Tanto tuonò che piovve … o meglio, arrivò una pioggerella. Ieri Gualtieri in Vigilanza e i titoli di oggi sono tutti orientati allo stesso senso finale. Questo Cda ha fallito e se ne deve tornare a casa. Punto, a capo. Magari non subito (chissà) ma sicuramente a fine mandato e non se ne parla proprio di proroga, deroga o surroga.
Al momento in cui scriviamo, non ci sono commenti da registrare. Tutti tacciono. Premessa a margine: ieri in Cda sono state fatte nomine non solo improvvide nel metodo ma anche nel merito. Non si capisce perché se il piano Industriale è congelato viene fatta una nomina prevista dallo stesso (Nuovi formati) e, inoltre, se lo stesso Piano prevede le verticalizzazione delle reti, e quindi il loro attuale progressivo prosciugamento, che senso ha nominare sei vicedirettori per rete e 20 nuovi dirigenti??? non solo, ma perchè non si è proceduto immediatamente alla nomina del direttore di Rai Teche, lasciato libero con la nomina di Maria Pia Ammirati a Rai Fiction???
Vediamo in ordine alcuni momenti della giornata di ieri. Anzitutto il contesto politico: PD e M5S sulla Rai marciano divisi mentre su Mediaset colpiscono uniti. Mentre già dalla prima mattina l’autorevole esponente PD, Andrea Orlando, twittava “E’ grave che prima dell’audizione del ministro Gualtieri sulle prospettive economiche Rai, il Cda proceda una nuova informata di nomine alcune anche di rilevanza strategica” sul sito de La Repubblica si legge “Mediaset: 2020 in utile nonostante la pandemia. Nel terzo trimestre dell'anno Mediaset ha registrato un utile netto di 29,4 milioni, permettendo un risultato positivo anche per il complesso dei primi nove mesi: 10,5 milioni” che si accompagna all’altra notizia del giorno, ripresa sempre da Repubblica: “La norma antiscalate (voluta da PD e M5S n.d.r.) spinge Mediaset”.
Veniamo ora alla Vigilanza e riportiamo alcuni passaggi delle dichiarazioni di Gualtieri a partire da rilevazioni su conti economici di Viale Mazzini segnatamente per gli anni 2018 e 2019, cioè quelli riferiti all’attuale gestione: anzitutto “Posso confermare in questa sede che nell’ambito della prossima Legge di Bilancio dello Stato è stata inserita una norma che prevede appunto che tale ultimo importo (84 mln) sia riassegnato alla stessa RAI a parziale compensazione degli oneri derivanti dalla crisi economica in atto”. Si tratta di un impegno e non una certezza che si dovrà verificare quando il testo sarà sottoposto al vaglio delle Camere. Poi, si tratta di “riassegnare” una parte del canone indebitamente espropriato nella Legge 85 precedente del 2015, tema tutt’ora oggetto di controversia sulla natura stessa del canone e sulla sua indisponibilità per altri utilizzi diversi da quelli previsti e ribaditi dalla sentenza della Corte Costituzionale (sentenza 284 del 2020: … Il canone radiotelevisivo costituisce in sostanza un’imposta di scopo, destinato come esso é, quasi per intero (a parte la modesta quota ancora assegnata all’Accademia nazionale di Santa Cecilia), alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (art. 27, comma 8, della legge 23 dicembre 1999, n. 488).
In buona sostanza, Gualtieri altro non fa che riaffermare e
proseguire nel dibattuto illecito costituzionale dell’indebito prelevamento e
destinazione d’uso del canone e lo si propone come supporto straordinario a copertura dei deficit
di bilancio però a condizione che “questo intervento debba essere accompagnato
da interventi e da parte del management più ampi e incisivi che puntino a un
rilancio più complessivo dell’azienda”. Cioè, vi diamo una mano però a determinate
condizioni. Anzitutto ribadisce il principio della centralità del Contratto di
Servizio dal quale in primo luogo si evince che “…Tale servizio pubblico viene
erogato a valere sulle risorse da canone, in base a quanto disposto dal
Contratto di Servizio, e rendicontato nella specifica “contabilità separata”,
soggetta a revisione e controllo contabile. Tale strumento consente di
identificare con esattezza e trasparenza i costi del servizio pubblico da
coprire con i ricavi da canone”. Ed ora si entra nel merito dei problemi: “… per
l’azionista Stato riguarda lo sviluppo dell’attività industriale nel rispetto
del mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario della Società. Tale
esigenza è soprattutto sentita dall’azionista di controllo che persegue la
strategia della crescita delle proprie società controllate e partecipate e
della creazione di valore da parte delle stesse… La redditività non è una mera
regola formale con l’obiettivo ultimo, in quanto la missione sociale è comunque
la ragion d’essere della società, ma è una disciplina che guida le scelte
gestionali indirizzandole verso la sana e prudente gestione… La redditività
quindi fa sì che l’appartenenza delle società partecipate dal settore pubblico
al diritto privato non sia solo una mera affermazione formale, ossia
l’adempimento della richiesta del legislatore, ma costituisca un presidio
sostanziale di garanzia del buon funzionamento e della sostenibilità nel tempo
delle società".
La redditività e la sana e prudente gestione vanno quindi intesi come capacità di continuare nel tempo a creare valore per la collettività, senza dover ricorrere a intervalli regolari all’utilizzo di risorse pubbliche, che verrebbero distolte da altri impieghi di politica economica e sociale”. Questo tema della redditività è relativamente nuovo e meritevole di attenzione. Prosegue Gualtieri e affonda il colpo: “I problemi di conto economico della RAI che vi ho rappresentato non riflettono solo una flessione congiunturale dei ricavi, ma mettono a nudo degli squilibri strutturali che richiedono risposte durature, non solo dal punto di vista delle fonti di finanziamento, ma anche da quello di un’adeguata capacità di rilancio dell’azienda e di una rivisitazione del suo piano industriale anche alla luce degli scenari evolutivi connessi alla pandemia e alle trasformazioni e tendenze del mercato radio-televisivo e delle comunicazioni, molto impattato dal processo di digitalizzazione in atto…L’incremento strutturale delle entrate da canone, che come ho detto inseriremo in legge di bilancio, deve impegnare innanzitutto il vertice dell’azienda a presentare un piano serio di riorganizzazione e rilancio della Rai razionalizzi strutture e costi per assicurare un equilibrio prospettico tra entrate e uscite e garantisca una crescente e migliore capacità di offerta”. Osserviamo solo l’aggettivo “serio” che, tradotto in italiano corrente, porta a supporre che quello attuale non lo sia. Infine: “Tutto questo sarà compito da svolgere nel prossimo futuro, e sarà la missione che vorrei potessimo affidare al prossimo Consiglio di Amministrazione e ai nuovi vertici che si insedieranno entro le scadenze previste”. Amen. Ci sono sei mesi di tempo per preparare i bagagli, sostiene Gualtieri, non sprecateli.
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