venerdì 17 giugno 2022

Rai: Tg1 ... ciao .. ciao ...


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Nei giorni scorsi abbiamo provato a sollevare il dibattito (per l’ennesima volta) sul futuro della Rai. Impresa ardua, mission impossible. Gli interessati interni ed esterni sono dispersi, intanati, impigriti e pensionati “dentro”. Molti hanno rinunciato ad ogni buon proposito di continuare a dibattere per la consapevolezza che “tanto .. non c’è nulla da fare…” e, forse, per buona parte, hanno anche ragione. Ci ha scritto un affezionato ed autorevole lettore: “… deve essere la Rai a mobilitarsi per salvarsi, invece di aspettare che lo faccia la politica o qualcun altro…”. Condividiamo perfettamente anche se, dobbiamo constatare che la “baracca” è malandata nel suo profondo, è minata nella cultura di un’Azienda che non riesce più ad esprimere una sua visione all’esterno forte, autorevole e credibile. Le immagini che “produce” di se stessa sono iconiche al contrario: mostrano tutto ciò che non andrebbe mostrato: vedi la banda dei “congiurati/disperati” sotto Viale Mazzini. Come può essere credibile a autorevole l’immagine di una Azienda che vorrebbe “rivoluzionare” se stessa  proponendo un modello organizzativo vecchio di anni, se non decenni, e che pure su quello non riesce a mettersi d’accordo con se medesima dove tutto  si riduce con Tizio al posto di Caio e Pasqualina al posto di Gennaro? Facit’ ammuina …  

Andiamo avanti … 

Ci sono circostanze in cui le immagini non riescono a trovare la forza adeguata e sufficiente a raccontare cosa succede. Altre volte, invece, un fotogramma è in grado di sintetizzare molto di più di un lungo discorso o un corposo documento. Quello che è successo ieri a Kiev potrebbe appartenere alla prima categoria: nonostante l’importanza e la gravità del momento storico i tre leader europei non sono riusciti a produrre una “icona visiva” che possa esporre cosa è avvenuto. Le foto sulle prime pagine dei giornali sono pubblicate in ordine sparso e la stessa “photo opportuty” appare modesta mentre i servizi televisivi non hanno “bucato” il muro della percezione collettiva per un fatto che comunque avrebbe dovuto avere la sua assoluta rilevanza. L’immagine che forse invece passerà alla storia è quella della sera precedente: Draghi, Macron e Sholz in treno sembravano la rappresentazione televisiva delle barzellette su “ … ci sono un italiano, un francese e un tedesco …”.

Ieri però è stata pubblicata un’altra immagine che pure si presta ad essere commentata per il suo valore simbolico: la manina del conduttore del Tg1 Francesco Giorgino che fa “ciao ciao” ai telespettatori a seguito della sua rimozione della conduzione dell’edizione delle 20. Ad una prima impressione viene subito da dire chissenefrega e un sonoro pernacchio dovrebbe chiudere l’argomento. È stupefacente invece constatare quanto spazio occupa una notizia del genere: sulla stampa di oggi non si parla d’altro con dovizia di retroscena, commenti e gossip come se fosse l’ombelico del mondo. Non lo è anche se merita qualche riga di attenzione in più per capire cosa nasconde una notizia del genere. Ve ne abbiamo già dato conto recentemente: il Tg1 perde telespettatori come una gomma bucata. Non siamo esperti o tecnici dei dati e quindi abbiamo semplicemente sommato il totale dei dati di ascolto netti del mese di aprile con quelli di maggio per le edizioni del Tg1 delle 13.30 e delle 20.00. Questi i risultati (in milioni):

edizione 13.30 aprile (30 giorni):               226.821

edizione 13.30 maggio (31 giorni):            196.266

differenza           - 30.555

edizione 20.00 aprile (30 giorni):               310.820

edizione 20.00 maggio (31 giorni):            257.356

differenza           -53.464

Amen!


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