giovedì 11 febbraio 2021

BBC, Alitalia e la Rai

Utilizziamo ancora la metafora del Poker: sul governo Draghi il gioco è al buio. Di chiaro c'è solo l'adesione di quasi tutto l'arco parlamentare. Oscuro ancora tutto il resto. In attesa di "vedere le carte" e i giocatori,  ragioniamo di altro. Oggi sulla stampa ci sono diversi spunti e ne parliamo domani.

Chi vi scrive cammina spesso e volentieri,  per dovere e per piacere. Questa mattina ho osservato un fenomeno curioso: se lo sguardo è lontano la meta sembra irraggiungibile mentre se gli occhi vedono poco avanti i passi da compiere, il percorso appare più breve. 

Questo per introdurre una breve e sommaria riflessione che interessa la Rai: se si vuole vedere lontano si guarda spesso al mitico modello BBC mentre se si guarda in modo più ravvicinato viene in mente Alitalia. 

Intendiamoci, si tratta di due mondi distinti e distanti. Per quanto riguarda la BBC si possono ricordare e sottolineare  alcuni punti fermi già posti tante volte. Rai non è e non potrà essere, almeno per molto tempo, nemmeno lontanamente simile alla BBC. Si rischia di perdere solo tempo a cercare similitudini che non esistono:  anzitutto la sua governance, il sistema di nomina e fonte di legittimità istituzionale dei suoi vertici è garantita nella assoluta separazione da ogni influenza governativa. Cosa che, al suo esatto contrario, è invece (purtroppo) stabilita dalla ultima Legge del 2015 che  incardina sul Governo il potere di nomina e controllo dell'AD. Già questo potrebbe essere sufficiente a marcare una differenza incolmabile. Poi, la BBC trae le sue fonti di sostentamento prevalentemente dal canone e dalla vendita di programmi/prodotti e non ha pubblicità. Anche questo è radicalmente diverso dalla Rai che dalla pubblicità trae una parte rilevante delle sue risorse. Inoltre, a proposito della commercializzazione, necessario ricordare che proprio la vendita di programmi all'estero (vedi documentari) costituisce un punto di forza assai significativo non solo per le casse di BBC ma per la sua immagine nel mondo. Tanto per avere un confronto: il budget Rai per i Documentari è di circa 3,5 mln con i quali a mala pena compri qualcosa di seconda mano (vedi Pompei). Anche qui una differenza incolmabile: la Rai non ha (ancora) un canale per la diffusione dei suoi prodotti in inglese, il Piano industriale lo prevede, il direttore è stato nominato ma ancora dopo quasi tre anni dal progetto iniziale non si vede la luce (previsti 10 mln/anno).  Ancora: la BBC ha circa 20 mila dipendenti e circa 250 dirigenti, mentre per la Rai il rapporto è di circa 12 mila a 300.  Infine, a proposito del canone, è noto che il governo Johnson ha deciso di esonerare dal suo pagamento gli over 75 che porterà una riduzione degli introiti di circa 750 mln di sterline.  Anche qui una differenza fondamentale: Tim Davie, il DG recentemente nominato, si è subito preoccupato per come far fronte a questo problema: "Il nostro obiettivo è fornire un valore eccezionale e unico a tutto il nostro pubblico, coloro che pagano in canone. Questo significa che dobbiamo rinnovare l'impegno per essere imparziali, essere concentrati sui contenuti ad alto valore aggiunto, ampliare la nostra offerta originale on line e aumentare la nostre fonte di risorse da attività commerciali". In altre parole la BBC deve essere "... fidata, rilevante e indispensabile" affinché il suo pubblico possa avvertire la fondatezza e l'importanze del pagamento del canone. Ciononostante, come vi abbiamo accennato in altro post, già da ora si sta valutando l'ipotesi di sostituire il canone con una specie di abbonamento sul modello degli OTT. Tutto questo tradotto in italiano corrente: la BBC guarda avanti almeno di 2/5 anni (fra 2 si rinegozierà la Licence Fee e fra 5 si rinnoverà la Royal Charter, equivalente al nostro contratto di Concessione, in vigore dal 1926). Non è poco... è un altro mondo. 

Veniamo ora alla vista da vicino. Abbiamo non a caso fatto l'esempio di Alitalia che da anni soffre di una grave crisi di "mission", di ruolo e di mercato che nessun governo finora è stato in grado di risolvere. Ormai "siamo alla frutta" e sarà necessario un prestito di 90 milioni per pagare almeno gli stipendi ai dipendenti. Qualcosa del genere è avvenuto, appunto anche con Rai che ha intascato una restituzione di 80 milioni del maltolto dell'extragettito da canone per arginare i conti in rosso che si prevedono per il 2021. Tutto questo è avvenuto quando invece sarebbe stato necessario andare ad incatenarsi davanti a Montecitorio per protestare e chiedere l'intera somma che spetta alla Rai in forza di Legge. Forse, più semplicemente, sarebbe stato necessario riprendere e sostenere con forza e determinazione i vari ricorsi pendenti al Consiglio di Stato, al Presidente della Repubblica e al TAR già a partire dal 2014 con i prelievo forzoso dei famosi 150 milioni operato dal Governo Renzi allora in carica. Ci è stato riferito un pensiero corrente ai piani alti di Viale Mazzini " ... se avessimo fatto il ricorso non avremmo ottenuto neanche gli 80 milioni". Salini ieri ha ringraziato Leone (presidente APA) per "..il sostegno che ci ha dato alla nostra richiesta alle istituzioni dell'intero extragettito". Perché ha usato il temine "richiesta" e non "ricorso" ??? Hanno un senso e un significato profondamente diverso. 

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