sabato 13 febbraio 2021

I dolori del Giovane Werter, il nuovo Governo Draghi e la Rai

Per il nuovo Governo Draghi iniziano i “dolori del giovane Werter” (romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe pubblicato nel 1774. Il Werther - come viene anche riduttivamente chiamato - appartiene all'età giovanile di Goethe ed è considerato opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang … da qui gli Stürmer und Dränger, che nell’ epoca del neoclassicismo in Germania intorno al 1770,  concentrarono la loro riflessione sul titanismo. Con questo termine s'indica l'eroe che sfida forze superiori e che porta fino in fondo la sua lotta anche quando è cosciente che solo la sconfitta lo attende. – da Wikipedia). Intendiamoci: nessun augurio in nessuna direzione. Per parte nostra ci siamo riservati un posto di semplici ma non disinteressati osservatori. Anche se, in modo riservato, abbiamo aperto un botteghino per scommesse clandestine. 

Tutto torna, prima o poi, pochi hanno inventato qualcosa di realmente nuovo.

Nel Resoconto di Assemblea della Camera dei Deputati del 4 dicembre 2014 si può leggere che sono state presentate diverse mozioni. Tra queste ne ricordiamo una (https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0345&tipo=documenti_seduta ) dove, in premessa, si legge : “ … il pagamento del canone di abbonamento, istituito con regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 1938, n. 880, quando ancora non esisteva televisione, è dovuto per la semplice detenzione di uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle diffusioni televisive, indipendentemente dai programmi ricevuti, a seguito di sentenze della Corte costituzionale (11 maggio 1988, n. 535, e 17-26 giugno 2002, n. 284) che ha riconosciuto la sua natura sostanziale d'imposta per cui la legittimità dell'imposizione è fondata sul presupposto della capacità contributiva e non sulla possibilità dell'utente di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo al cui finanziamento il canone è destinato;

    il canone Rai, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è ormai un'imposta antiquata e iniqua, che non ha alcun motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dall'apporto delle nuove tecnologie (dtt, ddt, dvbh, tv satellitare, adsl, wi-fi, cavo e analogico). Inoltre, è una delle tasse più odiate e per questo più discusse dagli italiani che preferirebbero non guardare la Rai piuttosto che pagare il canone;

    … è soprattutto un'imposta socialmente iniqua in quanto colpisce tutte le fasce di reddito, comprese le più deboli, nonostante il fatto che il comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008, come modificato dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, preveda, a decorrere dall'anno 2008, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, l'abolizione del pagamento del canone Rai esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza”. Chi c’è tra i firmatari? Indovina indovinello? Un certo Giancarlo Giorgetti, forse l’attuale ministro dello Sviluppo economico che tanta parte e competenze ha e dovrà avere nei confronti della Rai oppure un suo omonimo parlamentare? Allora, la domandina è sempre molto semplice: o il nuovo ministro dichiara che si è trattato di un “errore di gioventù” come può capitare a tutti, oppure si è distratto un momento ed ha firmato “a sua insaputa”. Oppure: ne è ancora convinto e sarebbe interessante sapere come intende procedere ora che ha una forte voce in capitolo. O meglio ancora più interessante sarà conoscere cosa ne pensa a questo proposito il capo del Governo al quale partecipa, Mario Draghi. Punto, a capo.

Il nuovo Governo e la Rai. Abbiamo un modesto suggerimento da proporre al nuovo ministro (visto che ha competenze, appunto, sul Contratto di Servizio), in grado di consentire modesti risparmi in ordine di qualche milione di euro: rivedere la norma dello stesso Contratto di Servizio tra MISE e Rai che impone all’Azienda la realizzazione di un canale istituzionale. Grazie, abbiamo già dato: non ce n’è più bisogno. Esiste già ed è pressoché gratis: La7 con gli speciali/maratone di Enrico Mentana. Qualcuno può mettere in dubbio che si tratta di un “Servizio al pubblico”? Qualcuno può mettere in dubbio che riscuote un consenso rilevante (nel giorni scorsi ha sfiorato spesso il 10% di share)? Qualcuno può sostenere che esiste già qualcosa del genere (una sola rete o canale, che non sono la stessa cosa ma ci si potrebbe lavorare) realizzato da Rai come il Contratto dettagliatamente ed esplicitamente dispone? Forse ci sbagliamo ma, per quanto finora ci risulta il Canale istituzionale Rai non c’è e, se a Viale Mazzini non si sbrigano, potrebbe pure non esserci mai più se è vero, come abbiamo saputo, che da tempo tra Camera e Senato stanno valutando l’opportunità di realizzare loro, in proprio, un canale di questo genere. Si tratta di una progetto semplice: tu vai su un determinato canale del digitale terrestre (magari fosse pure un indirizzo Web) e 24 ore su 24 trovi tutto ciò che è utile sapere su politica e istituzioni. esattamente ciò che richiedono tanti cittadini che pagano il canone.

Tanto difficile? Forse anche no.

bloggorai@gmail.com

    

  

1 commento:

  1. Debbo fare i miei modesti complimenti a chi compila questo bloggorai.
    Non sono un particolare cultore interessato al tema ed alla materia in sè. Ma quando , da cittadino, avverto il bisogno di un' informazione accurata e documentata sui temi pitici generali connessi alla gestione del servizio pubblico radiotelevisivo, trovo precisamente quel che mi occorre.

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