danno per spacciato il futuro dell’Azienda per come la conosciamo ed è solo questione di pura sopravvivenza ai limiti del possibile. Polemica accesa: ci sono le “forze sane” dentro la Rai? c’è ancora un “partito Rai” in grado di rappresentarne e tutelarne gli interessi pubblici? chi sono? chi li ha visti o sentiti? Magari qualcuno li ha pure intravisti nella ormai celebre fotografia dei “congiurati/disperati” sotto viale Mazzini ma di cosa stavano parlando nessuno saprà mai nulla. 

Una forte corrente di pensiero sostiene semplicemente che non ci sia più alcuna speranza: al di fuori delle migliaia di persone e che svolgono onestamente il proprio lavoro, ci sono una manciata di dirigenti ormai preda a semplici stimoli prepensionistici (“mi basta arrivare a scadenza e magari ci potrà essere pure un incentivo…” ottenebrati solo dalla vettura a noleggio e relativi buoni benzina, al raggiungimento del tetto dei 240 mila euro e alla loro pura e semplice sopravvivenza. Non gli chiedere mai loro un idea, un opinione, un commento, una valutazione seppure of record che gli viene il mal di pancia, l’orticaria, lo scorbuto, la varicella, il vaiolo ed altre malattie esantematiche. Hanno paura pure della loro ombra semmai si sapesse in giro che hanno fiatato. Del resto, hanno ben chiaro che l’Azienda è in mano alla Trimurti delle società di produzione, degli agenti di spettacolo e degli avvocati. Quel poco che rimane va a gara e poi beato chi avrà occhi per guardare. Ce ne sono altri invece che provano a resistere sottotraccia, imboscati nella giungla della difesa del minimo sindacale da Servizio Pubblico anche se “…per quanto possibile … perché poi …alla fin fine … hai sempre la sensazione che seppure provi a dire qualcosa di sensato a tutela degli interessi dell’Azienda… da una parte gli entra e dall’altra gli esce…” ci dice uno di loro rassegnato e stordito.

Nei giorni scorsi abbiamo riportato un altro commento: “… deve essere la Rai a mobilitarsi per salvarsi, invece di aspettare che lo faccia la politica o qualcun altro…”. Apriti cielo: la Rai a mobilitarsi? ma quale Rai? quali persone? l’AD, la Presidente? qualche direttore illuminato? un sindacato? No, meglio lasciar perdere ... e allora chi? La politica? Oddio …peggio mi sento e le ultime “fotografie” delle recenti audizioni in Vigilanza andranno collocate negli annali di antropologia.

Dunque? allora? come ne usciamo? Per quanto ci riguarda una ipotesi l’abbiamo proposta: far uscire tutti allo scoperto, invitarli ad una iniziativa pubblica dove dibattere tutto, presto.

bloggorai@gmail.com


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