Chiuso il capitolo proroga, deroga o surroga dell’attuale Cda di Viale Mazzini si apre ora, subito, quello relativo a quello che verrà dopo. Prima il Ministro Gualtieri con la richiesta di “… un piano serio di riorganizzazione e rilancio dell’Azienda … e poi con un serio impegno ad accompagnare la Rai nella trasformazione digitale … compito da affidare al prossimo Cda …”. A ruota ha precisato Zingaretti: “Per la Rai serve un amministratore delegato esterno, un nome di alto profilo". A questo punto sono partiti i primi palloncini sonda, tanto per capire chi potrà essere alla guida del Servizio Pubblico prossimo venturo, quando si potrà insediare e come.
Gli interrogativi sono esattamente: dovrà essere il meno peggio tra un esterno, disposto ad accettare un “modesto” compenso di 240 euro lordi (un tema molto avvertito a Viale Mazzini) o il migliore tra gli interni? Argomento e quesito storico di grande interesse. Le precedenti esperienze del passato sono a tinte alternate: alcuni esterni hanno indubbiamente portato una sterzata aziendalista che in Rai se la sognano, altri invece potevano rimanere tranquillamente dove erano prima e nessuno se ne sarebbe accorto. Sugli interni è necessario fare una tara sulla “maturazione professionale” avvenuta negli anni recenti, quando la politica ha dispiegato le sue ali forse in modo più profondo e subdolo rispetto al passato (all’epoca DC, PSI e PC).
Nomi interni in grado di gestire correttamente l’Azienda ci sono, alcuni anche “liberi” da visibili e tangibili ingombri di parentela o tutela politica, non “in quota” come abbiamo letto anche recentemente. Due, in particolare, sono in stand by, pronti ad obbedire quando il Paese chiamerà. Vedremo.
Di nomi esterni, finora, è emerso solo quello di Marco Patuano (Telecom fino al 2016 quando esce con 6 mln di buonuscita e poi Ad di Edizioni, Holding dei Benetton fino al 2019) come candidato “ufficioso” sostenuto dal PD. Ci riserviamo di approfondire.
Ora veniamo al quando. Come abbiamo scritto, si tratta di capire quale sia il male minore o il bene migliore per l’Azienda e per il Paese in questo momento. Con l’avviso di sfratto bollinato e recapitato a domicilio, gli attuali amministratori hanno i mesi contati. Conviene che prendano atto dell’aria che tira si facciano velocemente i bagagli, oppure, come ha suggerito lo stesso Gualtieri, ne approfittino per “…iniziare a lavorare ..per un serio ripensamento dell’Azienda ..”? Ognuno si metta nei panni che si sceglie, ma possiamo immaginare l’imbarazzo che si possa provare quando per ben tre volte si sente usare l’aggettivo “serio” rispetto al proprio operato. Ognuno ha le proprie sensibilità e coscienza. Comunque, rimane il problema: puntellarli con lo scotch per farli rimanere fino a scadenza oppure staccargli le utenze di luce, gas e telefono finché non se ne vanno. Certo, nel frattempo possono godere di qualche difesa d’ufficio di alcuni senatori 5S che non si arrendono alle evidenti nefandezze, come quelle avvenute appunto nell’ultimo Cda con le 18 nomine, 20 dirigenti e un direttore. La risposta a questo problema non è facile.
A quando detto sopra si lega il terzo quesito: come avverrà la successione? Con la vecchia Legge del 2015, la nefasta legge dell’ ”uomo solo al comando” fortemente voluta dal suo ideologo Matteo Renzi, oppure con una nuova legge che definisca un nuovo modello di governance come da più parti e da tempo ormai si chiede? Anche questo interrogativo non è di facile soluzione, visto il palese disaccordo tra PD e M5S (o meglio, parti di questo: Fico e Di Maio non si sono espressi puntualmente nei giorni scorsi e non è detto affatto che le loro opinioni siano le stesse di Di Nicola e Airola). In soldoni: da un lato converrebbe sostenere uno “strappo” per giungere rapidamente ad un accordo e mettere subito l’Azienda in condizioni di operare con un nuovo quadro normativo ed economico (grave). Dall’altro lato converrebbe prendere i tempo necessario per avviare un forte dibattito non solo e non tanto sulla riforma della governance Rai ma su tutto il perimetro delle TLC, visto che, comunque, si dovrà avviare presto questo processo di ammodernamento giuridico e regolamentare.
Abbiamo girato questi interrogativi ai nostri attenti lettori. Attendiamo le risposte.
Nel frattempo, per la cronaca, ieri ci sono stati i “festeggiamenti” per un anno di Rai Play. Chissà perché sui giornali di oggi, a parte il Manifesto, non se n’è accorto quasi nessuno.
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