(Baltasar Gracian, Oracolo Manuale, ovvero L’arte della Prudenza)
Vedi Post precedente.
È utile ripetere ancora la citazione di Gracian che si adatta perfettamente a quanto vi stiamo per scrivere. Ci sono immagini che non si potranno mai vedere e ci sono racconti che non si potranno mai ascoltare per come si sono svolti esattamente. A differenza della foto dei “congiurati/disperati” Rai nei giardinetti di Viale Mazzini, c’è una foto della quale ci hanno riferito che difficilmente verrà pubblicata. Non abbiamo il certificato di autenticità della notizia ma si riferisce ad un “incontro” (del tutto casuale) avvenuto recentemente tra Mario Draghi e Carlo Fuortes allo scorso ricevimento del Quirinale. Chi ha visto le leggerissime quanto metaforiche pacche sulle spalle e gli sguardi affettuosi tra i due personaggi ha intuito una specie di “Carletto, stai sereno…” di renziana memoria. E tutti allora ad interpretare se la frase è minacciosa o rassicurante. Potrà essere utile per mantenere l’esercizio nella “avantologia” cioè scienza necessaria a capire come si potrà uscire dal buco nel quale Fuortes si è cacciato.
Il comunicato stampa Rai del 3 giugno riferisce che “Diversamente da quanto riportato da alcuni organi di stampa, l’Amministratore Delegato Rai nei giorni scorsi non ha avuto alcuna conversazione o telefonata con il Presidente del Consiglio, Professor Mario Draghi”. Michela Tamburrino ha scritto su La Stampa che “L’Ad Rai ha ricevuto una chiamata da Palazzo Chigi per conto di Mario Darghi ...”. Già, nessuna “conversazione” tra i due … forse solo “sguardi”.
Non vi è dubbio alcun su un punto centrale: nessuno può o vuole aprire una “crisi” a Viale Mazzini oggi che, inevitabilmente, si potrebbe riflettere su Palazzo Chigi. I vari Funiciello, Garofoli e Giavazzi non potranno mai tollerare che si possa riverberare sul capo del Governo l’ombra della trama contro se stesso, cioè di essere artefice della nomina della persona sbagliata al posto sbagliato che gli sta creando più problemi di quanti ne dovrebbe risolvere. Come salvare capra e cavoli? Come “tutelare” l’AD e al tempo stesso dare un senso alle scelleratezze che si appresta a compiere, sempre posto che il Cda dell’8 giugno le possa avvallare? Una soluzione potrebbe essere a portata di mano ma non facile da “comunicare”.
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