Prima di andare avanti, ci sia consentita una citazione d’obbligo, in queste circostanze e per quanto vi proporremo, di particolare importanza:
“La differenza fra un politico ed uno statista sta nel fatto che un politico pensa alle prossime elezioni mentre lo statista pensa alle prossime generazioni”. (Alcide De Gasperi)
Andiamo avanti. I nostri lettori romani conoscono bene il supplì e sanno distinguerlo subito da quello appena confezionato e fritto da quello precotto o surgelato. Fare i supplì appartiene alla categoria tra alta moda e arte, si può considerare un eccellenza romana destinata al mercato globale, import export di alto livello. Pensate in Svizzera o in Nuova Zelanda, al modico prezzo di qualche franco o dollaro, trovarsi in mano un piccolo capolavoro della cucina italiana. Ovviamente, bisogna saperlo fare e bene, con gli ingredienti giusti e cotto a dovere perché il suo successo in bocca dipende dalla sapiente alchimia di tutti le sue componenti, compresa la temperatura di cottura e la qualità dell’olio utilizzato. A Roma, da tempo c’è una gara tra quali sono i migliori. Chi vi scrive è cresciuto con quelli di Franchi a Via Cola di Rienzo, del Delfino a Largo Argentina e Volpetti a Via della Scrofa per poi passare a quelli della Casa del Supplì a Piazza Re di Roma, forse oggi il n. 1.
Tutto questo per introdurre la riflessione del giorno anche per i lettori che sono poco avvezzi e interessati alle cerimonie parlamentari e dei consigli di amministrazione e che pure seguono con attenzione il nostro Blog. Ieri si è svolta l’audizione dell’AD Fabrizio Salini in Vigilanza Rai, all’ora di cena, giust’appunto quando il ragazzo della pizzeria vicino casa mi ha consegnato i supplì. Mi stavano andando di traverso e, per fortuna, avevo il vino di mia produzione che mi ha dato una bella mano a mandarli giù. Ma la serata, in verità, da questo punto di vista, già stava buttando male quando abbiamo letto le dichiarazioni di Zingaretti che, riferito alla chiusura di un programma di Barbara D’Urso su Mediaset, ha dichiarato: “…hai portato la voce della politica alle persone. Ce n'è bisogno!". Punto, a capo, non c’è molto da aggiungere.
Veniamo alla vigilanza. Ci troviamo a poche settimane dalla scadenza dell’attuale Cda (non mesi, come erroneamente scrivono: solo una volta approvato il bilancio si può procedere ad attivare i meccanismi di nomina e, al momento, questa data non è stata fissata) e Salini ha esposto la lista della spesa con i compiti svolti durante questi tre anni di sua competenza. “Oste, com’è il vino????”… “E’ booono... è booono!!!”. Tutto qui. La sintesi è tutta qui. Ma tra l’oste e l’avventore, i parlamentari, corre un filo sottile di complicità: il primo a difendere la bontà del suo vino e i secondi a tracannarselo quasi senza battere ciglio. Corriamo il rischio di essere troppo prolissi e pedanti a fare le pulci sulle dichiarazioni di Salini che magari contengono anche frammenti di verità.
Quindi, per metterci al sicuro ed evitare di essere accreditati come “nemici del popolo”, ci limitiamo a proporre l’atto di Indirizzo approvato dalla stessa Vigilanza lo scorso 19 novembre 2019 (1). Come si ricorderà, il Piano industriale ha avuto una gestione (a tutto carico di questo Cda) molto lunga e travagliata: sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2018 fino al 2021 e solo dopo oltre un anno è stato approvato (in Cda con il voto contrario di Borioni (PD) e Laganà (dipendenti Rai). Anche se non nato sotto la sua responsabilità (impostato dal precedente consiglio) è stato spacciato come il Piano industriale di Salini... Sic transit gloria mundi... ma questo non è peccato. Il peccato grave si può ricercare in quanto è stato disatteso o non applicato da quanto previsto non solo e non tanto dallo stesso Piano ma dalla fonte primaria che lo ispira: il Contratto di Servizio (2). Allora, per gli appassionati del genere, vi invitiamo caldamente a rileggere le tre pagine della Vigilanza che vi alleghiamo nel mentre riascoltate l’intervento di Salini. “Mi rendo conto…” (Peter Sellers, Oltre il Giardino), si tratta di dedicare tempo importante della propria vita ad un tema che potrebbe pure non appassionare, ma per i cultori della materia ne vale pena. In sintesi: per Salini si trattava di dettagliare quanto previsto dal combinato disposto dal Contratto di Servizio e da quanto impegnato dalla Vigilanza. Sono due binari imprescindibili, due metri di misura inderogabili per definire compiutamente ciò che è stato fatto e come, da ciò che invece non è stato fatto e perché. Questo criterio di lettura, con questi strumenti, ovviamente è bilaterale e lo avrebbero potuto usare anche i parlamentari che invece si sono perduti tra mille domande di precisazioni, giuste e sacrosante per carità, ma senza un briciolo di progetto, di futuro, di idea di cosa debba essere il Servizio Pubblico negli anni a venire.
La controprova è che di un pilastro fondamentale, la tecnologia, non si è parlato pressoché mai. Parole smozzicate sulla transizione al DVB-T2, non un parola su come la Rai interviene sulla rete unica (posto che voglia o possa farlo) non una parola sulla CDN, volano strategico per il futuro della presenza del Servizio Pubblico nel Web. In sintesi assoluta: non una parola sul futuro, sulla missione, sul progetto di Servizio Pubblico negli anni a venire. Il siparietto conclusivo e divertente si è avuto quando alcuni parlamentari hanno avuto la voglia di approfondire il tema “dell’interlocuzione” che ci sarebbe stata tra (???) e (???) sulla possibilità di realizzare la Netflix della cultura italiana, poi messa in cantiere su spinta del Ministro Franceschini. Chi ha interloquito con chi e in che termini non è dato sapere e il Ministro sarà convocato in proposito.
Morale della favola. La stagione di questo Cda si appresta a finire, più o meno ingloriosamente, seppure sotto i colpi del Covid che certamente non ha aiutato. La pandemia non ha aiutato ma non può essere pretesto per sottacere responsabilità dirette che ci sono e sono molto chiare e sono tutte scritte nei documenti che vi abbiamo proposto. Basta leggere e trarne le conclusioni. Ma non è questo il punto. Il punto fondamentale che non è stato colto sia da Salini quanto dalla politica è su un tema assolutamente centrale: la progressiva e inesorabile delegittimazione ed erosione della Missione del Servizio Pubblico in Italia e in Europa. Per l’uno e per gli altri questo è e dovrebbe essere il punto dirimente: la politica dovrebbe proporre questo tema come centrale per le sue riflessioni e proposizioni, quanto pure Salini avrebbe e potrebbe avere avuto buon gioco nel ribaltare il tavolo contro la politica che su questo fronte scivola dalle sue responsabilità. Lo spettacolo indecente che ha rischiato di mandare di traverso i supplì è tutto qui.
Rileggete la citazione all’inizio e misurate chi sono gli statisti, chi i politici.
bloggorai@gmail.com
(1) https://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/vigilanzaRAI18/Documenti_approvati/atto_di_indirizzo-1-piano_industriale_rai.pdf
(2) Contratto di Servizio Rai/MISE: https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Contratto-di-servizio-Rai-2018-2022.pdf
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