venerdì 19 febbraio 2021

Il passo felpato della finanza: Draghi e la Rai

La riflessione di oggi prende spunto da due elementi: il primo ce lo ha fornito ieri una nostra attenta e qualificata lettrice quando ci ha chiesto: “Perché, seconde te, il titolo di Rai Way va male in Borsa?” e il secondo ci viene proprio questa mattina dove leggiamo su un sito finanziario un articolo che inizia con “Affonda sul mercato la società che gestisce le reti di trasmissione e diffusione radiotelevisiva per la RAI”. Siamo andati a verificare e, in effetti, si avverte un calo significativo, non di particolare gravità ma con una  tendenza chiara.

Perché è interessante questa storia in relazione alla nascita del governo Draghi e al futuro del Servizio Pubblico? Ci sono diverse considerazioni da tenere in conto. Anzitutto va ricordato che nella scena politica e quindi, in subordine, in quella economica e finanziaria, ci sono, vivono e prosperano spesso in buona salute, soggetti informi, apparentemente anonimi, noti con il nome “mercati”. Si tratta di “entità” molto sensibili, hanno un’anima attenta e premurosa per i propri clienti e quindi hanno sempre le antenne dritte su quanto avviene intorno a loro. Nel caso specifico, Rai Way, è società che per conto di Rai gestiste le torri di trasmissione dove transitano i propri prodotti radiotelevisivi, quotata nel 2014, per far fronte ad una necessità di cassa dovuta al prelievo forzoso (quanto illegittimo) del Governo in carica a quel tempo di 150 mln. Ora, i “mercati” hanno intuito che nel futuro di questa Azienda, parzialmente pubblica, il business delle torri di ferro è destinato inevitabilmente, prima o poi, al declino per far fronte alle nuove tecnologie di diffusione dei segnali che non viaggeranno più con le stesse modalità. Il segnale che potrebbero aver colto i “mercati” è esattamente in questa direzione: il governo Draghi, per quanto è dato sapere, potrebbe dare un impulso sostanziale allo sviluppo della rete unica su banda larga e quindi segnare inevitabilmente il destino delle torri. Lo abbiamo scritto da tempo non sospetto: Rai Way non è un prezioso “gioiello di famiglia” che merita di essere conservato... anzi... al contrario… dismetterlo subito potrebbe essere assai conveniente e, non a caso, Mediaset lo ha già fatto. Lo aveva già scritto Marco Mele a giugno dello scorso anno: “Con l’avvento di 5G e fibra ottica la Società controllata dalla Rai che gestisce l’infrastruttura se non vende presto il valore delle torri calerà”. L’anno appena iniziato potrebbe segnare l’inizio di fusioni e dismissioni significative in tutto il perimetro delle TLC e i “mercati” potrebbero aver fiutato la preda.

Dunque, nulla di nuovo: politica, economia, finanza e tecnologia si legano in modo indissolubile e interagiscono tra loro. Torniamo per un momento al tema proposto ieri: la comunicazione del governo Draghi. Il personaggio, è noto, è uso camminare nel corridoi silenziosi delle banche e dei “mercati” dove tutto si comunica (o NON si comunica) in modalità e con tempi del tutto anomali e asincroni rispetto alla normale comunicazione istituzionale e, dunque, non stupisce affatto lo stile di relazione pubblica che intende adottare. Se non che, come abbiamo sostenuto, la forma si mescola con la sostanza e viceversa e ambedue si collocano in un determinato contesto tale per cui lo stesso binomio che vale oggi potrebbe non essere più valido domani. Torniamo per un attimo al discorso di Draghi tenuto al Senato. Molti di noi si divertono con queste cose, e abbiamo utilizzato dei piccoli strumenti di analisi per comprendere e “pesare” un testo e, per rendere visibile questo aspetto, si usa visualizzarlo con una “nuvola di testo” dove si evidenzia la ricorrenza di alcune parole. La nostra è questa:

 


Inoltre, abbiamo fatto una “scansione” di altri termini significativi per definire la quantità di volte che compaiono nel testo. Ne abbiamo cercato una con la sua declinazione: elettori/elezioni e società/sociale. Elettori compare una sola volta e elezioni mai. Società mai e sociale 8 volte e, segnatamente “coesione sociale” mai. Le prime dieci parole più usate comunque sono: paese, pandemia, programma, governo, lavoro, europea, anno, cittadini, dobbiamo, anni. Ce n’è abbastanza per riflettere su quale sia l’orizzonte non solo linguistico e contenutistico del “Draghi pensiero”.

Voltiamo pagina a affrontiamo un tema che abbiamo già definito di assoluta rilevanza per la Rai che, in qualche modo si ricollega a quello di Rai Way: i conti economici del 2021. La notizia dei giorni scorsi è che il Cda RAI ha approvato il rinvio del pagamento del canone speciale al 31 marzo dovuto dagli esercenti attività commerciali (bar, ristoranti, alberghi etc. ) che vale, a bilancio 2019, oltre 85 mln di euro. Un segnale di preoccupazione importante per il forte rischio di evasione che prospetta. Riassumiamo i termini nei tratti generali: a Viale Mazzini entrano (bilancio consolidato 2019) circa 1800 mln di canone (di cui 85 speciale), 540 di pubblicità e 140 per altri ricavi da attività commerciali per un totale di circa 2480 mln di euro. Necessario fare alcuni passi indietro. A luglio dello scorso anno, anzitutto per colpa della pandemia, si prospettava un andamento dei conti di Viale Mazzini preoccupante con un rosso per il 2020 di circa 45/50 mln e per il 2021 un deficit di circa 200/220 mln. In Vigilanza, l'AD Salini lo scorso ottobre, disse testualmente “L’evoluzione inerziale delle risultanze del quadriennio 2020-2023 evidenzia una situazione economico-finanziaria tendenzialmente non sostenibile”. Avete letto bene: NON sostenibile, cioè nelle condizioni date l’Azienda è votata al fallimento. questa considerazione potrebbe essere giunta al nuovo Capo del Governo per tutta la sua gravità. Ecco allora che, a quanto ci risulta (seppure non abbiamo avuto conferma ne smentita) sul tavolo di Giorgetti al MISE è stato ripresentato subito sulla sua scrivania  il dossier del suo predecessore con una bozza di decreto “salva Rai” dove si prospettava un “intervento” di riequilibrio tra canone e pubblicità, esattamente seguendo uno schema sul quale Patuanelli ha mostrato riserve che invece il nuovo governo potrebbe non avere, vista la compagine di partiti che lo sorregge. La partita è solo all’inizio.

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