martedì 7 giugno 2022

Il vento caldo della notte Rai tra terrore e fantasmi

Foto di StockSnap da Pixabay

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Nei giorni scorsi il terrore fantasmico della Rai si è destreggiato sul filo dei pensieri e delle coscienze. Ha ballato danze luciferine mentre lampi, tuoni e tremori hanno invaso il cielo, la terra ed ogni cosa che si trova di mezzo e attimi di paura, sconcerto e panico si sono impadroniti dei consiglieri di amministrazione Rai quando gli si è palesata la possibilità di essere se stessi. Al VII piano si aggiravano pensose e meditabonde anime sembianti, ombre, e si ascoltava da loro un brontolio sommesso, “Chi? Io? Proprio me? Si tratta dello stesso che vedo riflesso allo specchio? Chi sono io e cosa dovrò fare ora? Cosa dovrò essere per apparire diverso da quello che sono o, forse, da quello che posso sembrare?”. Nulla, non si chiede nulla e non si dovrà fare nulla e tanto basta. State sereni.

Un etereo silenzio avvolgeva la scena. Muti e maliziosi occhi osservavano dagli usci socchiusi momenti già noti e, da tempo immemore, compresi e compatiti. Anch’essi sembravano mormorare, diretti a loro “Sappiamo, ci rendiamo conto, è nota la vostra sofferenza e non è la sola e non siete mai stati soli … altri, prima di voi, hanno calcato lo stesso palcoscenico e recitato la stessa parte. Non ve ne fate cruccio: così è e così sarà per lungo tempo ancora”.

In quell’istante si avverte un soffio potente, un alito di vento con figura umana che però mormora sottotono: Da qualche tempo, non so perché, ho perso tutto il mio buonumore, ho abbandonato ogni esercizio. E in realtà son così giù d’umore che questo bell’edificio, la terra, mi sembra un promontorio sterile, questa volta d’aria stupenda, non è vero?, quello straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapunto di fuochi d’oro, ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori. Che opera d’arte è l’uomo, com’è nobile nella sua ragione, infinito nelle sue capacità, nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole, come somiglia a un angelo nell’agire, a un dio nell’intendere: la beltà del mondo, la perfezione tra gli animali – eppure, per me, cos’è questa quintessenza di polvere? L’uomo non ha incanto per me – no e neanche la donna, anche se mostri di crederlo col tuo sorriso”.

Ed è a questo punto che compare, fulgido e improvviso, un angelo rassicurante che porge loro un messaggio: “Non abbiate timore tutti voi, sarete i più bravi attori del mondo per la tragedia, la commedia, il dramma storico, il dramma pastorale, il comico-pastorale, lo storico-pastorale, il tragico storico, il tragico-comico-storico-pastorale, il teatro indefinibile o il poema pigliatutto. Seneca non è troppo grave né Plauto leggero per questa gente. Fren di regole o totale licenza, sono imbattibili.

I lontani tamburi che annunciavano sfracelli, trambusti e confusione sembrano ora sopiti. Il silenzio attonito e il tiepido calore delle prime ore di questo giorno predispongono al bene lo spirito sereno e pacioso. La prossima notte porterà ancora buon consiglio e il giorno successivo, quell’8 di giugno dell’anno corrente, sarà ricordato come quello più corto, più breve nella storia della Rai. Saremo tutti più sereni.

Fuortes forse, chissà, si è sbagliato, non voleva, ha agito a sua insaputa, a scapito di se stesso. Si è scusato, voleva dire e fare altro. È stato improvviso e maldestro contro la sua medesima natura. Orfeo è un bravo ragazzo però un po’ birichino, lo si può perdonare. “Non gode della mia fiducia” è stata forse una frase un pochino eccessiva: si poteva dire meglio “Ne gode quel tantino che basta per spostarlo dove può fare meno danni, complottare contro di me con minore efficacia”. Già, forse solo un errore di comunicazione troppo di sinistra ed ora ci penserà il nuovo capo ufficio stampa a rimettere un po’ più a destra il messaggio corretto. Ed ora che fare? Stato o Rivoluzione??? Stato, stato, stato!!! La Rivoluzione può attendere, magari l’anno prossimo … è il coro potente che si leva dai bassipiani di Viale Mazzini. I disperati o congiurati rientrano attraverso la porta di vetro che li trapassa come ombre, forse ora appagati e rassicurati del loro presente e del prossimo futuro.  

Nel frattempo, in un piccolo mondo a parte, lontano da tanti ma non da tutti, si preparano ancora una volta gli inutili sacchetti di sabbia destinati ad una fragile resistenza pronta ad essere spazzata come foglia al vento. Un vento caldo dissolverà via tutto nel buio della prossima notte che avvolgerà la Rai, ancora un volta, come sempre.

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