Il veleno spesso è nella coda e, ancora di più, nei dettagli. Dell’intervista di Conte alla Gruber presto non rimarrà traccia, come un refolo di venticello di primavera. Però lascerà un segno importante per diversi aspetti. Ieri abbiamo scritto di contenuto e abbiamo tralasciato il contenitore. Oggi proviamo ad invertire il ragionamento. La trasmissione ha realizzato uno share di circa il 10% con un netto di telespettatori di circa 2,8 mln, un record per la rete di Cairo. La prima domanda che sorge è perché il Presidente del Consiglio Conte, dovendo parlare agli italiani, tutti, sceglie una trasmissione, una rete che per quanto gradita e apprezzata, si rivolge solo ad una parte di loro? In altre parole, perché non sceglie il Tg1 che in occasioni del genere può avere ascolti quadrupli e, in sinergia con gli altri Tg e Gr, è in grado ci coprire oltre la metà della platea televisiva?
E qui si pone la seconda domanda, suggerita da un attentissimo e qualificato lettore: perché la Gruber invece di chiedere a Conte lo “stato di salute” dell’informazione nazionale tutta intera, carta stampata, radio e Web, su come e quanto racconta la pandemia, si è concentrata su una domanda specifica, da pochi iniziati specialisti, riferita all’AD della Rai? Per essere chiari: lei non avrebbe dovuto porre una domanda del genere e lui non avrebbe dovuto rispondere. Lei dovrebbe sapere che i temi Rai sono di competenza del Ministro dell’Economia in quanto azionista di maggioranza del Servizio Pubblico e non del Governo. Lui avrebbe dovuto rispondere che tale domanda non riguarda il Presidente del Consiglio. La fiducia o meno dell’azionista verso l’AD si riferisce al suo operato editoriale ed economico e dire che Salini “…stia facendo bene...” è un giudizio di merito che contiene una palese e indebita ingerenza che non si deve ammettere. Dimenticando, inoltre, che esiste una Commissione Parlamentare bicamerale di Vigilanza sulla Rai che ha titolo e competenza ad intervenire.
Proviamo a cercare possibili risposte alle domande. Perché La7 e non la Rai? Conte non è nuovo a queste scelte (non ha invitato nessuno di Viale Mazzini agli Stati Generali) e sa bene come il tema Rai sia “scivoloso” ma, al tempo stesso, ne ha bisogno, almeno in questo momento. Dunque, bastone e carota: da un lato alliscia il pelo, dall’altro condivide le scelte del suo Ministro economico. Pochi istanti prima, rispondendo alla domanda precedente della Gruber (esattamente al minuto 46,50), Conte ha ribadito che “mi fido del Ministro dell’economia e degli economisti che lavorano al MEF”. Il Ministro, appunto pochi giorni addietro, come abbiamo dettagliatamente riportato su questo Blog, ha detto chiaro e tondo come la pensa su Salini, sul suo operato e sul suo futuro. Delle due l’una: o Conte non si fida di Gualtieri e quindi propone una sua lettura della situazione in Rai, oppure si fida e allora deve supportare i suoi orientamenti. Ma la politica, si sa, richiede i suoi giochi e liturgie e si potrà comprendere meglio tutto questo nei prossimi giorni.
Altra domanda: perché la Gruber ha fatto quella domanda? Possibile risposta: Lilli sembra troppo astuta e navigata per fare una domanda a caso, consapevole della scarsa rilevanza “nazionale”. È apparsa prevista e concordata a tavolino, necessaria e su specifica richiesta di chi, dopo le dichiarazioni di Gualtieri, ha avvertito aria di sfratto ravvicinato (o minaccia di dimissioni). Cosa che il Governo, tutto, in questo momento non può permettersi di gestire. Allora, meglio blindare Viale Mazzini, almeno per un momento. Poi si vedrà.
Infine: perché il Gruppo Cairo appare così relativamente “distratto” su alcuni grandi temi, come ad esempio il mercato della pubblicità, la banda larga, la transizione al DVB-T2 oppure, più in particolare, sui temi che interessano il Servizio Pubblico? E perché Conte gli regala questi “assist”? per quanto riguarda Cairo una possibile risposta potrebbe essere Quieta non movere e, con i chiari di luna che girano nel quadro politico, può tornare sempre utile avere una sponda amica nel Governo. E, giocoforza, l’attenzione è ricambiata: il Corriere da tempo sembra avere assunto una linea morbida nei confronti del Governo.
Riducendo e semplificando, la morale della favola è sempre la stessa: la Rai è merce di scambio e fintanto che dura fa verdura. Domani è un altro giorno e si vedrà.
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