Care lettrici, cari lettori, la giornata si sta per concludere e, come ci ricorda Quasimodo:
"Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera".
Eravamo tentati di far scorrere anche questa giornata con un momento di pausa ma quando abbiamo viso il numero elevato di lettori che hanno puntato la pagina, abbiamo ritenuto che qualche spunto di riflessione era giusto proporlo.
Come vi abbiamo accennato, ci sono sul tavolo diversi temi interessanti: in primo luogo, con la nomina dei sottosegretari, l’asticella di coloro che nel Governo sono stati, sono e saranno culturalmente, politicamente ed economicamente avversi agli interessi della Rai si è significativamente innalzata.
In secondo luogo, l’avvicinarsi di appuntamenti cruciali sul piano tecnologico (banda larga e rete unica) spingerà inesorabilmente ad una “resa dei conti” dove qualcuno dovrà fare passi indietro. Come abbiamo scritto, non si tratta di un gioco a somma zero: qualcuno perderà mentre altri vinceranno.
Quale sarà la cultura prevalente, l’indirizzo maggioritario, il progetto mentale e culturale che verrà perseguito quando si tratterà di decidere se sostenere gli interessi pubblici o quelli privati? Più mercato o più Stato, più pubblico e più privato? I dossier che scottano sono sul tavolo (Alitalia, Ilva, Autostrade, sblocco dei licenziamenti etc) e presto si potrà capire. Chi riferirà a Draghi sui problemi, sulle vicende e sulle prossime scadenze Rai? Giorgetti? Franco? Qualcuno ha idea di cosa possano avere in mente per il futuro del Servizio Pubblico?
La scorsa settimana, anche a seguito dell’audizione di Salini in Vigilanza, sono emersi temi importanti: la piattaforma della cultura nazionale promossa da Franceschini alla quale Rai non partecipa. Il prossimo mercoledì 3 marzo il Ministro sarà sentito in Parlamento per chiarire i termini “dell’interlocuzione” con la Rai che Salini non è stato in grado di fare. Chi ha interloquito con chi, quando e come? Ci sono state omissioni?
Poi, sempre lo scorso mercoledì, è emerso che lo strumento di “distrazione di massa” usato dall’AD contro i parlamentari inondati di dati numeri e tabelle non sembra aver funzionato nel migliore dei modi. Ad un certo punto, è stato risollevato il tema del canale in lingua inglese, esplicitamente previsto dal Contratto di Servizio con un direttore nominato a luglio scorso e con un budget assegnato. Salini ha dovuto ammettere che c’è un ritardo senza peraltro specificare a cosa dovuto.
Nel frattempo, venerdì abbiamo letto un'intervista di Foa che comunica al pubblico che Rai aderisce, attraverso l’EBU, alla prima piattaforma europea per la condivisione delle news. Accipicchia!!! Qualcosa non torna: Euronews (seppure a proprietà privata dove Rai in passato era presente) chiude la diffusione in lingua italiana (perché non rende). Sempre a proposito di EBU, l’unica posizione di primo piano presso la sua direzione Generale di Ginevra (Relazioni istituzionali e Rapporti con Paesi del Sud) prima occupata da un italiano, dipendente Rai, è stata spacchettata e assegnata a due altre persone (una spagnola e l’altra tedesca). Qualcosa non torna: nel momento in cui l’orizzonte internazionale assume sempre più rilevanza, a Viale Mazzini su questo tema sembrano brancolare nel buio.
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