sabato 20 febbraio 2021

Pax Politica = Pax Televisiva ?

Oggi corriamo il rischio di annoiare qualche lettore. Sia per la lunghezza del post sia perché tratteremo di argomenti, in particolare di leggi e normative, che interessano non solo il futuro della Rai , del Servizio Pubblico. Speriamo di essere perdonati.

Ieri abbiamo proposto una riflessione sul tema Pax Politica = Pax Televisiva. Come accennato, si tratta di capire se e come questa nuova e forse diversa stagione politica potrà incidere sul futuro del Servizio Pubblico e della Rai. Difficile suppore che ci possa essere una Pax Televisiva: c’è stata e ci sarà forte tensione non solo e non tanto sulla televisione (e quindi sulla Rai e sul suo controllo) ma su tutto il perimetro della nuova regolamentazione che comunque si dovrà pur fare nel comparto delle telecomunicazioni, piaccia o meno alla volontà dei partiti e del governo che sostengono. Conte lo aveva proposto nel famigerato art. 14 del suo programma di Governo (nemmeno lentamente preso in considerazione). Draghi su questo tema non ha detto parola.

“Ce lo chiede l’Europa”: anzitutto ed esattamente per quanto disposto dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea (1) del  3 settembre 2020 (accolto il ricorso presentato da Vivendi contro l'Autorità per le garanzie delle Comunicazioni e Mediaset SpA - causa C-719/18) che “impone” agli stati membri la revisione del SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni) e conseguente revisione del TUSMAR. In altre parole, si tratta di rimettere mano ad una intera Legge di sistema sulla falsariga di quella attualmente in vigore, la 112 del 2004. Attenzione: si tratta di una Legge che regolamenta un mondo delle telecomunicazioni ora pressoché estinto e che ancora più sarà profondamente diverso già dal corso di questo anno, quando comincerà a dispiegarsi la potenza dirompente del nuovo sistema di diffusione digitale terrestre. Inoltre, è sempre in corso di svolgimento l’applicazione della Direttiva 2010/13/Ue Del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 marzo 2010 relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (AVMS - direttiva sui servizi di media audiovisivi) (2).

Dunque, è agevole constatare che ci potrà essere una Pax Politica in virtù di contingenze inderogabili (in primo luogo la gestione della pandemia) mentre sembra più difficile supporre che ci sia e ci possa essere una Pax nelle telecomunicazioni dove tutti i soggetti interessati possano uscirne dignitosamente senza danni eccessivi. Non è e non potrà essere un gioco a somma zero: qualcuno dovrà rimettere una fetta di “sovranità”  e di titolarità di mercato a favore di qualcun altro. La tensione sul tema fibra/BUL ne è il chiaro segno: il suo sviluppo sarà, magari diluito nel tempo, ma a danno di altri sistemi di diffusione dei prodotti audiovisivi. Non è più questione di se ma solo di quando potrà avvenite il sorpasso.

Inoltre, come abbiamo spesso scritto, la pandemia ha accelerato un processo già in corso da tempo: la ripartizione delle risorse economiche. I nuovi prodotti audiovisivi, il “nuovo pubblico” che si è formato su altre piattaforme, con altri modelli e linguaggi, nella produzione e nella distribuzione, richiedono risorse ingenti non facilmente reperibili sul mercato. La Rai è ingessata per un verso al canone (sul quale, altro che Pax Televisiva… da tempo rullano tamburi di guerra) e per altro ad un mercato della pubblicità dalla quale forze rilevanti che sostengono questo Governo vorrebbero sottrarla. Concludiamo: non vediamo all’orizzonte un tavolo di Pace, Bene e Serenità per il futuro del Servizio Pubblico e non si capisce ancora se, come e quando,  questo Governo sarà in grado di predisporlo.

Non lo vediamo per un solo e fondamentale motivo che, speriamo, possa trovare tutti concordi: non c’è, non esiste, non lo ha esposto nessuno un qualsivoglia progetto o idea di cosa dovrebbe essere la Rai nel suo prossimo futuro. L’assenza di questo elemento si fonda a sua volta sul buco nero primordiale: la missione, il ruolo, lo scopo di Servizio Pubblico Radiotelevisivo per gli anni a venire. Se non c’è una missione, uno scopo, un indirizzo verso il quale rivolgersi, non ci sono riforme che tengano. La stessa riforma della Governance, alla quale in certo senso aderiamo e che pure riteniamo importante, seppure ci fossero forze adeguate e sufficienti a portarla avanti, potrebbe rivelarsi una pezza più piccola del buco che vorrebbe tappare perché potrebbe essere travolta dal combinato disposto dei nuovi equilibri di tecnologia ed economia che si stanno definendo.  

A questo proposito, ieri è comparso sulle colonne del Fatto un intervento di Giovanni Valentini che contiene un paio di considerazioni che meritano di essere approfondite e chiarite. Il suo intervento si conclude con una affermazione: “… il “pacchetto” azionario dell’Azienda Pubblica è ancora in mano al Ministero dell’Economia e quindi al Governo. Basterebbe che decidesse di trasferirlo ad una Fondazione autonoma e indipendente … etc etc “. No. Non si può fare. La proprietà, e quindi la natura giuridica della Rai , è determinata, appunto da una Legge, la 112 di cui prima, e una Legge può essere modificata solo con un’altra Legge. Sarebbe utile, a questo proposito rileggere attentamente quanto disposto dall’art. 41 della Legge Gasparri (IV, art. 21.6) e del successivo correlato art. 49 del Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n. 177 Testo unico della radiotelevisione (TUSMAR).

Non solo, ma la lettura attenta di queste disposizioni apre una riflessione non ancora compiuta o che viceversa, si potrebbe aprire: la cessione, o dismissione, di parte o tutto il patrimonio dell’Azienda, seppure ad una Fondazione qualificata, configura una “bozza” di privatizzazione? Il problema non è solo e tanto nella revisione dei meccanismi di nomina per come li ha definiti la Legge 115 del 2015, e dunque la sottrazione dell’ingerenza del Governo nella nomina dei vertici Rai, quanto più nella natura giuridica di chi sarà il “proprietario” dell’Azienda che ricordiamo è e, per quanto ci riguarda, dovrà rimanere pubblica.  

Altro elemento sollevato da Valentini: ha scritto che il nuovo Cda decadrà il prossimo 19 luglio. E dove sta scritto? Il consiglio decade, a norma di Codice Civile, dopo 130/160 dall’approvazione del Bilancio e la data per l’Assemblea, ad oggi non è nota. Quindi non c’è nessuna data alla quale fare rifermento. Tutt’altro discorso in merito alla possibilità che questo Cda possa avere o meno una proroga e qui, certamente, sarà misurata l’esistenza o meno della Pax televisiva. 

Certo, se dovessimo giudicare dalla piccola vicenda della partecipazione della Palombelli, volto di primo piano di Mediaset al prossimo Sanremo e delle dichiarazioni di fuoco rilasciate ieri a palle incatenate e simultanee da Lega (Capitanio) e PD (Bordo), i due azionisti di maggioranza del Governo, a Viale Mazzini hanno poco da stare allegri.

bloggorai@gmail.com

 

(1) http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/DOSSIER/0/1179686/index.html?part=dossier_dossier1

(2)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=legissum:am0005

  

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