Premessa: nel momento di massimo splendore, alla fine dell’epoca
delle guerre civili, Roma antica era governata da Augusto. L’impero stava
entrando nel pieno della “aurea aetas” e il popolo aveva, voleva e doveva avere
l’impressione che si era spalancata una porta di prosperità e di riforme. Augusto
si è posto il problema: come fare a comunicare a Roma e nel resto delle province questo suo intendimento? Risposta semplice: con le immagini. La prima è forse
più importante è l’Ara Pacis, simbolo assoluto di governo e di programma. Suggeriamo
la lettura di “Augusto e il potere delle immagini” di Paul Zanker.
Ora premettiamo un altro breve elemento: gli esperti della
materia sostengono che un giocatore di scacchi di media levatura ha due “orizzonti”
di previsione delle mosse possibili che dipendono assolutamente dalla posizione
ottenuta sulla scacchiera: in posizioni chiuse cioè con catene di pedoni è
possibile prevedere anche 20 mosse mentre in posizioni aperte, cioè senza
pedoni posti a presidio del centro è difficile andare oltre le 5/7 mosse.
Governare con le immagini questo il tema e quella di ieri è
certamente destinata ad entrare nell’album di famiglia della Rai, di quelle che
si faranno vedere ai nipotini fra 50 anni. Per questo merita di essere
approfondita ancora. Cosa significa? Cosa svela, cosa racconta? Per ora possiamo
limitarci solo a tratteggiare qualche elemento più rilevante. Cominciamo a dire
che questa immagine (sui dettagli della quale c’è da scrivere un capitolo a
parte) dovrebbe essere copiata e incollata su un altro album: quello di Palazzo
Chigi. È in quel luogo infatti che nasce e si risolve tutto ciò che riguarda la
Rai (o si dovrebbe) ed è “l’immagine” di questo Governo in questa fase che
necessita di essere compresa per “intuire” cosa succede a Viale Mazzini.
Il contesto principale: il “governo” Fuortes nasce su
espressione diretta del Governo Draghi, appunto a sua immagine e somiglianza
sia nel ruolo della persona che rispetto al complesso equilibrio dei partiti
che lo sostengono. A luglio 2021 la pandemia era ancora forte e il suo mandato
reggeva bene l’impatto con l’immagine del salvatore della Patria. Sulla scena
politica piomba il meteorite dell’elezione del Presidente della Repubblica con
l’autocandidatura del Capo del Governo (“… un nonno al servizio delle
istituzioni). Le cose non vanno per il verso giusto, la pandemia inizia (per fortuna)
a indebolirsi e il 24 febbraio la Russia invade l’Ucraina. La “seconda emergenza”
globale si proietta sui partiti nella loro fase di massimo disordine e già proiettati
verso le prossime elezioni. Draghi avverte il clima e cerca di annaspare tra il
fosco e il losco, consapevole di reggersi sugli spilli di una maggioranza senza
capo né coda. In questo quadro Pares cum paribus facillime congregantur e Fuortes
già dallo scorso autunno manda segnali di fumo che non sembrano essere stati molto
bene interpretati dentro e fuori la Rai. In poche parole, si racconta, che
Fuortes era l’uomo di Draghi nella fase 1 del suo governo, ora che invece è
scattata la fase 2 non è più lui la persona giusta al posto giusto. Non è
più il momento di raccontare che occorre “raggiungere il pareggio di bilancio”
quanto più sembra necessario garantire la comprensione e la guida dello scenario
politico che si appresta a definire tra pochi mesi. Un altro errore come quello
del Quirinale sarebbe difficile da digerire. Occorre cambiare.
La domanda che ci siamo posti ieri e che per tutto il giorno
(e la notte) ha rimbalzato tra i palazzi e palazzetti è molto semplice: ci troviamo
di fronte ad un lucido disegno, previsto e programmato (come le 5/7 mosse di
scacchi prevedibili) ovvero trama o complotto che dir si voglia oppure siamo davanti ad un insieme
di “accadimenti” fortuiti e casuali, imprevisti ed imprevedibili (articolo de
Il Foglio)? La foto pubblicata ieri mostra un gruppo di “congiurati” o
un gruppo di “disperati” smarriti e confusi? Si vuole far cadere l’AD (e vedremo
l’8 giugno cosa succederà in Cda) o si vuole solo “rimodellare” gli assetti
interni in vista, appunto, di nuovi equilibri politici?
