sabato 21 novembre 2020

La voglia, la forza e il coraggio

Che la situazione politica non sia buona lo sappiamo da tempo, inoltre aggravata da quella sanitaria. In tale contesto, non stupisce che anche quella relativa alla Rai non sia meno confusa. Al momento, i punti certi sono: 1) i conti sono in rosso e destinati a peggiorare 2) a giugno scade il Cda 3) Gualtieri ha detto chiaro e tondo che non ci saranno proroghe e che il prossimo Cda dovrà essere diverso 4) si estende il fronte di quanti richiedono una riforma globale delle Tlc, o parziale della governance Rai.

Questi elementi si collocano in un contesto molto più vasto, complesso e di non facile decifrazione. Possono essere di aiuto due interessanti articoli sulla stampa di oggi: il primo si legge su Domani, a firma Alessandro Penati, con il titolo “Addio a Mediaset o scambio con Tim? Per i Berlusconi è ora di scegliere”; il secondo su La Verità con il titolo “E intanto il Tesoro è in trattativa con Parigi su Mediaset. Mediaset, Gualtieri tratta con Parigi e il Carroccio cerca la tregua con Fi. Colloquio tra il titolare del Mef e Vivendi. La norma «salva Biscione» è «temporanea ma confermata»” a firma Claudio Antonelli. La somma di questi due articolo evidenzia in modo chiaro la posta in gioco e gli interessi che si intrecciano nel solito crocevia tra politica, economia, finanza e tecnologia. Difficile immaginare che in tale contesto ci possa essere spazio adeguato e sufficiente per affrontare decentemente il tema Rai e di come risolvere i suoi problemi del presente e del futuro. Salvo non dover constatare che la partita Rai è in subordine, o meglio, può divenire merce di scambio per le altre partite più rilevanti (stabilità politica, accordi commerciali, sviluppo tecnologico etc).

Ricordate quando, in epoca non sospetta, abbiamo scritto che il nuovo Consiglio AgCom potrà giocare un ruolo strategico nelle grandi partite TLC? Ecco la prima prova con il compito assegnato dal Governo esattamente per la questione Vivendi/Mediaset. Da tenere a mente le dichiarazioni di Antonello Giacomelli, AgCom: "Ho la sensazione che sarà difficile rispettare esattamente i tempi previsti dallo switch-off del DVB-T2". Per paradossale che possa apparire, i grandi problemi si comprendono più facilmente quando si riducono ai minimi termini.

Per tornare alla premessa: ora si tratta solo e semplicemente di capire se, quando e in che modo, il PD ha la forza, la voglia e il coraggio di affrontare non solo il tema Rai, ma tutto il perimetro della riforma delle TLC... Si tratta solo e semplicemente di capire se ha voglia, forza e coraggio di fare un passo alla volta (riforma della governance Rai subito) oppure mettersi comodo e lavorare ad un disegno più vasto (peraltro previsto dal punto 14 del programma dell’attuale Governo). Da leggere il testo di Giovanni Valentini oggi sul Fatto Quotidiano: “Riforma della Rai: ultima chiamata per i giallo-rossi” dove si legge “i giallo-rossi farebbero bene a modificare la governance dell'azienda radiotelevisiva prima della scadenza del Cda, fissata a giugno 2021. Questa è davvero l'ultima occasione: ora o mai più. In caso contrario, senza una riforma organica, sarà la Restaurazione della vecchia Rai e dell'ancien régime, cioè della partitocrazia”.

Discorso analogo si può fare per i 5S: al di là della difesa d’ufficio dell’AD, ormai sempre più debole, da tempo è stata presentata una proposta di riforma firmata da Roberto Fico che giace in attesa di essere sostenuta e dibattuta proprio come ha sostenuto recentemente Primo Di Nicola in Vigilanza e come lui stesso ha promosso in un recente incontro. Il ragionamento vale per il PD come per il M5S: Di Nicola e Patuanelli stanno nello stesso partito e giocano la stessa partita? Nel PD la senatrice Valeri è nello stesso partito di Boccia e di Gualtieri?

Comunque, in conclusione, facciamola corta. Questo sembra essere il momento giusto per scoprire qualche carta in tavola per capire chi sta da una parte e chi dall’altra. Mancano sei mesi alla scadenza del Cda e ci sarebbe tutto il tempo per fare una modifica/integrazione alla Legge 85 del 2015 e procedere alla nomina di un nuovo Cda con nuovi criteri e, nel frattempo, avviare il lavoro di riforma  di sistema più complessiva delle TLC e del ruolo del Servizio Pubblico. La maggioranza in Parlamento, almeno dal punto di vista teorico, esiste, anche senza l’appoggio di Berlusconi.

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