lunedì 22 febbraio 2021

Rai Pubblica o Privata?

Si usa dire: hai voluto la bicicletta? Ora pedali. Bene: da oggi si comincia. La prima partitella che si giocherà in giornata, di allenamento, sarà utile già a capire tante cose per come si metteranno nel prossimi mesi: la nomina dei sottosegretari che, fatalmente, comincia ad incrociarsi con la Grande Battaglia di Primavera dove si scriveranno buona parte dei destini del Paese.

Questa Battaglia, è evidente, sarà parte di una Grande Guerra che il Generale Draghi dovrà combattere: quella dell’indirizzo strategico che intende prendere per lo sviluppo economico e sociale. Sostanzialmente, ci sarà in discussione la sua visione dell’azione di Governo: sarà più improntata ai dogmi “liberistI” keynesiani oppure ad una visione statalista e centralista? Più mercato e meno Stato, più pubblico e meno privato? Governo “regolatore” o governo “proprietario”? Le ricadute di questi interrogativi costituiranno esattamente il metro necessario per misurare la qualità e il carattere “politico” di questo Governo. L’elenco è già scritto e messo in calendario: Alitalia, Ilva, Autostrade, rete unica e, in fondo ma nemmeno poi tanto, la Rai.

Dunque, calendari alla mano, proviamo a fare un paio di considerazione su un tema che da tempo stiamo seguendo con attenzione: la società unica per la banda larga, la cosiddetta AccessCo, la NewCo tra TIM e Open Fiber. Tutti ricordiamo l’enfasi che si era creata alla fine dello scorso luglio quando sembrava che era a portata di mano e tutti plaudivano alla necessità di cogliere questo obiettivo, considerato di primario interesse strategico per lo sviluppo tecnologico del Paese. Se non ché, nel giro di poche settimane, tutto si è annebbiato e rallentato. E dove è stata gettata sabbia nell’ingranaggio? Esattamente nella definizione del ruolo che questa società avrebbe dovuto assumere: carattere prevalentemente privato piuttosto che pubblico. Chi ne avrebbe diretto le sorti? Come si sarebbe definita la sua Governance? Lo scontro è tra Cdp e TIM (che, a sua volta, vede un altro grande scontro interno con i francesi di Vivendi che, a loro volta sono in conflitto con Mediaset). Nei prossimi giorni entrerà nel vivo lo scontro per la composizione del nuovo Cda della società telefonica: il M5S ha sempre premuto affinché il baricentro di questa operazione fosse nelle mani di CDP (che detiene il 10% del capitale di TIM), cioè la componente pubblica, che invece, al momento non ha presentato una sua “lista” di rappresentanti nel nuovo Cda della società telefonica. In sostanza: in modo diretto e indiretto, si vorrebbe mantenere un controllo/indirizzo pubblico a contrasto di quello privato, sia in TIM e, di conseguenza in AccessCo.

Se non ché, come noto, anche il vertice di CDP (insieme ad altre numerose e importanti società controllate e partecipate dallo Stato) è prossimo al suo rinnovo e si tratta di una “cassaforte” pubblica di assoluto rilievo in grado di dirigere buona parte degli assett strategici del Paese. E, giunti a questo punto, la battaglia inevitabilmente, si sposta sul piano politico e non ci sono tecnici che tengano. Draghi non potrà fare a meno di fare i conti con la “Politica” intesa come governo della cosa pubblica.

Veniamo dunque alla “cosa” pubblica che ci interessa. Ieri abbiamo proposto una sommaria riflessione su quali scenari si possono intravvedere sul futuro prossimo della Rai. Il primo scenario è ravvicinato: la nomina del nuovo Cda. Il secondo più remoto che riguarda le sue dimensioni economiche e tecnologiche, in sostanza, la sua "missione". A proposito di sottosegretari che verranno nominati oggi: sarà interessante capire se ce ne sarà uno con deleghe specifiche in questo campo. Il precedente ministro Patuanelli per lungo tempo le ha tenute strettamente “riservate”. Il dossier Rai scotta: la nomina della nuova governance comincia ad entrare nella giungla della politica mentre gli altri dossier complementari (i conti in primo luogo) non saranno meno incandescenti.  Da alcuni giorni, ovviamente a Viale Mazzini è sempre tutto “out of record” e abbiamo cercato di raccogliere qualche pensiero. 

La domanda è semplice: è opportuno, utile e conveniente sostenere una spinta verso il rinnovo immediato di questo Cda con la vecchia Legge? Oppure potrebbe essere opportuno, utile e conveniente sostenere l’ipotesi di una proroga per dare modo alla “politica” di intervenire con una riforma della governance, e dunque con una nuova Legge che sostituisca la precedente? Per quanto abbiamo potuto ricavare, le opinioni sono discordi. Da una parte alcuni sono propensi a “fuori tutti, subito, e poi che Dio ce li mandi buoni…”. Il che è tutto dire e da dimostrare. Altri invece, fanno un ragionamento suggestivo: “se viene rinnovato ora il Cda, significa semplicemente che per i prossimi tre anni rimarranno in carica esattamente con il principio ispiratore della Legge attuale, fondata sul controllo del Servizio Pubblico da parte del Governo” e questo significa, in poche parole, condannare ancora per lungo tempo la Rai alla sudditanza partitica. Ambedue le ipotesi sono interessanti. Chi vi scrive, in un primo momento era schierato senza dubbio per la prima: via subito, senza esitazioni. Ma era una considerazione sorta in un contesto politico di altro genere (il governo Conte 2) dove sembrava emergere una volontà di mettere mano alla Rai in modo significativo. Ora il quadro è cambiato e non abbiamo nessun riscontro che possa essere cambiato in meglio. Dunque, per tornare alle considerazioni precedenti. Draghi vorrà imporre un indirizzo pubblicistico o privatistico alla nuova Rai che, inevitabilmente, per forza di legge o di mercato, si dovrà definire? Tutto questo avrà inizio tra breve, non appena si convocherà l’Assemblea di Viale Mazzini per l’approvazione del Bilancio.

Intanto, come vi abbiamo accennato, tra un paio di giorni ci sarà un appuntamento molto interessante utile a capire qualcosa: l’audizione in Vigilanza dell’AD Salini. Si stanno prenotando le poltrone e messo in avviso il fornitore di pizze a domicilio. I due principali azionisti del Governo (Lega e M5S) hanno già dato fuoco alle polveri e gli potranno chiedere conto di scelte “discutibili” sul piano della razionalizzazione, dell’ottimizzazione ed efficientamento della macchina aziendale e, di conseguenza, dei conti in rosso che si prospettano. La sola semplice domanda che gli potrà essere posta è: come e quanto la Rai è migliorata rispetto a quando, luglio 2018, si sono insediati a Viale Mazzini? Se la potrà cavare solo con gli ascolti della televisione cresciuti nel 2020 a causa della pandemia? Speriamo proprio di no. Speriamo proprio che non vogliano usare questa argomentazione.

                                                            bloggorai@gmail.com

 

 

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