lunedì 16 novembre 2020

Piccole storie antiche

In mancanza di storie sul futuro, spesso, ci troviamo a dover raccontare storie del passato, più o meno recente e non son tutte belle storie. Però sono utili a ricordare, almeno per cercare di non fare gli stessi errori.

Storia n. 1: il nuovo Cda Rai. Ne abbiamo scritto a lungo nei giorni scorsi (argomento che ha riscosso molto successo tra i lettori). Non ci interessa (ancora per poco) partecipare il totonomine e non ci prestiamo a giochetti di retrobottega (ancora per poco) nel sostenere tizia o caio. Per ora, ci limitiamo a sollevare il dibattito sui criteri con i quali individuare chi dovrà guidare la Rai in un prossimo futuro che si preannuncia pieno di difficoltà. Come dovrà avvenire la scelta? Con i vecchi criteri della Legge del 2015? Bisognerà pur fare una valutazione definitiva su questa Legge e, se necessario, voltare pagina. Abbiamo già sollevato tre grandi limiti: mette il Servizio Pubblico sotto il tallone di ferro del Governo; i quattro consiglieri, seppure di fonte parlamentare, sono rigidamente riconducibili alle “quote” politiche (per non dire di AD e Presidente) e infine, la concezione di “uomo solo al comando” come si rappresenta l’AD non regge la tenuta di questo tipo di Azienda che richiede invece un modello di gestione maggiormente collegiale. Ci sono in discussione altri modelli di riforma: parliamo di questi, subito.

Ieri abbiamo scritto di una proposta per una donna come AD: non sarebbe una esperienza nuova per Viale Mazzini (alcuni lettori ci ricordano Lorenza Lei) e non sembra entrata nella storia dell’Azienda. Sempre ieri, con il solito scambio di idee, è venuta fuori una idea forse bizzarra ma meritevole di essere presa in considerazione. Sommariamente, una specie “direttorio” di tre figure: una editoriale, una tecnologia e una amministrativa. Si potranno dettagliare pesi e vincoli.

Storia n.2: ieri Repubblica ha titolato “Ascolti in calo, flop e conti in rosso”. A parte l’argomento conti in rosso, gli ascolti meritano una breve riflessione non tanto e non solo sui numeri relativi quanto sulle dinamiche “sociali “ e culturali degli stessi. Già in una precedente occasione abbiamo ricordato come la BBC negli anni passati, appena ha avuto certezza della continua erosione degli ascolti giovanili ha avviato subito un vasto dibattito interno ed esterno, coinvolgendo esperti e studiosi di vario genere. Ne ha fatto materia di confronto pubblico che dura tutt’ora (guardate questo video: https://www.bbc.co.uk/rd/about/vision oppure questo https://www.barb.co.uk/news/understanding-viewers-in-the-2020s/  o ancora questo sito  https://www.smallscreenbigdebate.co.uk/ che già nel titolo dice tutto “piccolo schermo, grande dibattito”). Cosa è successo? Semplicemente che appena hanno avuto chiari i termini dei problemi, li hanno resi pubblici, ne hanno fatto oggetto di iniziativa, di confronto, di riflessione. Cioè esattamente l’opposto di quanto fa Rai. Vi abbiamo riferito di un articolo comparso sull’Huffington Post dei giorni scorsi dove si leggeva di un “rapporto segreto” del Marketing Rai dal quale si evincevano tutti i termini della crisi che investe la riduzione della platea di riferimento Rai ma anche la sua composizione per fasce di età. Il segreto di Pulcinella: questo rapporto circola già come un refolo fresco nella calura d’estate e non da ieri e circola non solo in termini di copia cartacea ma di contenuti. Come ci ha detto un autorevole dirigente di Viale Mazzini: “che ai giovani, e non solo, piace Netflix non è una notizia, non serve un Report “segreto” per scoprirlo”. All’articolo ha risposto Roberto Nepote, direttore del Marketing Rai, che ha evidenziato: “…come l’estrazione solo di alcuni dati e di alcuni commenti in esso contenuti abbia prodotto un quadro complessivamente distorto della situazione del primo semestre 2020”. Già, esatto, si è trattato solo del primo semestre 2020, mentre i problemi sono evidenti già da alcuni anni. In particolare, è del tutto evidente la progressiva erosione dei pubblici giovanili e la costante attenzione dei prodotti editoriali verso destinazioni “adulte”. Il relativo successo de “Il Collegio” nel pubblico giovane non fa primavera. Semplicemente: la platea televisiva tende a ridursi e, all’interno di questo fenomeno, i “giovani” emigrano verso altre piattaforme e altri prodotti. RaiPlay? Ricordate l’avvio delle sua nuova fase l’anno scorso quando venne presentato con Fiorello che introduceva Pippo Baudo e Raffaella Carrà? Certo, siamo in presenza di circostanze eccezionali che rendono tutto anomalo e imprevisto che, a maggior ragione, richiederebbero maggior coraggio di comunicazione e approfondimento. Ma la comunicazione Rai in questo momento sembra presa da tutt’altre faccende. Comunque, nei prossimi giorni approfondiamo con i rapporti Censis, Istat, Comscore, Ergo, EBU e, ultimo, Ipsos- Intesa.

Storia n.3: innovazione tecnologica. Leggete quando scrivono oggi Repubblica A&F “Torri intelligenti e antenne Inwit consolida la svolta” firmato da Stefano Carli “Un drone si posa sulla cima di un traliccio, ricarica la sua batteria e ne approfitta per scaricare i dati raccolti durante il volo…” Cioè la stessa cosa che fa Rai Way con le sue bellissime torri dalle quali si osservano bellissimi panorami!!! Oppure, leggete sul Sole 24 Ore Luigi Gubitosi che sostiene “Il coraggio del futuro. Tecnologie digitali decisive per il rilancio dell’economia”.

Tanto per ricordare la stessa antica storiella: Rai non sta facendo la comunicazione obbligatoria ai cittadini sulla transizione al DVB-T2. Nel corso dell’ultimo Cda il consigliere Laganà lo ha ricordato ma, evidentemente, gli altri consiglieri avevano altro da fare con le nomine.

Storia n. 4: la politica. Come andrà a finire l’accordo nefasto PD e M5S sulla “Golden Power” per la tutela di Mediaset dall’assalto dei francesi di Viventi che già da Bruxelles hanno fatto sapere di non essere particolarmente apprezzata? E come andrà a finire la storia di Ministri che si incontrano con dirigenti  di Autostrade? È lo stesso Ministro che dovrebbe ”governare” il futuro della Rai? E vogliamo dire qualcosa sui verbali desecretati di Albero Banchi, ex presidene della fondazione Open, e delle "interlocuzioni" con vari dirgenti Rai???

Potremmo andare avanti ma non vogliamo abusare della pazienza dei nostri lettori.

bloggorai@gmail.com

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