Come tutti i nostri esperti lettori sanno, i processi di comunicazione richiedono una forma e un contesto, un emittente e un destinatario, un tempo e un modo. Ieri sera è andata in onda su La7 l’intervista al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e tra le ultime domande c'è stata quella sulla situazione Rai. Vi confessiamo, eravamo abbagliati dal contenitore, la trasmissione della Gruber, e ci siamo distratti sul contenuto: chiede Lilli : “La Rai è nella bufera tanto per cambiare. Sembra – leggiamo e sentiamo – che l’amministratore delegato Salini verrà rimosso e sostituito. Ce lo conferma? E chi sarà il successore?” risponde Conte “Non lo confermo affatto. Tra l’altro credo che stia facendo bene. C’è un problema di riforma della Rai, se ne parla da anni, sarebbe bene che le forze politiche di maggioranza – ma con il coinvolgimento delle opposizioni, perché stiamo parlando di un servizio pubblico – potessero lavorare a questo progetto riformatore. Possiamo lavorarci insieme. Dopodiché si porrà il problema di una nuova governance”.
Bene. Leggiamo il titolo del Messaggero di oggi: “Rai, schiaffo di Conte al PD”. Che bellezza!!! La politica alla fin fine è divertente, non ci si annoia, ogni momento un colpo di scena e finale a sorpresa. Che avrà voluto dire Conte? Ha veramente inchiodato Salini alla poltrona oppure è solo un fuocherello di paglia destinato al più a non creare una crisi Rai immediata (come ci suggerisce sempre un autorevole lettore)? Cosa altro avrebbe potuto rispondere? “si lo confermo” e dunque nel giro di 30 secondi si sarebbero liberate tutte le stanze del VII piano di Viale Mazzini. Evidente che ha messo i piedi su qualcosa di pericoloso. Di buon’ora abbiamo fatto le solite telefonate mattutine e non tutto sembra così chiaro come si vorrebbe fare intendere. La lettura didascalica delle sue dichiarazioni sono un piccolo capolavoro di equilibrio: dice testualmente che Salini stia “facendo bene” e coniuga questo pensiero con “c’è un problema di riforma della Rai”, cioè esattamente la sintesi di quanto sostengono congiuntamente M5S e PD. Tanto per intenderci, lo hanno detto Di Nicola e Gualtieri in Vigilanza pochi giorni addietro. Il passaggio ulteriore di questa analisi dovrebbe interessare i tempi, cioè quando affrontare questo progetto riformatore “…ma con il coinvolgimento delle opposizioni…”. E qui vengono i dolori di pancia e anche acuti. Evidente a tutti che non è pensabile alla sola riforma della Rai se non si affronta la riforma dell’intero sistema delle TLC del quale il Servizio Pubblico fa parte e, almeno per questo passaggio, ha ragione Conte sulla necessità di coinvolgere tutti. Si tratta pur sempre di una riforma di sistema, globale e strategica per il futuro del Paese e necessariamente non può essere fatta a maggioranza semplice e tantomeno in poco tempo. Necessario però osservare che, nel frattempo, la Rai rischia di sprofondare nel baratro dei conti in rosso, dal quale difficile riuscirne fuori tra due o tre anni, se e quando si riuscirà a fare una complessa riforma di sistema. Rimane dunque, come ha detto Conte che “…si porrà il problema di una nuova governance”. Un'altro dei nostri autorevoli e attenti lettori stamattina ha commentato: “…Conte non è un partito né una persona che debba avere una sua propria coerenza (aggiungiamo noi: con un suo proprio elettorato che non ha) o essere coerente con un alleato…”. E torniamo al punto di partenza esposto nei giorni scorsi su questo blog: oggi c’è una finestra utile per affrontare questo tema della governance, stralciandolo da altri contesti: la palla è ancor più oggi sui piedi del PD che dovrà solo decidere se “prendere schiaffi da Conte” come ha scritto il Messaggero oppure proseguire nel percorso tracciato da Gualtieri: portare a termine il mandato di questo CdA e poi tutti a casa.
Morale della favola: qualcuno del cerchio magico di Salini (Matassino e Giannotti e pochi altri intimi) potrebbero suggerirgli di non stare sereno più di tanto. La politica, si sa, è divertente ma anche cinica o sadica e spesso cuoce a fuoco lento le proprie vittime. A proposito di cerchio magico: chi sarà mai stato quel genio della comunicazione che è riuscito in un colpo solo a fare incazzare più di mezzo arco parlamentare proprio sulla questione Morra, peraltro proprio mentre è in corso il dibattito sullo stanziamento degli 85 milioni alla Rai?
A proposito di soldi. Ieri il consigliere Laganà ha rilasciato una dichiarazione importante: “L'entusiasmo per la restituzione del 5%, che cancella quanto previsto dalle norme istituite dal governo Renzi, lascia tuttavia spazio immediatamente all'estrema delusione nell'apprendere che, con la scusa di restituire a Rai il 'maltolto', si legittima e si rende strutturale il prelievo di quote di canone (ben 110 mln di euro) per finanziare il 'Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione', il fondo che finanzia e sostiene l'editoria privata e in particolare anche le Tv locali commerciali… Con questa Legge di Bilancio da un lato, si confessa innanzitutto la palese illegittimità delle norme del Governo Renzi (prelievo forzoso del 5% delle risorse da canone destinate a Rai) che hanno complessivamente sottratto al Servizio Pubblico, in questi 5 anni, circa 400 milioni di euro (ovvero 85 mln per 5 anni). Dall'altro lato, cosa ancora più grave, si legittima l'ulteriore prelievo ai danni della Concessionaria del cosiddetto 'extragettito' (che in realtà è il recupero dell' evasione) che reindirizzerà per sempre 110 milioni di euro del canone verso decine di editori privati che magari non svolgono propriamente un'attività di servizio pubblico”. Condividiamo pienamente quanto sostiene Laganà e rimane lo “stupore” (tra virgolette … eufemismo) perché questo tema non sia fatto proprio da tutto il Cda e, in particolare, di quel Salini di cui si sostiene talvolta che “stia facendo bene” . Non a tutti è chiaro sapere cosa ha fatto bene se non presentare l’Azienda con decine di milioni di buco di bilancio e con di fronte una sfida di innovazione tecnologica che non è in grado di affrontare. La partita è in corso, Natale alla porte.
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