La domanda correlata è Draghi sapeva (o meglio sapevano
Garofoli, Funiciello e Giavazzi .. nonché l’attentissimo Giorgetti) ??? Anche in
questo caso è legittimo supporre che qualcuno sapeva ed è complice o tutti non sapevano e sono colpevoli.
Gli elementi di cui disponiamo, diretti e indiretti, ci
portano inevitabilmente verso la prima ipotesi e quindi il gruppo di ameni e
sfaccendati dirigenti in amorosa conversazione nei giardinetti proprio sotto le
finestre del Palazzo, in bella vista e a favore di obiettivo, non erano lì per
caso ma stavano mettendo una bandierina ben visibile a chiunque volesse
intendere. Ora però, su un dettaglio della foto, c’è da risolvere un piccolo
giallo che, a seconda della soluzione, apre una lettura piuttosto che una forse
opposta per capire se si tratta di congiurati o disperati. La didascalia iniziale
pubblicata da Dagospia elencava quattro nomi: Ventura, Ciannamea, Orfeo e
Coletta. Chi è il quinto uomo con la camicia bianca? Ma la domanda precisa è: perché viene scambiato
una persona con un'altra? Tre volti e tre nomi sono certissimi: Orfeo, Coletta
e Ciannamea. Quello a destra è certamente Brancadoro (attuale CFO) e rimane
allora da assegnare il nome al “quinto uomo”. Gli esperti di “riconoscimento
facciale” nonché di “pelata” e di modo di vestire si sono scatenati e sono
usciti fuori due nomi: Ventura e Pasciucco. La maggior parte dei nostri lettori
interpellati che conoscono bene i personaggi danno Pasciucco 7 a 3. Magari si
sbagliano ma facile trarne le conseguenze. Abbiamo pure letto che qualcuno tra
loro sia molto amico di un certo Lucio Presta. Non si fanno mancare nulla.
Ora veniamo a queste e alle prossime ore. L’AD avrebbe
ritirato l’incarico a Orfeo perché venuto meno il rapporto di fiducia e,
sembra, pare, dicono che la comunicazione sia stata fatta proprio da Pasciucco
(capo staff dell’AD) nonché sembra, pare, dicono, grande amico sia dello stesso
Orfeo non che del capo del legale Spadafora. È verosimile che la domanda che i “congiurarti
o disperati” si siano posti ai giardinetti sia stata secca e semplice: “ ..e mo’ che famo???”.
Nel frattempo qualche Rasputin ha suggerito a Fuortes le mosse dei cavalli:
Orfeo al Tg3 in sostituzione della Sala che ha fatto raggiungere al giornale lo
sprofondo degli ascolti (nostra elaborazione su dati Auditel, nel periodo 27/2
al 21/5 rispetto all’anno precedente steso periodo – 25%) e di Bella, prossimo
alla pensione al posto di Orfeo. Oltre la fantascienza: un direttore che non
gode più della fiducia dell’AD di solito, in aziende normali, viene accompagnato
alla porta e non gli si affida una testa di grande rilevanza come il Tg3. La direzione
“approfondimento” per il rilievo e lo spessore che dovrebbe avere non si affida
ad un direttore pronto a fare le valigie e predisporsi ad una serena e meritata
pensione tra pochi mesi. Una dirigenza aziendale che tra poche settimane dovrebbe
presentare i palinsesti e dovrebbe sciogliere nodi fondamentali come il
Contratto di Servizio e il Piano industriale non semina il caos come quello che
stiamo osservano.
Repubblica di oggi titola “Rai: la rivolta del Cda per le
mosse di Fuortes “mercoledì voto a rischio”. Delle due l’una: “…o si rimangiano tutto e
allora è bene che si tolgono di mezzo prima possibile o confermano tutto ed ancora
di più è bene che si tolgano di mezzo prima possibile. Quale delle due
soluzioni prospetta una Rai allo sbando che non ci possiamo permettere”. La fonte
di questa osservazione è importante ma sulla quale abbiamo una relativa
fiducia: è parte in causa. Amen.
bloggorai@gmail.com
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